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 2008  aprile 16 Mercoledì calendario

CASCHETTO

CASCHETTO Beppe (Giuseppe) 1957 (ariete). Agente. «Vivi nascostamente. Era un motto degli epicurei. O anche: bene ha vissuto chi meglio ha saputo stare nascosto. Questa la diceva Ovidio, ma pare fosse anche il motto di Cartesio. Illustri precedenti, dunque, per la filosofia manageriale di Beppe Caschetto, che da un nascondiglio all’altro (in realtà vive a Bologna, dove ha sede la sua società) è diventato l’agente di Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Fabio Volo, Neri Marcorè, Alessia Marcuzzi, Daria Bignardi, Enrico Bertolino, Elisabetta Canalis. [...] lavora sulla distanza. ”La nostra professione - dice - si deve qualificare non davanti al pubblico, ma tra gli addetti ai lavori, dove si fa il prodotto. Gli artisti sono i clienti, e noi dobbiamo fare quello che è utile al cliente [...] Ci sono delle regole: per esempio non apparire. Per buon gusto e per decoro, e poi perché non è necessario all’artista. Ogni artista ha un suo percorso: bisogna aiutarlo a compierlo, accompagnarlo. Cercando di dargli quattro cose: buon senso, normalità, sensibilità e capacità commerciale. Anche, anzi soprattutto, nel momento del successo: è lì che l’artista può diventare fragile, insicuro. Dobbiamo dargli una lettura di normalità. Altrimenti si diventa un percentista [...] Uno che prende solo la percentuale sui guadagni altrui» (Alessandra Comazzi, ”La Stampa” 7/12/2006). «[...] casa a Bologna, una figlia, Federica, che gli fa da assistente, come tutti i veri superbi, nega di avere potere. Cerca di scomparire, non si fa fotografare. ”Preferisco stare nascosto e essere considerato autorevole. Credo nel teorema Cuccia” [...] Della sua agenzia, Itc 2000, fanno parte Luciana Littizzetto e Enrico Papi, Fabio Fazio e Alessia Marcuzzi, Maurizio Crozza e Elisabetta Canalis, Neri Marcorè e Elena Santarelli, Fabio Volo e Giorgia Surina. E poi Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, Elena Barolo, Ilaria D’Amico, Daria Bignardi, Lucia Ocone, Enrico Bertolino, Gianni Fantoni, Natalino Balasso, Victoria Cabello, Tamara Donà, Gaia De Laurentiis. Un bel parterre formato da tipi eterogenei, ”ma anche un po’ simili: se non altro nessuno è sovraesposto [...] Devono avere fiducia. Però a me tocca spiazzarli. Quando mi fanno una domanda, si sono già dati tutte le risposte. Pure quella giusta. Bene, gliene devo dare una più giusta ancora, cui non erano arrivati. Altrimenti non servo. Sono tutte persone di prim’ordine: e, appunto, mi piace pensare a loro come a persone, non personaggi. Molti sono fragili, sensibili, esposti al continuo giudizio degli altri. Non necessariamente sanno riconoscere che cosa è meglio per loro. E lì diventa importante il mio ruolo. Non la trattativa in sé. Quella la dò per scontata. Ci mancherebbe altro che non sapessi trattare” [...] mollò Alba Parietti quando lei non accettò di andare a Los Angeles per fare la Bond Girl né di recitare in teatro con Branciaroli per Ronconi? ”Ho cominciato questo lavoro [...] grazie a un’intuizione di Bibi Ballandi: proprio con la Parietti, e le sono affezionato. A un certo punto le nostre vie si divisero, e mi spiacque, perché ha grande talento [...] Ero funzionario della Regione Emilia Romagna [...] Mi considero un progressista. Di formazione cattolica. E mi considero terrone, figlio di un siciliano. Mio padre, quando gli chiedono che cosa faccio, non sa ancora che cosa rispondere [...] Faccio un lavoro ben remunerato. Ma l’agente non deve essere un percentista, uno che prende le percentuali sui guadagni altrui e basta, come quelli che accompagnano le signore la sera nelle periferie. un lavoro in cui si spendono anche tanti soldi. Tra Bologna, dove c’è la struttura centrale dell’agenzia, e Milano, lavorano una ventina di persone. Ognuna segue tre o quattro artisti. Io dò l’impostazione: si individua il percorso di massima, reality sì reality no, per esempio. Si segue l’evoluzione del mercato; si valutano le proposte e talvolta si propone un personaggio alla rete. Un buon agente trova un prodotto, lo condivide con l’artista e lo traghetta nell’emittente giusta. Per accettare di rappresentare un artista, devo sapere non dico tutto di lui, ma quasi. Il primo colloquio dura tre ore buone. Voglio conoscere manie, paure, il rapporto con la famiglia. E sono un grande ascoltatore [...] Non credo nella retorica romanzata dell’amicizia. Li devo stimare e indirizzare, non esserne amico. Devo trasmettergli il senso del dovere e l’etica del lavoro, devo farli diventare longevi, ma non nell’oblio. La Marcuzzi, per dire, fa tv da 18 anni. Tanto, ma non si direbbe [...] Onestamente, non ho mai danneggiato la carriera di nessuno [...] con Papi, però, ho un rimpianto: avergli lasciato fare una cosa che non doveva. Poi, per compensare, mi sono battuto moltissimo, e Mediaset ha capito che era ancora una risorsa [...] La Rai è una macchina istituzionale con apparati più complessi, ma con Ruffini ho un rapporto solido. sbagliato puntare tutto su un artista, e imporre sulla sua scia gli altri. Se quello si ferma, si fermano tutti. fondamentale condividere le forze, e redistribuirle. Crozza dice: ”Sei come le assicurazioni, ripartisci il rischio’ [...] Lavoro soltanto. Mi alzo presto, vado a dormire tardi, non ho l’hobby della vela, non vado alle feste. A mia moglie dovrei dedicare almeno un bronzetto... [...] di questo mestiere mi piace anche la ferocia gladiatoria”» (Alessandra Comazzi, ”La Stampa” 16/4/2008).