La Stampa 16 aprile 2008, Chiara Saraceno, 16 aprile 2008
FIGLI NOSTRI CHE TURBANO LA GERMANIA
La Stampa 16 aprile 2008
Chiara Saraceno
Il mistero dell’insuccesso scolastico dei ragazzi italiani» s’intitola un lungo articolo apparso sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. In Germania tra i ragazzi con un’origine migratoria alle spalle quelli italiani presentano i risultati scolastici peggiori fin dai primi anni. Più degli altri sono classificati come «lenti ad apprendere», quando non «problematici» e spostati in classi differenziali. Inoltre, dopo le elementari (che durano solo quattro anni), più d’ogni altro gruppo etnico-linguistico - inclusi turchi e greci - vengono iscritti nelle Hauptschule: un percorso scolastico breve, che non consente di proseguire gli studi. Circa la metà dei ragazzi di origine italiana è quindi destinata a lavori a bassa qualificazione e si trova a competere per l’apprendistato con chi, avendo frequentato almeno la Realschule o il ginnasio, ha due anni di scolarità in più. La differenza con i ragazzi d’origine spagnola, che pure condividono con gli italiani storie familiari migratorie, religione e differenze linguistiche dal tedesco simili, è notevole: solo poco più di un quarto degli spagnoli frequenta la Hauptschule e una percentuale maggiore, anche se largamente inferiore a quella dei ragazzi di origine tedesca, va al ginnasio.
un fenomeno a prima vista sorprendente, dato che si tratta di figli d’immigranti di seconda generazione, cittadini dell’Unione europea dalla prima ora, integrati nella società tedesca, di cui sembrano condividere, a differenza dai turchi, abitudini e stili di vita. Non sembra inoltre spiegabile solo con le caratteristiche socio-culturali (istruzione, professione) dei genitori: la cattiva prestazione scolastica dei ragazzi d’origine italiana rispetto ai loro coetanei con origine migratoria si conferma anche a parità di condizioni socio-economiche delle famiglie. Le ragioni più visibili di questo insuccesso sono due: scarse competenze linguistiche e mancata comprensione, da parte dei genitori, del sistema scolastico tedesco. La prima spiega le difficoltà d’apprendimento. La seconda spiega la leggerezza con cui i genitori, abituati al sistema italiano in cui le scelte vere si fanno dopo le medie, già a 10 anni avviano i figli verso strade senza uscita, in un sistema sia scolastico che professionale così stratificato come quello tedesco.
Ma perché i ragazzini d’origine italiana non riescono a sviluppare competenze linguistiche adeguate, a differenza di spagnoli, francesi, polacchi, romeni? Perché nelle famiglie e nel vicinato si continua a parlare italiano o un dialetto imbastardito. Può capitare che non abbiano competenza in nessuna delle due lingue. la conseguenza paradossale d’una comunità numerosa, autosufficiente e autoreferenziale sul piano delle relazioni quotidiane: i vicini, i negozianti, gli amici sono spesso italiani. Anche chi frequenta la stessa parrocchia è spesso di origine italiana, soprattutto nelle regioni in cui il cattolicesimo è religione minoritaria. I ragazzini possono così trovarsi a parlare tedesco solo a scuola, senza per altro imparare davvero l’italiano. Una situazione simile a quella dei ragazzini turchi, con la differenza che gli italiani, non più percepiti come immigrati, non ricevono il sostegno di cui avrebbero bisogno. Al massimo, possono frequentare i corsi di lingua tedesca finanziati dall’Italia, ma ritrovandosi ancora fra italiani. Questa autoreferenzialità spiega anche la scarsa comprensione del sistema tedesco da parte di genitori, specie di quelli meno istruiti e motivati a investire nella formazione dei figli.
I tedeschi stanno da qualche tempo interrogandosi sull’adeguatezza del loro sistema scolastico, sulle molte strozzature e vincoli di cui è costellato creando svantaggi legati non alle capacità, ma alle origini sociali e a scelte troppo precoci. L’insuccesso scolastico dei ragazzi di origine italiana e turca è uno dei motivi che sollecita questa riflessione critica.
Chiara Saraceno