La Stampa 14 aprile 2008, Marco Belpoliti, 14 aprile 2008
LA SCOPERTA DELL’ACQUA MINERALE
La Stampa 14 aprile 2008
E’ una fontanella con tre rubinetti che erogano acqua a comando nella zona centrale di Milanino, proprio davanti alla vecchia torre dell’acquedotto dalla forma ottagonale. Milanino è la città giardino progettata nel 1909 da un utopista socialista, Luigi Buffoli, capo dell’Unione delle Cooperative, e dall’ingegner Giannino Ferrarini. Si trova vicino a Milano, a circa 9 chilometri dal suo confine. Non è mai stata completata. Restano belle case liberty e casette a schiera di ispirazione inglese, un grande viale alberato, e appunto l’acquedotto. Oggi è soggetta a vincolo urbanistico. Un progetto pilota, come quello della fontana che distribuisce acqua a richiesta: acqua gasata refrigerata a 0,10 al litro; non refrigerata a 0,05; non gasata e non refrigerata, gratis. Il Comune di Cusano Milanino ha deciso di offrire un servizio ai propri abitanti e non solo: acqua da bere direttamente dall’acquedotto. La fontanella a tre bocche è aperta ogni giorno a orari fissi; la gente viene con le bottiglie e le riempie a tutte le ore del giorno. In questo modo non solo si risparmiano soldi - il costo è bassissimo - ma anche imballaggi - le bottiglie di plastica -, e si riduce il trasporto dell’acqua dalle fonti ai negozi, e poi alle case dei consumatori.
Altri sette Comuni della provincia di Milano hanno istituito le Case dell’Acqua. Il sapore dell’acqua è migliore di quella che sgorga dai rubinetti di casa, perché non attraversa le tubature spesso vecchie. stato calcolato che si risparmiano oltre 300 euro l’anno per famiglia e 4 milioni di bottiglie nell’intera provincia di Milano. Luca Martinelli in un prezioso libretto, Piccola guida al consumo critico dell’acqua (Terredimezzo Editore) spiega che l’acqua del rubinetto è buona e sicura e il 96% degli italiani ha l’acqua potabile in casa. Tuttavia gli italiani sono i maggiori consumatori di acque minerali in bottiglia del mondo: 194 litri pro capite l’anno; 12,2 miliardi di litri imbottigliati nel 2006, e 3,2 miliardi spesi per l’acquisto dell’acqua di marca; 180 società di lavorazione e 300 marchi di acque e sorgenti minerali. Il marchio più venduto, Levissima, è della Nestlé, come la San Pellegrino e Panna. Mentre noi paghiamo l’acqua che usiamo a casa per bere, lavarci e lavare le cose (purtroppo senza nessuna distinzione tra le acque utilizzate per questi usi), chi imbottiglia l’acqua paga un canone quasi irrisorio (da 0,2 a 3 euro per metro cubo) solo in Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Lazio, Campania, Basilicata e Sicilia. In Toscana, ad esempio, dove esistono numerose fonti, le aziende non pagano un canone.
Se ci avete badato, una buona fetta della pubblicità sui giornali, nelle riviste e in televisione, riguarda proprio le acque minerali (nel 2005 le aziende hanno investito 379 milioni di euro in pubblicità). Martinelli appartiene a un gruppo, Altraeconomia, che propone di abolire la pubblicità delle acque minerali: è la principale ragione per cui gli italiani consumano tante bottiglie. Le aziende replicano che loro non vendono acqua, bensì un servizio. Parlano di «prodotto funzionale»: se sai che c’è, attraverso la pubblicità, te lo procuri; se non lo sai, vivi senza. Anche per l’acqua siamo entrati nel postmoderno. Altro che antiche fonti e gorgoglianti fontane, l’acqua è come un profumo: funziona se sai che funziona, te lo dice la pubblicità.
Marco Belpoliti