Corriere della Sera 17 aprile 2008, Massimo Gaggi, 17 aprile 2008
George W. «criptocattolico»: scommesse sulla conversione George Corriere della Sera 17 aprile 2008 W
George W. «criptocattolico»: scommesse sulla conversione George Corriere della Sera 17 aprile 2008 W. Bush primo presidente cattolico della storia americana? La provocazione, pubblicata qualche giorno fa dal Washington Post, hafatto infuriare i democratici (impegnati a conquistare il voto cristiano) e i «blogger » radicali che hanno elencato su Internet le politiche sostenute dalla Casa Bianca – dall’invasione dell’Iraq al ricorso alla pena di morte – incompatibili con la dottrina della Chiesa. Del resto gli Usa un presidente cattolico l’hanno già avuto: il democratico John Kennedy. Lo sa bene anche Daniel Burke, l’autore dell’articolo comparso sul «Post», che è la firma di punta del «Religious News Service», primo servizio d’informazione religiosa d’America. Ma Burke sostiene che, mentre Kennedy tenne la religione il più lontano possibile dalle sue funzioni presidenziali, Bush, pur essendo un cristiano metodista, ha aperto senza alcuna riserva la porta della Casa Bianca alla dottrina e agli insegnamenti della Chiesa di Roma. Quindi, così come Bill Clinton è stato definito «il primo presidente nero d’America» per le sue iniziative a favore della minoranza di colore, Bush potrebbe essere chiamato «il primo presidente cattolico» per le politiche da lui adottate a livello federale ispirandosi ai principi cristiani. il caso, ad esempio, dell’«iniziativa basata sulla fede» – la struttura della Casa Bianca che finanzia le organizzazioni religiose impegnate nella soluzione di problemi sociali come l’aiuto ai poveri e il recupero dei giovani abbandonati nelle periferie degradate delle metropoli – sostenuta con vigore dalla Casa Bianca in applicazione del concetto di sussidiarietà: un principio di matrice cattolica che Bush ha studiato a fondo. Burke va più in là: dipinge un Bush affascinato dalla storia millenaria della Chiesa, dalla sua disciplina, dalla profondità della sua teologia, e poi dà la parola a Michael Gerson, il consigliere che per anni ha scritto i discorsi del presidente, secondo il quale per capire Bush bisogna leggere le sue scelte di politica interna con le lenti del cattolicesimo. Paul Weyrich, celebre attivista della destra religiosa, si spinge ancora oltre, scommettendo che, esaurito il suo mandato presidenziale, Bush seguirà le orme di Tony Blair, convertendosi al cattolicesimo. A parlare di conversione e di Bush «cattolico nascosto» (come fa anche l’ex direttore della «Faith Based Initiative» della Casa Bianca, DiIulio) si rischia di fare della «fantareligione ». Non c’è, però, dubbio alcuno che il pensiero cattolico abbia un’influenza profonda sull’attuale presidente. Il grande pubblico se ne accorge oggi, quando Bush riserva al Papa onori che non hanno precedenti nei sette anni della sua presidenza. Gli analisti politici ne erano consapevoli da tempo, visto che Bush si è circondato di collaboratori cattolici molto più dei suoi predecessori e che aveva cominciato a manifestare grande attenzione per la Chiesa romana prima ancora di divenire presidente: da governatore del Texas, mentre si preparava a lanciare la sua candidatura, convocò alcuni intellettuali cattolici che lo istruirono sui principi della dottrina sociale della Chiesa. Appena insediato, nel gennaio del 2001, come primo atto ufficiale invitò, poi, a cena l’arcivescovo McCarrick mentre Karl Rove, il suo celebre «braccio destro», pur essendo un episcopale, chiese che i suoi uffici nella West Wing della Casa Bianca venissero benedetti da un sacerdote cattolico. Certo, sulla figura di Bush ci sono controversie anche all’interno del mondo ecclesiastico: per i cattolici progressisti, ad esempio, il presidente è il leader che si impegna più di altri per sconfiggere l’Aids in Africa, ma è anche l’uomo di governo che, tagliando le tasse solo ai ricchi, ha aumentato i divari sociali e ha trascurato i poveri. Massimo Gaggi