Corriere della Sera 17 aprile 2008, Stefano Bucci, 17 aprile 2008
«Il mecenatismo? una passione, non prova di potere». Corriere della Sera 17 aprile 2008 Uno spazio rarefatto (grandi finestre, muri bianchi, pavimenti industriali) ma non asettico
«Il mecenatismo? una passione, non prova di potere». Corriere della Sera 17 aprile 2008 Uno spazio rarefatto (grandi finestre, muri bianchi, pavimenti industriali) ma non asettico. Fuori, la Milano dei primi del Novecento recuperata dalla moda. Dentro, i simboli della passione per l’arte di Patrizio Bertelli e Miuccia Prada: le opere di Castellani, Fontana, Burri, Melotti, Nam June Paik e (visto che anche il design può produrre capolavori) la poltrona Egg e il divanetto Swan di Arno Jacobsen. Ogni tanto, mentre racconta il suo nuovo progetto («spero sia tutto pronto in tre anni»), Bertelli rievoca storie lontane (un viaggio americano sulle orme di Richard Long, Della Robbia a Santa Fiora). Ma, tra presente e passato, quel che resta è l’impressione del «legame fortissimo che si è sempre stabilito con gli artisti ». Da Mattiacci a Franchina, da Smith a Vezzoli. Prada e l’arte: come è cominciata la passione? «Forse dalla curiosità mia e di Miuccia, forse dal rapporto privilegiato che abbiamo stabilito con gli artisti, forse dalle emozioni che ci siamo reciprocamente scambiati. Difficile dirlo. tutte le nostre scelte non sono però mai state dettate dal mercato così come non abbiamo mai voluto confondere quello che faceva la Fondazione Prada con quello che accadeva sulle passerelle». E questo nuovo progetto? «In qualche modo rappresenta l’evoluzione di un percorso iniziato nel 1993 che ci ha portato a diventare una sorta di osservatorio sulle tendenze più emblematiche delle contemporaneità. Ospitando opere che altrimenti sarebbero destinate a rimanere solo sogni ». Ancora una volta avete deciso di collaborare con Rem Koolhaas. «L’architettura deve rappresentare la modernità e credo che Rem sia uno degli architetti che meglio di altri hanno saputo raccontare questa modernità. Trovo inutili certe polemiche, ad esempio sui nuovi grattacieli di Milano: quel che conta è la qualità del progetto, se un progetto è un bel progetto può davvero cambiare in meglio una città: pensi a quello che è successo a Bilbao con il Guggenheim di Gehry. Anche se, quando penso agli architetti che progettano musei, penso prima di tutto a Carlo Scarpa, alla sua Fondazione Querini Stampalia, alle sue stanze per l’Accademia a Venezia». Per l’arte contemporanea, meglio il pubblico o il privato? «Non penso che ci sia competizione, sono realtà diverse che devono imparare a collaborare tra loro. L’essenziale è capire che è finito il tempo del mecenatismo come "esibizione di potere". Oggi è il collezionismo deve essere propositivo o, meglio ancora, educativo. La strada giusta? Quella indicata dai collezionisti americani e da certe istituzioni come la Frick Collection». Stefano Bucci