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 2008  aprile 15 Martedì calendario

All’università a 12 anni I corsi per i genietti spagnoli. Corriere della sera 15 aprile 2008 A scuola si annoiano

All’università a 12 anni I corsi per i genietti spagnoli. Corriere della sera 15 aprile 2008 A scuola si annoiano. Come milioni di loro coetanei. Ma, di fronte a un problema di elettrostatica o a un enigma di ingegneria genetica, si divertono come bambini. Perché sono bambini. Hanno tra i 12 e i 17 anni e frequentano con profitto i corsi dell’Università Politecnica di Madrid (UPM) riservati ai piccoli geni, adolescenti con un quoziente intellettivo superiore a 130. Sui banchi della scuola dell’obbligo, dove dovrebbero stare per ragioni anagrafiche e di programmazione ministeriale, sono spesso gli ultimi della classe. Rischiano la bocciatura e finiscono per smettere di frequentare: troppo brillanti per il livello degli studi previsti, i ragazzini si distraggono e si demotivano irrimediabilmente. Fino a essere considerati addirittura ritardati rispetto a tutti gli altri compagni, più allineati alle aspettative dei professori. In Spagna esiste un’Associazione per Superdotati e con Talento (AEST) che, di fronte ai dati del fiasco scolastico dei baby cervelli, si è allarmata: «I superdotati, che rappresentano il 2 per cento della popolazione scolastica, hanno un tasso di fallimento scolare del 65 per cento» quantifica il disastro la presidente Alicia Rodriguez Diaz-Concha, in un’intervista al quotidiano El Pais. La scuola dell’obbligo semplicemente non è alla loro altezza; e per stimolarli era necessario trovare sfide intellettuali adeguate. Da qui l’idea, pioniera, di aprire loro le porte dell’università, con un notevole anticipo sulla normale tabella di marcia, ma senza sottrarli definitivamente all’ambiente scolastico dei loro coetanei. Firmata la convenzione tra l’associazione dei superdotati, l’ateneo politecnico di Madrid e Sapientec, una società finalizzata allo sviluppo delle intelligenze, i corsi, gratuiti, sono appena partiti, con alcune decine di partecipanti ciascuno. A disposizione degli ingegni incompresi nella scuola dell’obbligo, l’università pone aule, biblioteche, laboratori, computer perché possano assecondare le loro inclinazioni che vanno dallo studio delle neuropatologie ai «buchi neri» di Stephen Hawking, dalla biotecnologia all’ingegneria genetica e, come potrebbe non essere?, alla teoria della relatività di Einstein. Il proposito è valorizzare i talenti, oltre che salvarli dalla frustrazione della banalità dell’algebra. La contropartita, per l’università, è coltivare nel suo vivaio i cervelli più promettenti. Ognuno di loro sarà libero poi di scegliere altre strade e accademie, «ma se qualcuno resta – ammette Miguel Oliver, direttore della Scuola Universitaria di Architettura Tecnica ”, tanto meglio così». Elisabetta Rosaspina