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 2008  aprile 16 Mercoledì calendario

Lettere. Caro manifesto, con queste elezioni non ce la siamo cavata. Il Manifesto 16 aprile 2008 Ricominciamo Visto che oggi si riparte dal via, mi pareva il giorno giusto per abbonarmi

Lettere. Caro manifesto, con queste elezioni non ce la siamo cavata. Il Manifesto 16 aprile 2008 Ricominciamo Visto che oggi si riparte dal via, mi pareva il giorno giusto per abbonarmi. L’ho appena fatto. Riprendiamo a camminare insieme, di strada da fare ce ne sarà ancora tanta. Un abbraccio. Carlo Ridolfi Ero astensionista Caro Parlato, come ogni persona di sinistra, ho vissuto con estremo sconforto quest’amara sconfitta. Per queste elezioni sono stato un forte sostenitore del non voto, ma non fino all’ultimo. La tua Votare necesse est, domenica scorsa, mi ha convinto e la mia coscienza civile ha avuto il sopravvento sulla mia coscienza morale individuale...ma fino a un certo punto e mi spiego. La Sinistra Arcobaleno ha innanzitutto sbagliato la scelta del leader: Bertinotti e la sua retorica. Persona di rilievo intellettuale ma oramai incapace di assumere una guida senza, appunto, ricorrere a fraseggi trapassati e retorici. In secondo luogo ha candidato due condannati e un indagato: Francesco Caruso, Daniele Farina e Alfonso Pecoraro Scanio (che pure apprezzavo). Ora, per il solo fatto di averli candidati ha offeso la mia dignità civile prima di tutto. Se perciò era la coscienza civile a spingermi al voto, la stessa coscienza civile doveva guidarmi nella scelta. Doveva essere una scelta netta, chiara. Sono perciò andato a votare con un’idea chiara: dare un segnale alla politica italiana e alla sinistra in particolare. Il Pdl ha candidato 56 tra condannati e indagati, il Pd 18, l’Italia dei valori nessun condannato e nessun indagato. In qualsiasi altro paese europeo sarebbe bastato un semplice indagato (non condannato) per perdere le elezioni. In Italia no, più persone corrotte ci sono e più voti si prendono. C’è evidentemente qualcosa che non va nell’educazione civile italiana, questo è ovvio. Ecco quindi che ho votato alle politiche Di Pietro (persona che non mi emoziona affatto ma che soddisfaceva le mie prerogative) e alle amministrative romane Sinistra critica. Rutelli non lo voterò mai e poi mai. Tornando al leader, Nichi Vendola è la persona giusta. Bertinotti avrebbe dovuto farsi da parte prima. Caro Parlato, tocca rimboccarsi le maniche e costruire un partito di sinistra, laico e progressista. Uno Zapatero è possibile anche in Italia. Lettera firmata Sos Aiuto! Massimo Senza alibi Visi scuri in volto. Tra il popolo della scuola, non mi sembra per ora ci sia aria da discussioni sul che fare. Qualche riflessione invece sì, la possiamo azzardare. Pare che il tempo non ci mancherà: la condanna che ci è stata inflitta dovremo scontarla tutta intera, questa volta, sembra. Sento strani discorsi in giro, sugli italiani che non capiscono, che si meritano Berlusconi, che pensano solo a evadere le tasse. Mah. Sono gli stessi italiani che due anni fa Berlusconi l’avevano mandato a casa. Dunque? Cambiamento genetico nel giro di soli due anni? No: due anni di governo Prodi. E allora da questo punto di vista una cosa positiva questa sconfitta elettorale dalle dimensioni inusitate l’ha portata: toglie tutti gli alibi di torno. Il Partito democratico non potrà accusare la solita sinistra «velleitaria» che per portare avanti i propri principi aiuta «oggettivamente» la destra a vincere: è stata di Veltroni l’iniziativa di fare a meno dell’alleanza con la Sinistra Arcobaleno. E del resto quest’ultima s’è evidentemente dissanguata per non dare dispiaceri a Prodi. E del resto, anche alleati, avrebbero perso comunque. La Sinistra Arcobaleno non potrà accusare i due minuscoli partiti alla sua sinistra di essere la causa del non raggiungimento del quorum: sono i suoi gruppi dirigenti che li hanno in due riprese estromessi per le loro posizioni contrarie alla guerra. Pochi hanno votato il cartello di Bertinotti perché ha dimostrato, semplicemente, la sua totale ininfluenza. Molti, pur loro simpatizzanti, hanno pensato: ma a che serve? Tanto vale votare Veltroni. Altri, se ne sono stati a casa. Pd e Sa non potranno accusare gli astenuti di aver favorito la vittoria di Berlusconi. Il distacco tra le due coalizioni è tale che anche sommando gli astenuti si sarebbe perso lo stesso. Sì, non hanno alcuna scusa: hanno perso, e se ne devono assumere per intero la responsabilità. Ma è una responsabilità un po’ più pesante di quella di una elezione andata male. E mi vorrei soffermare su questo. E sempre dalla visuale di uno che vive nella scuola. In piena campagna elettorale nella mia scuola hanno tagliato due classi. Che si aggiungono alle due che avevano tagliato l’anno scorso. Quando il dirigente è andato al provveditorato per trattare, c’era la fila. Dirigenti che uno alla volta negoziavano, chiedevano, supplicavano. Solo due anni fa sarebbe stato pieno di genitori, studenti, insegnanti, con cartelli e striscioni. Ci sarebbe stato il sindacato. Già tutto ciò m’aveva rattristato, ma il peggio doveva ancora arrivare. Nella mia scuola è scoppiata la guerra civile: quali classi tagliare? La mia sezione no, il tuo indirizzo sì, e così via. La reazione verso i tagli in sé è stata quasi nulla come se fossero un dato immodificabile. Il riflesso istintivo è stato: salvo me stesso, salvo la mia nicchia. Lì ho capito che avremmo perso di brutto. Che anni ci attendono? Beh, un po’ bui, temo. Berlusconi ha vinto senza nemmeno dover fare della demagogia. Ne ha fatta di più Veltroni quando ha sparato promesse che dal governo aveva combattuto fino a un mese prima. Berlusconi ha persino affermato che prenderà misure impopolari. Francamente: gli credo. Allo stesso tempo sono sicuro che, ancor più dell’altra volta, non sarà certo Veltroni a organizzare la resistenza, né una Sinistra Arcobaleno che con decine e decine di deputati e senatori non è stata in grado di salvare nemmeno mezza scuola materna o a imporre non dico la chiusura dei Cpt, ma per lo meno la presenza al loro interno della carta igienica. Lo sappiamo già: a resistere a Berlusconi dovremo essere di nuovo noi, i movimenti che tra il 2001 e il 2006 gli hanno eroso consensi e ostacolato il governare, e tra questi il movimento della scuola. Non si tratta di ricominciare tutto daccapo. In fondo qualcosa come movimento a difesa della scuola pubblica, alla fine lo abbiamo pure imparato. Per esempio dubito che qualcuno in futuro avrà ancora voglia di impegnarsi in estenuanti pressing coi dirigenti della sinistra, per convincerli, per «spostare il programma», ecc. Lo abbiamo fatto e beh, diciamolo: non è servito a nulla. Per fortuna non abbiamo mai rinunciato contemporaneamente a protestare, ma invece di tutti quegli incontri, chessò, potevamo andare a prenderci una birra. Si deve ricominciare dal basso. C’è tutta una storia che era entrata in crisi già da un pezzo, e che ora è proprio chiusa. Questa sinistra italiana, cialtrona e arrivista, che immagina sempre che qualche parola elegante possa nascondere lo stridore dei comportamenti concreti, è finita. Sorgerà qualcosa di nuovo, speriamo. Intanto dalle nostre postazioni, dalle nostre scuole, ricominciamo piano piano a tessere. Tra un po’ ci tocca tornar fuori. Michele Corsi Delusione Che dire? Sinceramente non ho parole. Sono profondamente indignata e delusa dall’ignoranza palesata da questa nazione. A ogni modo a questo punto Berlusconi è di nuovo al governo e, come ha fatto in passato, farà ancora una volta tutto ciò che sarà nelle sue possibilità per fare in modo che coloro che detengono il potere e il denaro (da cui il potere deriva) riescano a salire ancora di più di livello, a discapito del popolo, dell’operaio, dello studente, del lavoratore precario, le cui condizioni non faranno altro che peggiorare, come è sempre stato con i governi di destra. Ma che ci possiamo fare? In fin dei conti ormai dovremo essere abituati a tutto ciò: secoli di storia ci hanno insegnato come non siamo capaci di fare la nostra felicità, come dobbiamo sempre essere sottomessi, come coloro che provano a ribellarsi a questa situazione di disagio vengano sempre soppressi e messi sotto silenzio. A soli 22 anni non credo più nella politica e non credo più nell’Italia. p.s.: Con Bertinotti fuori dal Parlamento e dalla guida della Sinistra Arcobaleno si è decretata la fine della politica italiana. Francesca da Pescara Avete perso Caro manifesto, mi dispiace dirlo, hai perso. Valentino Parlato ha perso, Rossana Rossanda ha perso. Il collettivo del manifesto ha perso perché si è schierato, senza se e senza ma, con la Sinistra l’Arcobaleno. Il compito di un «quotidiano comunista» sarebbe stato quello di far dialogare le varie ipotesi della politica a sinistra del Partito democratico; senza ridicolizzare e sottovalutare nessuno. Dopo i grandi dubbi degli ultimi mesi potete anche togliere la testatina (quotidiano comunista). Avete perso le elezioni e continuerete a perdere, perché, come al solito, non pubblicherete questa lettera. Vi saluto con tristezza. Mario Tommasi Placebo «L’ombra dei brogli sulle elezioni», questo è il titolo che vorrei leggere sul quotidiano. E’ una necessità per la mia salute mentale. Perché quando vince il principale candidato dello schieramento...(avrà portato bene poi?) nessuno parla mai di brogli invece quando si è vinto in precedenza mi ricordo la lagna: «dai ricontiamoli» , «è tutto falsato» e via così... La mia è proprio un’urgenza perché è sicuro che ci sono stati dei brogli; non perché l’altra volta il mio schieramento aveva l’11 e rotti percento (sì, sì, proprio l’undici!) e ora invece si è annullato, è scomparso, desaparecido... Cioè sono passati meno di due anni, (non l’era glaciale) ma due anni di governo Prodi (do you remember?) sono bastati per far sparire la rappresentanza di lavoratori, no-global, studenti incazzati, professori delusi e chi più ne ha (o aveva?)... Qualcuno ha provato a dirmi che «Veltroni è riuscito nell’impresa di far vincere la destra e di far sparire la sinistra; qualcun’altro mi spiega che quei lavoratori che prima si riconoscevano nei valori della sinistra ora si riconoscono nella protesta della Lega (dal sub-comandante Marcos al sub-comandante Marons...); qualche altro ancora mi rammenta della caduta del muro (ma era già crollato nel 2006 o no?), altri mi illuminano sull’inutilità del voto utile e per finire ci sono quelli che mi fanno capire come i più deboli e gli anziani votano Berlusconi «perché è proprio simpatico!» e quest’ultima cosa mi manda veramente il cervello in pappa! Comunque io non sono qui a chiedervi una spiegazione logica che la mia mente obnubilata non può e non vuole comprendere ma voglio solo leggere il mio titolo sul quotidiano di domani. Così, tanto per mettermi il dubbio, per rassicurami, per darmi un spiegazione «ragionevole» la soluzione placebo per tutti i dolori. Rocco Di Loreto Bisogno di sinistra Ciao a tutti, scrivo, vista la situazione politica che si delinea con queste votazioni, per farvi partecipi del mio dolore, della mia ansia e frustrazione. Come voi ho sempre votato a sinistra, perché nella sinistra mi sono sempre riconosciuto. Quello che è successo negli ultimi tre anni però ha portato a una capitolazione che onestamente nessuno in Italia si sarebbe mai aspettato: la scomparsa della sinistra. Non c’è più, inutile cercare, mai la sentiremo, da qui a cinque (dieci?) anni, ricordare, nominare, da nessun telegiornale, politico, istituzione nazionale. E’ un pezzo di storia che se ne va e lascia un grande vuoto, enorme, nel quadro politico italiano. Facendo un tecnico resoconto degli avvenimenti ci accorgiamo che i bocconi mandati giù durante la convivenza nel governo Prodi, la scomparsa della falce e martello dal simbolo, il fatto che, nelle regioni del nord Italia, molte persone abbiano scelto più volentieri la Lega (vi sembra un dato normale il 20%?), l’ennesima turata di naso, che a fatto preferire il «voto utile» a Veltroni piuttosto che di nuovo un governo Berlusconi, nonché una grossa propensione all’astensione sono i fattori che hanno portato questa caduta verticale. Il problema che si pone è adesso dove stare, cosa fare, perché la sensazione di impotenza è fortissima e credo ci coinvolga un po’ tutti. Tra poco sarà il 25 aprile, e non ci sarà nessuno in Parlamento a ricordarlo né a rappresentarlo. Mi sento deluso e tradito, condividerlo non mi fa certo stare meglio, ma ne sento il bisogno, come sento il bisogno di tornare a occuparmi della politica attiva, il bisogno di scontrarmi e dialogare con la mia classe dirigente, il bisogno di lottare e scendere in piazza con le bandiere rosse. Come sento il bisogno della sinistra. Diego Cossentino. lettere Fuori dal Parlamento La botta è stata durissima. La delusione cocente. Di tempo per analisi e autocritiche ne avremo anche troppo da oggi in avanti. Tuttavia non basta una mazzata del genere per dichiararci tutti all’improvviso nudi, senza identità. E’ vero: in questo paese la Sinistra rappresentata in sede parlamentare non esiste più. E davvero azzeccato è il titolo principale del manifesto di ieri. Siamo extraparlamentari. Ma secondo me, proprio da questa consapevolezza nuova, positiva e creativa occorre partire per costruire una strategia vincente per il futuro: nella misura in cui l’attuale Parlamento non dispone di una rappresentanza adeguata della Sinistra in Italia, esso non rappresenta tutta la democrazia italiana. Né tutta la democrazia italiana può essere ridotta a ciò che in Parlamento è rappresentato. Non è delegittimazione, ma coscienza di un limite delle istituzioni repubblicane attuali. Lo sapevamo già che la democrazia è una forza molto più vasta e articolata rispetto alle sedi parlamentari di rappresentanza. Eppure da oggi la consapevolezza di questa forza che è venuta meno in Parlamento, ma che nel paese continua a esistere (negata, vilipesa e non rappresentata istituzionalmente), deve indurre a un senso di appartenenza, di funzionalità politica e rappresentativa rinnovata e ulteriore rispetto alle vicende parlamentari. Possiamo ancora costruire molto. Solo che lo faremo fuori dal Parlamento. Luigi Del Rosso Grazie Veltroni! Ragazze e ragazzi, stamattina sono letteralmente sconvolta... Mi sento come un pugile suonato, anzi come una poveretta illusa e poi tradita, abbandonata a se stessa e ai propri sogni, alle proprie speranze per un futuro e un mondo migliori da «regalare» ai propri figli. Non è possibile, non voglio crederci.... Non ce la posso fare. Voglio dirla, anzi urlarla, una cosa, però: grazie Walter di cuore! Grazie per aver deciso, senza possibilità di discussione né di confronto, di «correre da solo »; grazie per aver scientemente e strategicamente deciso di fare fuori i valori fondanti della nostra Repubblica, checché ne dica il resto del paese: quelli della Sinistra. La Sinistra con la S maiuscola, quella che non teme di condannare il precariato e che è disponibile a mettersi a tavolino a pensare l’abolizione di questo precariato e un’alternativa valida e, soprattutto, praticabile, con «i piedi per terra». Grazie per aver fatto fuori, caro Walter, le voci di chi, in Parlamento, avrebbe ancora e sempre urlato che la 194 non si tocca, pena la «rivoluzione femminile».... Che avrebbe, coraggiosamente portato un’ipotesi realizzabile di modello socio-economico alternativo a quello del «libero mercato», che vi avrebbe fatto ragionare ad esempio sul fatto che la privatizzazione vera dell’acqua avrebbe significato, in tempi più o meno rapidi, lamorte definitiva per sete dei nostri figli africani, quelli che, comemia figlia adottata in Africa, bevono acqua una volta al giorno, se fortunati anche due, e che mangiano al massimo una volta in una giornata...e sono quelli fortunati perché vivono negli orfanotrofi; gli altri, che c’entra...saranno già morti per allora! GrazieWalter, grazie, davvero. Andrea Mery Buongiorno precari Buongiorno amici, oggi mi viene ilmente un precario, che a un’assemblea con i nostri colleghi territoriali della Cgil, per promuovere il famoso e fantastico referendum ,mentre il dirigente prospettava futuri algoritmi precarigrandi opinionisti favorevoli-senatori pro- e circolari che in editoria non sono mai passate, ci disse incazzato «ma per noi precari il peggio è adesso...». Che la nostra Cgil abbia dormito all’umido? Una domanda forse troppo aleatoria, ma mi ritorna in mente ora e che la battaglia vera inizia adesso, fuori dal Parlamento, dove si è sempre consumata. Auguri a tutti noi e voi con affetto vero, Luca Alberio Chi mi rappresenta? Carissimi amici de il manifesto, ho 37anni e fino a qualche giorno fa ero una che ci credeva ancora e che si sentiva rappresentata. Oggi ci credo ancora nelle mie idee, ma non so più chi sono e in questo paese non mi sento più rappresentata. Sto male e incazzata nera, non mi sento tutelata. Ora chi mi rappresenterà in Parlamento, io donna separata con due figli piccoli, che lavora per circa 1.500 euro, e che tra spese di fitto (600euro), babysitter (400euro) varie finanziare, bollette, ha bisogno anche dimangiare e ogni giorno deve combattere con aumenti vari? E il vestiario? Non quello di marca, ma comprato ai vari mercatini perché qui non ci si può più permettere neanche di entrare in un negozio. Proprio ora che si sarebbero visti i frutti del governo precedente, la maggior parte degli italiani non hanno capito un tubo. Io rivoglio la sinistra, rivoglio falce e martello simbolo di lavoro e sacrificio, rivoglio Berlinguer, Ingrao, Rossanda, rivoglio le battaglie in piazza e al Parlamento per i miei diritti e delle persone come me, cosa possiamo fare noi umile popolo di sinistra per dimostrare che ci siamo e non accettiamo le ingiustizie e per risorgere? Grazie per questo sfogo, buon lavoro e buona fortuna a tutti più che mai, questo giornale dovrà esserci sempre per dare voce a noi popolo di sinistra e comunista. Un forte abbraccio a tutti voi. Mariarosaria, Napoli Dopo due anni di governo Prodi Oggi è un giorno che ho già vissuto, anche se questo era previsto. Quello che colpisce è il flop della Sinistra l’Arcobaleno. Da una parte sono sollevato, pensavo di essere un pesce fuor d’acqua a non credere a questa cosa. Vedo che non sono l’unico. Sono nauseato da tutto ciò. Ma dove sono stati i vari Bertinotti e compagnia briscola in questo periodo. A parlare agli operai? Ma lasciamo stare. Hanno fallito nei 2 anni a governare con Prodi nonostante la fiducia data soprattutto dai giovani. Il precariato è rimasto tale e quale. Paghiamo tutti di più, anzi chi ha la macchina vecchia e sgangherata paga più salato. Enrico Soldi Solitudine Cari amici del manifesto, non è che vi legga spesso, per leggervi assiduamente ci vuole una forza interiore che io non possiedo, però siete rimasti un punto di riferimento. Ho votato la Sinistra l’Arcobaleno e è accaduto quello che più temevo: la sua scomparsa. Il fatto poi che io sia modenese e quindi emiliana, (mosca bianca o pecora nera) circondata da un Pd affarista, triste e burocratico, abituato all’arroganza del potere, raddoppia lamia solitudine, perché non posso nemmeno dispiacermi in pubblico. Siete fortunati voi a non sentire i discorsetti dei funzionarietti locali. Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto, in questi mesi. Ivana Aria di libertà Buongiorno, la mia panettiera regolarmente mi richiamava se, nella fretta mattutina, dimenticavo di prendere lo scontrino fiscale. Stamattina mi ha sorriso e... non me lo ha proprio dato. Non ho avuto il coraggio di spegnere quel sorriso. E’ appena passato un giorno e già si respira aria...di libertà! Dario Ci vorrà tempo per riprendersi Buongiorno (anche se questo non è un buon giorno...), avevo voglia di scrivere a qualcuno e ho pensato a voi del manifesto, molti dei quali hanno creduto in questo progetto. Era l’occasione della vita, finalmente una Sinistra unita (anche se non troppo convintamente...), comunista, socialista, ambientalista... e invece è tutto finito, non c’è più speranza... Complimenti al Pd: bell’affare, è aumentato di un paio di punti (da cui scorporare i radicali...), facendo una campagna elettorale tutta volta a recuperare al centro, ma lì non ha beccato un voto...invece è andato a togliere voti alla sinistra, che ancora una volta si è piegata alle sirene del voto utile, oppure ha votato Di Pietro (considerato male minore), oppure si è astenuta. Fossi in Veltroni lo considererei un pessimo risultato. Finalmente anche noi abbiamo un bel sistema all’americana, se ne sentiva proprio il bisogno, adesso la sinistra tornerà a dividersi, tra tre o quattro partiti comunisti, qualche cespuglio verde e così via... Ci vorranno anni per riprendersi. Il vostro titolo di ieri è quantomai azzeccato, come sempre d’altronde: e in molti si rendono conto che una sinistra extraparlamentare (che evoca spettri del passato...) rappresenta più un problema che una vittoria da salutare. E’ finita e a noi non resta che piangere, nel vero senso del termine. Saluti. Stefano Proietti Un Pd poco convincente I primi risultati delle elezioni che si sono appena concluse, mi inducono a una riflessione. Noto, con grande amarezza, che gli italiani hanno scelto con netto divario di essere governati dal Popolo delle libertà. Mi chiedo quanto sia confuso e ingenuo un popolo che passa in massa da una parte politica all’altra; mi chiedo quanto sia confuso e ingenuo un popolo che non abbia saputo valutare il personaggio Berlusconi durante i cinque anni di governo da lui presieduto. In fin dei contimi sembrava che il Cavaliere avesse dimostrato all’Italia e almondo ciò che è: un grande imprenditore, comunicatore, leader di masse, ma, allo stesso tempo, un politico improvvisato, un capo di governo orientato moltissimo (e forse soltanto) al raggiungimento dei propri obiettivi di medio periodo, incantatore di folle con promesse quantomeno ambiziose, se non anche ridicole. Evidentemente la maggior parte degli italiani non la pensa come il sottoscritto, ma di questo non sono del tutto sicuro. Intravedo una motivazione diversa per questo risultato elettorale. Intravedo l’incapacità grave da parte del Pd di suscitare valide motivazioni negli elettori (anche nei suoi), di non offrire loro uno stimolo, una ragione per convincerli a votare per il suo leader, Veltroni. Mi pare che gli elettori di centro sinistra siano disillusi, intorpiditi, svogliati. Berlusconi è stato in grado di accendere i propri elettori e, al di là delle ideologie, dei gusti e dell’opportunità della scelta, questa è una qualità fondamentale per un leader. Andrea Salvadori