ALESSANDRO DELL’ORTO, Libero 13 aprile 2008, 13 aprile 2008
«Eravamo Brutos, ma abbiamo avuto le donne più belle del mondo». Libero 13 aprile 2008 Gerry Bruno era l’anima de "I Brutos", quello con un solo dente - l’incisivo -, occhi storti, smorfie, balli e salti stile Jerry Lewis
«Eravamo Brutos, ma abbiamo avuto le donne più belle del mondo». Libero 13 aprile 2008 Gerry Bruno era l’anima de "I Brutos", quello con un solo dente - l’incisivo -, occhi storti, smorfie, balli e salti stile Jerry Lewis. Già, "I Brutos" (gli altri della prima storica formazione erano Jack Guerrini il bello , Elio Piatti, Aldo Maccione quello alto e Gianni Zullo quello che prendeva gli schiaffi ), miti degli anni Sessanta, canzoni e sketch, facce matte e risate. "I Brutos" conquistano gli Usa e l’Eu ropa, concerti, fans, soldi. Poi il rientro in Italia, Carosel lo (indimenticabile "Cera Grey") e qualche film finché nel 1970 Gerry Bruno saluta tutti e va a fare teatro con Garinei & Giovannini, diventa compagno di lavoro di Sacha Distel e infine torna in Italia per fare radio e tv. E il gruppo, di fatto, sparisce dal grande giro (si riunirà per un po’ a inizi anni Novanta). Gerry Bruno ora, 68 anni, fa il pensionato. E racconta una carriera di smorfie e la sua grande, irripetibile, esperienza con "I Brutos". Gerry Bruno, complimenti. Maglione rosa, pantaloni e scarpe rosse, fisico asciutto: sembra un ragazzino. «Noi dello spettacolo invecchiamo precocemente per i vizi, oppure ad un certo punto usiamo il buon senso e diventiamo saggi. Io ho smesso di bere e fumare». Clamoroso, un Brutos che diventa bello col tempo. E anche giovanile: vero che ha imparato a usare il computer a 65 anni? «I mie nipoti credevano di avere un nonno rincoglionito , invece li ho stupiti! Ahahaha. Mail, internet, pc, nel tempo libero gestisco un mio sito: www.gerrybruno.it (gerrybruno@gmail.com)». Che lavoro fa? «Il pensionato, ma non di lusso: ho lavorato soprattutto all’estero, prendo cifre minime. La mia passione principale, adesso, è girare con mia moglie Eva». Prossimo viaggio? «Domani partiamo per Arma di Taggia, due mesi di relax dai nostri amici Lino e Andrea, fanno il baccalà e polenta più buoni del mondo». Sposato da molto? «Ventidue anni, con Eva mi trovo a meraviglia. una buongustaia a tavola, proprio come me». Beh, qualità fondamentale per una donna. Perché ride? «Una ragazza deve avere due caratteristiche principali per conquistare un uomo: avere classe e poco appetito a tavola; essere affamata e maiala a letto». Buona questa. Ma la gente, quando la riconosce, che chiede? «Tre domande tipiche. 1) Ma come, ha ancora tutti i denti? 2) Quanti schiaffi ha preso nella vita quel disgraziato di Zullo? 3) Perché non tornate insieme?». Risposte? «1) Sono falsi, se vuole li tolgo!». No, che fa? « una battuta!!! Tutti miei, guardi». Ah... E come faceva a sembrare sdentato? «Coloravo di nero gli altri denti con il rimmel. Oppure appiccicavo nastro isolante. Gli ultimi anni, invece, mi ero fatto costruire un apparecchio del dentista». Continuiamo con le altre risposte. «2) Gli schiaffi erano sempre veri! Un giorno a Beirut facciamo lo spettacolo, pim pum pam Gianni si prende le solite sberle. All’improvviso si alza un tizio in sala: "So no un medico, non è possibile continuare così, quel ragazzo sta soffrendo, vi vieto di proseguire!". Maccione, brillante come sempre, risponde a tono: "Ok, allora Gianni vai a sederti in prima fila. E lei, medico, venga qui al suo posto". Tutti a ridere». Avete mai fatto un conto degli schiaffi? «Ufficialmente Zullo - solo in scena - ha preso più di 10mila ceffoni. Ma sa che non era facile darglieli?». Cioè? «Nel ’63 Maccione se ne va e il compito di picchiare Gianni diventa mio. Ma c’è un problema, non sono bravo e ogni sberla è un dolore per me e per Zullo: la mia mano, più grande, colpisce con il pollice l’osso occipitale e non si sente nessun rumore. Un disastro. Finché un giorno, esasperato, ci metto troppa forza e Gianni cade per terra. Panico. "Gianni, scusami. Tutto bene?". Lui si rialza, a fatica: "Le sberle vanno date a’cussi’ , bravo!"». Stupendo. Ultima risposta? «3) Non ci riuniamo perché molti sono morti! E poi la tv è cambiata, il pubblico non ci capirebbe più come un tempo. Oddio, non che ai tempi... Per esempio, mi chiedo perché, in 40 anni di carriera, Aldo Grasso non abbia mai scritto una riga de "I Brutos". Bah...». Le manca la tv? «No, assolutamente. Sto bene senza». Salto all’indietro. Quando nasce Ettore Bruno detto Gerry? «Torino, 22 aprile 1940. Bimbo esuberante, ho tre idoli: Bill Haley, Joe Di Maggio e Jerry Lewis». Primo lavoro? «Tipografo alla Tipografia Sociale Torinese. Un giorno, dopo essere stato a casa per l’ennesimo weekend, mi chiamano in direzione: "Troppe assenze, deve scegliere se fare l’artista o il tipografo. Anzi, abbiamo già scelto noi: licenziato"». E che succede? «Dramma in famiglia, ma nel 1959 l’im presario Aldo Zanfrognini fa firmare un contratto a me e Giacomo Jack Guerrini, mio vicino di casa e compagno di spettacolo: accordo per 10 anni». Addirittura? Ingaggio? «Tre mila lire per ogni giorno lavorato, più premi da definire in base al successo». Quando nascono "I Brutos"? «Zanfrognini ci inserisce nella compagnia "Il teatro dei pazzi" e nel giro di poco tempo si forma il gruppo storico». Chi inventa il nome? «Una donna delle pulizie del teatro ci vede dopo una nottata in bianco e si spaventa: "Ai sève tant simpatic, ma ai sève anca tant brutt", siete molto simpatici, ma anche tanto brutti. E Zanfrognini decide: "Vi chiamerete I Brutos ". La chiave del successo però è un’altra: Jack si impunta, vuole fare il bello, si veste bene e si mette a cantare. E noi intorno a fare smorfie: è il boom». Debutto il 4 agosto del 1959. «Il manager crede in noi, paga tutto e ci porta a "La Casina delle Rose" a Villa Borghese, Roma. Successo strepitoso. Poi Lione e addirittura Parigi, teatro Olympia. Il pubblico impazzisce, a metà primo tempo mi rendo conto del successo, mi giro di spalle e piango dalla gioia. E alla fine...». Che succede? «Arriva nei camerini Charlie Chaplin. "Good, very good". Da brividi». Così "I Brutos" partono per una lunga tournée in America. E dopo Chaplin, ecco Elvis. «Las Vegas, 1960. Le ballerine elettrizzate dicono che c’è Presley in platea. Smetto di fare gli occhi strabici, metto a fuoco e lo vedo laggiù, è proprio lui, piange dalle risate. Nell’intervallo dello spettacolo vado al bar, si avvicina un gorilla: "Elvis ti vuole al tavolo, porta qualche girls ". Io, Maccione e un paio di ragazze lo raggiungiamo, si scherza e intanto lui offre da bere. Poi decidiamo di fare i brillanti: "Questo giro è nostro!". Conto: 27.50 dollari. Soldi in tasca: 3.75. Che figura...». E poi? «Finito lo spettacolo, Elvis mi invita con lui. Facciamo l’alba, mi riporta a casa, siamo soli e mi viene il dubbio: sono un bel ragazzino, vuoi vedere che...?». Elvis Presley gay? Che scoop! «Invece è tutto ok, va a letto con una stangona». A proposito, anche di lei spesso si è vociferato... «...che fossi checca? Sì, questione di gelosie, invidie. Il risultato però era ottimo, le donne incuriosite mi volevano mettere alla prova. E ne approfittavo». Domanda inevitabile: ma "I Brutos" cuc cavano? Risponda, non rida. «Alla grande. Abbiamo avuto le donne più belle del mondo, ragazze in camerino, nelle suite. Negli Usa eravamo come i Beatles». Qualche sua conquista famosa? «Sono stato 4 anni con Bruna Lelli. Mi hanno attribuito flirt con Dionne Warrick e Mina: non ammetterò e non negherò». Raccontava dell’incontro con Elvis. Altri personaggi famosi? «Las Vegas, tra uno spettacolo e l’altro gioco ai dadi al Casinò. Punto un dollaro, tutti stanno con il banco mentre un tipo alle mie spalle mi dà fiducia e ne mette 25. Tiro, perdo. Secondo giro, uguale. Terzo, uguale. Mi volto, lo guardo meglio, è Paul Newman! "I’m sorry". E lui: "Bravo, sei simpatico. Ma non farti mai più vedere a questo tavolo". Ma quella volta con Sua Maestà...». Cioè? «Il manager ci obbliga ad andare a Cascais, a casa del Re d’Italia Umberto II che è in esilio. Alzataccia alle 6 a Estoril, arriviamo e ci rendiamo conto che nessuno di noi sarà in grado di riconoscere il Re: così, appena appare un segretario, Jack si alza d’istinto, gli corre incontro e urla "Mae stààà!". Gianni lo stoppa con uno sgambetto memorabile: " Cheffai? Chillo è lo maggiordomo! "». Spettacolare. Continui. «Arriva Umberto II, tutti in ginocchio a baciare l’anello regale. Sua Maestà è incuriosito, ci chiede del più e del meno. Poi: "Do ve vi esibite di preciso a Lisbona?". Gelo, nessuno si ricorda il nome del locale. Maccione: "Inizia per A". Il Re: "Forse Alhambra?". "No". "Allora Aranjuez?". "No". Sua Maestà ci pensa su. Poi ha la soluzione: "Ecco, ci sono: è l’Ambassador!". "Bravooooo!", grida Maccione che d’istinto, abituato allo sketch dello spettacolo, molla una sberla a metà tra il Re e Gianni. E naturalmente colpisce in pieno Umberto II, che cade in avanti. Panico. Il segretario ci corre incontro e, con acidità, dice: "Voi state andando, vero?". Nel giro di pochi secondi ci ritroviamo sbattuti fuori». Meraviglioso. Gerry, avete conosciuto mezzo mondo. Ma lei ha mai incontrato il suo idolo Jerry Lewis? «Nel 1964. La più grande delusione della vita: borioso. snob, permaloso, rancoroso». Urca. Ora facciamo un giochino. Un aneddoto e un commento per ogni Brutos storico. Giacomo Guerrini il bello. «Il più sfortunato del gruppo, morirà nel ’70 finendo sotto un Tir in circostanze misteriose». Pregio e difetto? «La voce, grande cantante. Però non ha creduto ne "I Brutos"». Elio Piatti. «Si vestiva sempre in qualche modo. Una sera, prima di esibirsi, gli dico: "Non puoi presentarti così!". Pum, mi rifila un pugno in faccia. E sono costretto a salire sul palco con un occhio gonfio!». Pregio e difetto? «Molto intonato, ma anche lui non ha creduto fino in fondo al progetto». Aldo Maccione. «Parigi, Jack viene arrestato e sta per iniziare lo show. Aldo, paladino di tutti, parte e va dalla Polizia, alza la voce: "Voi non sapete chi siamo, lo dovete liberare e bla bla bla". I gendarmi gli mollano un ceffone: "Stia zitto, altrimenti raggiunge il suo amcio!". Verranno liberati solo su cauzione e inizieremo lo spettacolo in ritardo». Pregio e difetto? «Gran cavallo di razza, ma balzano». Gianni Zullo. «Vita difficile, ha perso un figlio per droga». Zullo è morto nel 2005. «Non mi ha mai perdonato di essermene andato da "I Brutos", diceva che avevo rotto un giocattolo. Sapevo della malattia, mi ha rattristato non essere stato cercato negli ultimi tempi. Vado spesso a trovarlo al cimitero». Pregio e difetto? «Il più accomodante del gruppo: ha preso ceffoni per 50 anni, se non è una dote questa! Però un po’ avaro». Gerry, a proposito di soldi. Avete guadagnato molto con "I Brutos"? «Abbiamo guadagnato tutto quello che abbiamo speso. Ma ci siamo divertiti». Dopo le tournée nel mondo, tornate in Italia. Carosello e cinema. Ma con la Rai... «Ci vogliono affiancare un estraneo, rifiutiamo e litighiamo con il regista. Poi andiamo a pranzo alla mensa Rai, discutiamo tra di noi, io e Aldo ci becchiamo, vola qualche parola di troppo, esageriamo e si scatena un rissa da western, tavoli ribaltati e piatti che volano: mi ritroverò appeso a un muro da due carabinieri. E addio contratto». Nel 1970 invece lei dà l’addio a "I Brutos". Perché? «Lavoriamo meno, il successo è calato, ci accontentiamo di locali minori, siamo a Montreal e involontariamente ci troviamo sempre più legati ai boss locali di una famiglia mafiosa. Non mi diverto più e una notte fuggo mollando tutto e tutti». E fa teatro in Italia. «Garinei e Giovannini mi vogliono in "Al leluja brava gente", poi lavoro al Bagaglino. Nel ’74, però, accetto la proposta di Sacha Distel, divento la sua spalla nel "Sacha show" e riparto: 7 anni di esibizioni a livello internazionale, Parigi, Londra, Montecarlo». E un grande successo. A inizio anni Ottanta, invece, rieccolo a Milano con le prime radio e tv locali. «Il modo più facile per guadagnare. Come nel ’96, quando Ezio Greggio per un po’ ci ha fatto riformare "I Brutos"». Gerry Bruno, ultime domande flash. 1) C’è qualcuno che le ricorda "I Brutos"? «"Elio e le storie tese" e la "Banda Osiris" prima maniera». 2) Una cazzata che non rifarebbe? «Andare a 250 km/h sull’autostrada con un Jaguar E che manco frenava. Ma sa, eravamo nei mitici ’60». 3) Una cazzata che rifarebbe? «Andare ancora ai 250 km/h, ma questa volta su un’autostrada tedesca...». 4) Rapporto con la religione? «Ho un rapporto molto intimo con Dio e ogni tanto a tu per tu ci scambiamo quattro chiacchiere». 5) Rapporto con la morte? «Amo la vita. Due anni fa mi hanno diagnosticato un tumore alla prostata, dopo un lungo percorso l’ho battuto. Il segreto è prevenire, controllarsi». 6) Rapporto con il sesso? «Ora di pacata beatitudine. Non è mai stato un’ossessione». 7) E "I Brutos" che rapporto avevano con il sesso? «Non si lasciavano sfuggire niente, erano gli anni del boom». 8) La donna più bella conosciuta? «Mina, splendida e affascinante». 9) Chiuda gli occhi e faccia un sogno. «Sono sul palco, a teatro, e interpreto un musical vecchio stile». Ultimissima, e metta da parte la modestia. Il suo pezzo migliore? «Lo sketch della macchina per scrivere di Jerry Lewis. Sa cosa le dico? Lo faccio meglio di lui». ALESSANDRO DELL’ORTO