La Stampa 17 aprile 2008, Bruno Ventavoli, 17 aprile 2008
”Uscire con Lory? Ho aspettato troppo ci mando il mi’ babbo”. La Stampa 17 aprile 2008 No grazie
”Uscire con Lory? Ho aspettato troppo ci mando il mi’ babbo”. La Stampa 17 aprile 2008 No grazie. Io quell’appuntamento non lo voglio più. Al massimo ci mando il mi’ babbo». Fabio Galante, coriaceo calciatore del Livorno, rinuncia sorridendo alla capitolazione sentimentale di Lory Del Santo. Molti, al posto suo, si leccherebbero i baffi all’invito nemmeno troppo eufemistico della cinquantenne show girl. Ma prima di dargli del grullo è meglio ricostruire donde nasce il gran rifiuto. La schermaglia «galante» è stata innescata da un’intervista alla «Stampa» di Giancarlo Dotto. Lory, lunedì, s’è abbandonata sul giornale a ricordi e confessioni. D’altronde, dopo la prestazione indimenticabile all’«Isola dei Famosi», è stata abbondantemente loquace rispetto ai tempi muti e svampiti di «Drive in» o di «Viva la foca». Adesso è in odore di pubblicare l’autobiografia. Ovviamente ricca di gossip, di amori finiti, eterni, o mai cominciati. Nella burrasca di sentimenti c’è anche un calciatore. «Uno che mi sta addosso da sedici anni, un certo Galante». Conoscete rimembra la Del Santo? «Aveva 19 anni la prima volta che mi incontrò in discoteca. Giocava non so dove, nel Genoa o nel Torino. Gli dissi: quando sarai nell’Inter, nel Milan o nella Juve ne riparliamo». Perché Lory, come si evince facilmente dal resto dell’intervista, in amore ha sempre puntato in alto, alla serie A del calcio e della fama. Nell’Inter, Galante ci è poi davvero andato, chiosa l’intervistatore. «Mi richiamò e io niente. Ora da Livorno continua a chiamarmi - ha concluso Lory Del Santo generosa e, soprattutto, discreta -. Mi sa che stavolta lo incontro. Tanta costanza va premiata… Nella vita le cose accadono anche per sfinimento. Ho resistito sedici anni…». Roba da «Mille e una notte» o da romanzo di García Márquez. Nell’«Amore ai tempi del colera», Florentino Ariza, attende cinquantatré anni sette mesi e undici giorni le grazie di Fermina Daza, la ragazza più bella del Caribe. Ma Fabio Galante non è personaggio da realismo magico sudamericano. Lui è nato a Montecatini, nella terra arguta e viperina di Giusti. E così, per interposta intervista, ha risposto, comprensibilmente, no grazie. «Io per sfinimento non prendo nessuno. Se dopo 16 anni lei ha finalmente deciso di uscire con me, vorrà dire che ci mando il mi’ babbo (per ribadire un po’ di sana toscanità) che tra l’altro si è proposto e non è affatto dispiaciuto all’idea». Severo? Ingrato? Poco galante? Persino Penelope, simbolo imperituro di costanza affettiva, verso il decimo anno era quasi stufa di tessere tele. E se Ulisse non fosse tornato dalla sua Odissea, a qualcuno dei proci avrebbe probabilmente anche ceduto. E poi, per tornare al gossip, in questi sedici anni, Fabio Galante, di fanciulle amorose ne ha trovate a bigonce. Trentacinque anni, fisico atletico e volto di impertinenete bellezza, ha collezionato flirt con letterine, veline, professorine. Gli esegeti gli attribuiscono amori con Laura Freddi, Giorgia Palmas, Barbara D’Urso. Insomma un catalogo che avrebbe fatto invidia anche a quello declamato da Leporello. Ora Galante ha per la testa cose sportivamente più importanti. Il suo Livorno sta battagliando per la salvezza. E la memoria erotica s’è pure un po’ appannata. «Son passati tanti anni, a dire il vero nemmeno me la ricordo la prima volta che ci siamo incontrati. Io giocavo nel Genoa, ero giovane. Poi ci siamo sentiti per telefono qualche volta. Ora è un po’ tardi. Ma il mi’ babbo...». Bruno Ventavoli