Il Manifesto 15 aprile 2008, MARINA FORTI, 15 aprile 2008
Le baleniere giapponesi hanno «fallito». Il Manifesto 15 aprile 2008 E’ un gran bel riconoscimento
Le baleniere giapponesi hanno «fallito». Il Manifesto 15 aprile 2008 E’ un gran bel riconoscimento. Le ripetute campagne contro la caccia alle balene, con le barchette lanciate come gusci di noce all’arrembaggio di grandi navi da pesca, non sono solo gesti «dimostrativi». Al contrario, sono azioni assai efficaci. La conferma viene dal governo giapponese, che ieri ha annunciato il consuntivo della stagione appena conclusa. La flotta baleniera giapponese quest’anno non ha raggiunto il suo obiettivo, ha annunciato il Ministero della pesca di Tokyo, che attribuisce il fallimento proprio alle proteste. Il Giappone è uno dei pochi paesi (un altro è l’Islanda) che pratica ufficialmente la caccia alle balene, anche se con un escamotage: infatti Tokyo aderisce al trattato internazionale che dal 1986 ha stabilito una moratoria internazionale sulla caccia alle balene. Però continua a premere sulla Commissione Baleniera Internazionale nel tentativo di abolire la moratoria, e nel frattempo non la rispetta: il governo di Tokyo sostiene che cacciare un certo numero di balene è necessario per la «ricerca scientifica», e ogni anno si attribuisce una certa «quota» di cetacei da catturare, distribuita tra le diverse specie di balena che popolano gli oceani. Per questa stagione dunque la flotta giapponese a caccia nell’antartico aveva un obiettivo di 850 balenottere minori (minke whale): ma secondo la Fisherie Agency, l’ente giapponese per la pesca, ne ha invece pescate appena 551, mentre non ha non ha preso neppure una balenottera comune (fin whale), una delle specie a più alto rischio di estinzione, contro un obiettivo di 50 esemplari. (Un fuoco di polemiche aveva convinto Tokyo a rinunciare a includere nella sua «quota» anche 50 megattere, humpback whale, specie considerata vulnerabile). «Il sabotaggio da parte degli attivisti è il principale fattore che ha impedito di raggiungere il nostro obiettivo», ha dichiarato ieri a Tokyo un funzionario del Ministero della pesca, anche se poi ha aggiunto che in generale sono state avvistate meno balene. Questo vale in particolare per la balenottera comune: qui il «sabotaggio» non c’entra, ha detto il funzionario, è che della grande balenottera, la seconda tra i cetacei per dimensioni, non ne hanno vista neppure una in tutta la stagione. Quella che il funzionario giapponese chiama «sabotaggio» è una forte opposizione internazionale: da anni ormai la politica di caccia alla balena del Giappone (e dell’Islanda) è al centro di polemiche politiche, oltre che di accese proteste «sul campo». Quest’anno più che mai: quando è arrivata nel mare Antartico la flotta baleniera del Giappone, composta da sei navi, si è trovata di fronte sia l’opposizione del governo australiano, sia gli impari assalti di organizzazioni come Greenpeace e la Sea Shepherd Conservation Society. In gennaio l’arrembaggio di alcuni temerari attivisti, che sono riusciti a salire a bordo di una nave giapponese, si è trasformato in una sorta di braccio di ferro durato un mese - e durante quell’intero mese la nave ha dovuto sospendere la caccia. Il mese scorso poi attivisti del gruppo Sea Shepherd («pastori del mare») hanno lanciato bottiglie piene di sostanza puzzolente e irritante a bordo di un’altra nave della flotta, bloccando di nuovo le operazioni. Nel frattempo il governo australiano ha promesso di cercare di fermare il programma giapponese di caccia alla balena e ha ipotizzati un’azione legale internazionale, aprendo una quasi-crisi diplomatica con Tokyo. La flotta baleniera giapponese sta dunque rientrando in posto con molto meno di ciò che sperava. La sezione giapponese di Greenpeace invita però a non festeggiare troppo: in fondo lo stesso ministero ammette che uno dei motivi della caccia ridotta è che di balene ne hanno avvistate poche, fa notare l’attivista Junichi Sato: «Ecco un buon motivo per non continuare questa letare ricerca». oltretutto, nota Greenpeace, quelle 551 balenottere uccise sono comunque più di quelle prese tre anni fa. MARINA FORTI