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 2008  aprile 12 Sabato calendario

Statue d’aria e strade di musica. Io donna 12 aprile 2008 «Le mie soluzioni non stravolgeranno Milano ma la valorizzeranno

Statue d’aria e strade di musica. Io donna 12 aprile 2008 «Le mie soluzioni non stravolgeranno Milano ma la valorizzeranno. Ho pensato a questo progetto in chiave rinascimentale. Sono cioè un tecnologo umanista». questa la linea che ha ispirato Vito Di Bari, l’innovation designer dell’Expo 2015. Un mestiere in Italia pressoché sconosciuto. Parliamo dell’uomo che ha in mano il nuovo arredo urbano della città, fresca della vittoria sulla turca Smirne. Barese, 52 anni, moglie di Praga, due bambini di sei e tre anni, Di Bari vanta una laurea in lettere classiche a Bari, una specializzazione in California e una lunga carriera all’estero, negli Stati Uniti e a Parigi, all’Istituto mondiale per la comunicazione digitale dell’Unesco. Rientrato in Italia nel 1999, insegna Progettazione e gestione dell’innovazione al Politecnico di Milano, ha un incarico in Bocconi e guida uno studio in cui lavorano 130 tra ingegneri, architetti, designer e manager di tutto il mondo. «Il Comune mi ha commissionato venticinque progetti per rendere innovativa l’Expo» dice a Io donna «cosa non facile, perché innovativa lo deve essere non oggi ma tra sette anni». Per Di Bari innovare significa avvalersi di tecnologie invisibili, non invasive, che devono coccolare l’uomo, i suoi bisogni e i suoi sogni. Insomma «devono essere "seamless", senza cuciture a vista, come si dice in sartoria». L’oggetto di cui si occupa non sono le strutture architettoniche, i palazzi, ma tutto quello che è virtuale. «D’altra parte» dice «non ha più senso fare distinzioni tra l’architettura fisica e quella virtuale. L’arredo urbano nel 2015 sarà fatto da entrambe». E chiarisce: «Una delle venticinque soluzioni che ho progettato è il primo parco olografico al mondo. Mi spiego. Attraverso l’utilizzo di speciali macchine siamo in grado di costruire nel cielo di Milano delle statue alte trenta metri e larghe altrettanto, di 900 metri cubi. Sono come le statue vere, con i loro colori, con la loro fisicità, osservabili da tutti i lati di giorno e di notte, ma in verità sono fatte di aria, perfettamente ecocompatibili». Verranno dedicate a uomini simbolo che hanno fatto grande Milano, come Leonardo o Giuseppe Verdi, e posizionate sopra la Scala e la Galleria: «L’Esposizione universale è sempre stata la vetrina del futuro» commenta Di Bari. «La Tour Eiffel, con tutto quel ferro, agli occhi dei parigini appariva altrettanto strana delle mie olografie monumentali agli sguardi dei milanesi». Un’altra soluzione è il "caleidoscopio urbano". Intere zone della città, come i Navigli, verranno ripavimentate inserendo dei sensori in grado di convertire i passi in suoni. Melodie "wagneriane" nei momenti di grande calpestio, arie che richiameranno i notturni di Chopin alle tre di notte. E gli stessi passi produrranno l’energia elettrica necessaria all’illuminazione stradale. Anche le facciate verranno ridipinte con vernici "nanotecnologiche", che assorbono lo smog e cambiano colore a seconda delle condizioni meteorologiche, stemperandosi con il sole o ravvivandosi con la pioggia. Tutti i trenta milioni di visitatori dell’Expo avranno a disposizione speciali occhiali a "realtà aumentata" che permetteranno di inserire oggetti virtuali nella realtà circostante. Si potrà così vedere piazza Duomo com’era nel 1906, ai tempi della prima esposizione internazionale. Ma con gli stessi occhiali ci si potrà aggirare per la città partecipando al "Milano social club", e leggere così le didascalie virtuali che i passanti vorranno assegnare a se stessi: «Potrai far sapere agli altri che hai voglia di incrociare i lettori di James Joyce in lingua originale, oppure tutti gli islandesi presenti a Milano, oppure tutte le persone che fanno il direttore di un giornale. Un metodo all’avanguardia per instaurare nuovi rapporti». Il metodo Di Bari prevede innovazione senza stravolgimenti: «Il mio approccio umanistico mi ha portato a cucire queste innovazioni su Milano così com’è, pensando a chi vi abita e allo stile che ci distingue». Resta un ultimo dubbio. Tanta tecnologia non penalizzerà l’italian style? «Tutt’altro. L’Expo è la grande occasione di aggiornare il nostro modo di essere italiani». Massimo Spampani