Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  aprile 16 Mercoledì calendario

Il «Cristo parlante»? Da noi non rideva mai. Avvenire 16 aprile 2008 I n Italia il Cristo non sorride, in Francia sì

Il «Cristo parlante»? Da noi non rideva mai. Avvenire 16 aprile 2008 I n Italia il Cristo non sorride, in Francia sì. Questioni di geo-teologia? Macché: so no i paradossali risultati di una ricerca condotta «in parallelo» sui film di Don Ca millo e Peppone, nelle loro versioni france se e italiana, e poi confluita in un interes sante album illustrato su Il Don Camillo mai visto, curato da Egidio Bandini, Giorgio Casamatti e Guido Conti per la Mup di Parma (pp. 78, euro 16). Com’è noto, infatti, le pellicole ispirate a Guareschi erano frutto di una co-produzione i talo- francese (da cui anche la scelta di due protagonisti molto celebri nelle rispettive patrie d’origine); ma meno noto, invece, è che i montaggi e persino le riprese non so no affatto identici per una nazione o per l’al tra, anzi risultano assolutamente calibrati per non offendere le specifiche sensibilità locali o – all’opposto – per battere meglio sui tasti spettacolarmente più utili in ciascun ambiente. Il Cristo, ad esempio. noto che la statua li gnea, realizzata appositamente dallo scul tore veronese Avesani e oggi divenuta og getto di culto «vero» in una cappella della parrocchiale di Brescello, era dotata di alcu ni accorgimenti semplici ma utili per le ri prese cinematografiche: per esempio le brac cia snodate, oppure le teste intercambiabi li. Ne esistevano almeno due, quella con gli occhi chiusi e il volto reclinato ancor oggi vi­sibile e un’altra col Cristo invece «da vivo», con occhi spalancati e sorridente. Ebbene, nella versione italiana del film questa testa non appare, in quanto era ritenuto sconve niente dalla censura ecclesiastica che il Cro cifisso sorridesse, mentre nel montaggio francese si vede chiaramente Gesù rallegrarsi per un gol realizzato dalla squadra dei ra­gazzi di don Camillo. La censura è stata talmente «efficace» che oggi la testa sorridente del Cristo di Brescello (altra curiosità: nel doppiaggio inglese, la sua voce è quella di Orson Welles) non si tro va più... Ma, del resto, non si tratta certo del l’unica operazione di ripulitura ipercattoli ca subìta dalle opere di Guareschi: incredi bilmente, infatti, anche l’editrice americana del Mondo Piccolo tagliò parecchi dialoghi del Cristo, ritenendoli sconvenienti, mentre in Italia Frate Indovino fece circolare un’e­dizione «purgata» in cui Don Camillo non menava le mani e si ritirava a far penitenza in convento... Molte delle 15 divergenze – sia sceniche che di dialoghi – riscontrate nei film italofoni ri spetto a quelli d’Oltralpe obbediscono in fon do al medesimo moralismo, che oggi appa rirebbe senz’altro esagerato. Ogni scena del le prime due pellicole veniva girata due vol te, una per il mercato francese e una per quel lo nostrano, per esigenze di doppiaggio; dunque Duvivier ne approfittava per muta re inquadrature e toni. Così i metraggi italiani – stando al giudizio di Casamatti e Bandini – «risultano come diluiti ed edulcorati e, con grande dispiacere di Guareschi, espropriati della valenza morale, sociale e politica delle vicende del prete e del sindaco». Fu paradossalmente una sacra alleanza tra «rossi» e «bianchi», fra Pci e Chiesa a gene rare la mutilazione: ché, per non urtare i co munisti, la produzione italiana cercò di vi rare l’opera verso il comico, mentre allo sco­po di dribblare la censura ecclesiastica (da cui dipendeva la possibilità di entrare nel cir cuito delle sale parrocchiali) si tagliarono le scene teologicamente più «pericolose». Quali? Per esempio il dialogo di Don Camil lo con la Madonna, che nella versione ita liana non c’è; o – meglio – la scena resta la medesima del film francese, però anziché quella della Vergine si sente la voce del Cri sto che risponde al parroco della Bassa. Ta gliate anche le immagini della nascita di un vitellino (probabilmente ritenuta «sconve niente »), le parti più rudi delle scazzottatu re (forse non stava bene mostrare un prete che usa i pugni...), il tentato annegamento nel Po di due giovani contrastati nelle nozze (in Italia era disdicevole rappresentare un suicidio). Persino la sequenza in cui don Ca millo porta il Cristo sotto la neve verso la par­rocchia dell’esilio è fortemente ridotta ri spetto alla versione d’oltralpe: secondo il Centro Cattolico Cinematografico la scena e ra «assai vicina alla parodia» e quasi «blasfe ma »... Insomma, tocca ammetterlo: il Gua­reschi più genuino l’hanno visto i francesi. Roberto Beretta