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 2008  aprile 16 Mercoledì calendario

Lettere. "Punto e a capo"? Ma per cambiare sul serio. Liberazione 16 aprile 2008 E’ inevitabile un invito alla riflessione Care compagne, cari compagni, nessuno di noi, credo, pensava di raggiungere risultati straordinari alle elezioni

Lettere. "Punto e a capo"? Ma per cambiare sul serio. Liberazione 16 aprile 2008 E’ inevitabile un invito alla riflessione Care compagne, cari compagni, nessuno di noi, credo, pensava di raggiungere risultati straordinari alle elezioni. Ma sinceramente la sconfitta ha superato le nostre peggiori previsioni. Un invito alla riflessione è pertanto inevitabile. Ma tale riflessione non potrà tradursi in un’autoflagellazione; dovrà al contrario innescare uno sforzo di innovazione che porti alla costruzione e al rafforzamento del soggetto plurale di cui tanto si è purtroppo solo parlato. La Sinistra Europea resta per noi una realtà necessaria che però potrà camminare solo se nasce davvero un nuovo attore aggregante capace di coagularne le forze. A giorni - appena superato lo shock - assieme ad altre associazioni, soggettività politiche e singoli proporremo una prima seria discussione alla quale sarebbe importante che tutti partecipassimo. Nel frattempo ove possibile partecipiamo in ogni sede di discussione. Un abbraccio affettuoso Danielle Mazzonis presidente LiberAssociazione degli aderenti individuali alla Sinistra Europea Il Congresso subito, per cambiare Caro direttore, al titolo "Punto e a capo" va aggiunto "Si cambia". Questo vale per i responsabili del disastro elettorale ed anche per "Liberazione", che non può nascondersi dietro «io non c’ero e se c’ero dormivo». Così non è stato, ed anche differenziandosi dai deliberati del Partito, si è schierata apertamente a sostegno del Partito unico della sinistra, indicando il voto a la Sinistra l’Arcobaleno come consenso a questa tesi. "Si cambia" dunque, perché i gruppi dirigenti non sono buoni per tutte le stagioni, soprattutto quelli che sono stati protagonisti di stagioni fallimentari, come quelle dal V Congresso in poi, come documentato dalla Conferenza d’Organizzazione di Massa Carrara. "Si cambia" perché cambiate devono essere le opinioni politiche che sono state fallimentari, è quello del Partito unico è una di queste (il popolo di sinistra vuole unità d’azione delle sinistre a sostegno di una condivisa piattaforma politica). "Si cambia" perché occorre uscire dai "palazzi", dalle oligarchie, ceti politici, personalizzazioni che hanno fatto venir meno democrazia e partecipazione - tornando fra la gente, ridando la parola ed il potere decisionale alle iscritte ed agli iscritti. La sede è il Congresso, per il quale vanno rapidamente attivate le procedure che danno il via alla campagna congressuale. Aurelio Crippa Rilanciare Rifondazione Comunista Come sinistra e come Rifondazione Comunista abbiamo subito una sconfitta devastante ma le ragioni per riprendere l’iniziativa e contrastare la situazione che si è determinata sono tutte di fronte a noi. Non deve venire meno l’ostinazione che ha sempre contraddistinto la nostra vicenda in questi anni. Si ricomincia daccapo. Le responsabilità di tutti i gruppi dirigenti della Sinistra Arcobaleno sono gravissime e qualsiasi ipotesi di rilancio di una sinistra unitaria deve partire dal riconoscere ragioni e responsabilità di questa sconfitta. L’impegno per rilanciare la presenza di Rifondazione Comunista è la condizione primaria per contrastare l’inquietante successo della destra berlusconiana e della Lega e per tenere aperta la prospettiva di una presenza di sinistra in Italia all’altezza della sfida. Non ci perdiamo d’animo! Forum delle donne Prc Un sentito grazie a tutte e a tutti Concludendo l’esperienza da senatore desidero inviare un ringraziamento ed un saluto alle donne e agli uomini delle diverse funzioni e responsabilità con cui ho avuto il piacere di collaborare. A tutte e a tutti un sentito grazie, un augurio di buon lavoro e un saluto caloroso. Salvatore Bonadonna Il cambiamento deve partire dal basso L’Arcobaleno è rimasto senza deputati e senatori. La fuga a centrodestra del Partito democratico e l’invito al "voto utile" gridato a tutto etere hanno lasciato il Paese senza la sinistra parlamentare, come voleva Veltrusconi. Missione compiuta: fuori l’Arcobaleno e fuori anche la Santanché, perché a destra come a sinistra nessuno deve più rompere i coglioni. Una sconfitta netta. E’ l’amaro verdetto delle più finte elezioni "libere" della storia della Repubblica, quasi un colpo di Stato camuffato, dietro il quale muove un asse politico-finanziario che, a sua tutela, mescola il capitale con il lavoro provando così ad inibire il conflitto sociale, e rispolvera il modello delle corporazioni fasciste. L’asse vuole soffocare ogni forma di dissenso e sostituire la democrazia con la democrazia apparente, la partecipazione apparente, la legalità apparente. Dovevano esorcizzare la crisi del modello neoliberista e la gravosa recessione economica alle porte, che renderà ancora più esigui i salari e più difficile la vita delle famiglie. La conseguente radicalizzazione del conflitto sociale richiederà misure degne di uno Stato autoritario. Tra i due poli, speculari l’uno all’altro, andava cercato un accordo per poi, chi più chi meno, occupare lo spazio. Molti di noi hanno creduto che lo sbilanciamento centrista dell’ex partito di Gramsci Togliatti e Berlinguer a sinistra avrebbe lasciato praterie. Come è evidente, lo spazio sociale non si è convertito in consenso elettorale (in Lombardia, parte di quei voti sono passati alla Lega!). Per quel che vale, a essere molto severi con noi stessi, dovremmo ammettere l’evidenza: nonostante una campagna elettorale sostanzialmente "realista" (a differenza di Veltroni, Berlusconi e Tremonti non hanno nascosto i problemi in arrivo) nelle fabbriche e tra i lavoratori il Popolo delle Libertà ha ottenuto un consenso molto superiore a quello della sinistra e del Partito democratico. Diciamolo chiaro: senza la capacità di stare pragmaticamente nella società e dentro i movimenti, senza un radicale rinnovo di mentalità e dei quadri dirigenti, senza tenere barra a dritta su etica e valori, senza rinnovare il nostro modo di fare politica, senza la volontà di parlare ai moltissimi lavoratori e cittadini che hanno votato Lega e Berlusconi, la sinistra è morta e sepolta. Il cambiamento deve partire dal basso, perché se a Roma si piange a Pavia non si ride: fuori dai coglioni i razzisti di pseudosinistra che danno la caccia agli immigrati, gli amministratori fintoambientalisti che hanno votato ecomostri, chi ha mendicato per sé assessorati e poltrone nei consigli d’amministrazione, chi anche tra noi disegna le città a misura di mattone o chi tutti questi li sostiene... Autodissolviamoci in una nuova sinistra dei valori, meno dogmatica e più pragmatica. Fuori tutti, liberi tutti. Giovanni Giovannetti Pavia Il gruppo dirigente si deve dimettere Congratulazioni, avete raccolto i frutti di ciò che avevate seminato. Bertinotti avrebbe rassegnato le dimissioni da tutti gli incarichi. Una domanda: cosa aspettano gli altri dirigenti, a partire dal direttore che ha reso questo giornale illeggibile, ad imitarlo? Non cercate come scusa il fatto di essere rimasti schiacciati nella lotta tra i due colossi. Se, anziché un branco di politicanti che rappresentano solo se stessi, foste un partito politico con un radicamento nella società l’effetto schiacciamento avrebbe avuto effetti assai meno devastanti. Non so se qualcuno si prenderà la briga di leggere questo messaggio. Nel caso improbabile che capitasse sotto il naso del suddetto direttore so benissimo che risulterà incomprensibile ad un riformista-radical-estremista come lui e verrà considerato solo un insulto anziché una critica costruttiva come vuole essere. Filippo Parodi Genova E i diritti delle persone omosessuali? Dopo anni e anni di fiducia, speranza, lotta e voto a Rifondazione, la scorsa domenica, come tanti altri, non siamo andate a votare. Perché? Al di là della retorica e delle giustificazioni più o meno verosimili che leggiamo qua e là, la risposta per quanto ci riguarda è molto semplice. Oltre alle promesse e alle argomentazioni elettorali sacrosante che in passato ci sono apparse disattese, volevamo chiedere: e i diritti delle persone omosessuali? Dimenticati. O forse sarebbe più corretto dire: rinnegati. Naufraghi tra l’onda xenofoba di una certa parte e l’indifferenza strisciante e conveniente dell’altra. Non siamo più disposte a scendere a compromessi. Una ex rifondina e la sua compagna La colpa è sempre degli altri? Dunque la colpa è sempre degli altri (ho letto il tuo articolo di stamane). Tempo fa prima che nascesse la Sinistra Arcobaleno, egregio Sansonetti, vi ho scritto che non riuscivamo più a fare una riunione in una intera vallata nel Piacentino. Hai continuato sulla nostra "Liberazione" a proteggere Rom, Sinti, omosessuali, indulto etc. etc. Non hai pubblicato la mia lettera (ricorda che lo spazio l’ho pagato mille volte comperando "Liberazione" fin da quando tu ancora forse ti dovevi diplomare), nella quale vi dicevo le stesse cose che vi hanno detto tutti e cioè: dovete andare a lavorare. Antonio Longobucco via e-.mail Deluso sì, senza rinnegare questa esperienza Caro Sansonetti, cari compagni, sono anche io molto deluso dai risultati delle elezioni. Una sconfitta così lacerante non me la aspettavo. La Sinistra è sparita dal Parlamento ma sono sicuro che non si debba smettere di fare politica e recuperare quel consenso che dati alla mano è andato alla Lega Nord. Bisogna ricominciare ad andare tra la gente e coinvolgere i movimenti che saranno la prossima nostra classe dirigente. Credo ancora nel progetto della Sinista Arcobaleno e non si può mollare adesso, bisogna rafforzarci e recuperare consenso anche tramite i governi locali dove siamo impegnati e ci impegneranno. Ritengo un errore voler rinnegare questa esperienza, bisogna ripartire da qui e spero che Nichi Vendola possa essere l’uomo giusto per poter ricominciare. Davide Nardi Rimini