Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  aprile 13 Domenica calendario

Regalo alla Cina Nell’altro Tibet vincono i maoisti. Libero 13 aprile 2008 Sorpresa in Nepal: mentre in tutto il mondo crescono le proteste anti-Pechino, nel Paese himalayano proprio dirimpetto al Tibet sta stravincendo le elezioni per la Costituente un partito maoista

Regalo alla Cina Nell’altro Tibet vincono i maoisti. Libero 13 aprile 2008 Sorpresa in Nepal: mentre in tutto il mondo crescono le proteste anti-Pechino, nel Paese himalayano proprio dirimpetto al Tibet sta stravincendo le elezioni per la Costituente un partito maoista. Che fino a due anni fa conduceva una violenta lotta armata direttamente ispirata a quella di Sendero Luminoso e dei Khmer Rossi, e che sta ancora nella lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato Usa; mentre il suo leader Pushpa Kamal Dahal, meglio noto col nome di battaglia di Prachanda, "Fuerezza", è in una lista di terroristi più ricercati. Si è votato giovedì, e i dati completi non si sapranno prima di domenica prossima. Ma sui primi 24 eletti proclamati ben 14 appartengono al Partito Comunista del Nepal (Maoista), e solo quattro a testa a Congresso Nepalese e Partito Comunista del Nepal (Unificato Marxista-Leninista). Mentre su 122 circoscrizioni in cui il conteggio è iniziato, i maoisti sono in testa in 65. Congresso e Partito Comunista del Nepal (Unificato MarxistaLeninista), va ricordato, sono i due partiti che prima del 1990 condussero la lotta contro la monarchia assoluta. E poi tra 1990 e 2005, dopo la democratizzazione, si alternarono al governo. In realtà, malgrado l’affilia zione all’Internazionale Socialista il Congresso è un partito di centro-destra; e malgrado il nome gruppettaro il Partito Comunista del Nepal (Unificato Marxista-Leninista) è una forza di prassi socialdemocratica. Ma proprio questo moderatismo, in un Paese tra i più poveri del mondo, favorì nel 1996 l’emer gere di una guerriglia estremista. Nel 2005 il re esautorò i politici, accusandoli di non riuscire a venire a capo del terrorismo. Ma i partiti si allearono invece proprio con i ribelli, costringendo nel 2006 il re a nominare un governo e un parlamento a interim, che lo scorso dicembre hanno abolito la stessa monarchia. Tutta la campagna ha votato per i maoisti, ripetendo anche dal punto di vista elettorale quell’"accerchiamento della capitale" operato dal punto di vista militare. Ma anche a Katmandu, dove pure vince il Congresso, i militanti maoisti stanno festeggiando. Molti si interrogano su possibili intimidazioni, da parte di una milizia di 30-40.000 uomini: ufficialmente trasformatisi da guerriglieri in "attivisti elettorali", ma che in effetti continuano tuttora a esibire le divise e spesso anche le armi. L’ex-presi dente americano Jimmy Carter, anche lui in Nepal come osservatore, invita però Washington a mostrare pragmatismo. Il crescente peso dei maoisti ha un peso nelle vessazioni di cui sono stati di recente oggetti in Nepal attivisti e esuli tibetani? In realtà, contrariamente a quanto si pensa spesso, il Nepal è un Paese dove le genti di lingua indo-aria e fede induista sono in grande maggioranza rispetto a quelle di lingua tibetana e fede buddhista. E l’aver fatto tra 1950 e 1975 da base per i guerriglieri tibetani khampas, attirando le rappresaglie di Pechino ha portato a risentimenti simili a quelli che hanno colpito ad esempio i palestinesi in Libano. Dall’ac cordo che nel 1975 disarmò i khampas, dunque, tutti i governi nepalesi sono stati in realtà severi verso l’irredentismo tibetano. D’altra parte, come simpatizzante della Banda dei Quattro Prachanda dovrebbe essere in teoria critico verso la Cina "revi sionista" di oggi. Nei fatti, però, le sue dichiarazioni in questi ultimi mesi sono state anti Dalai Lama, e a favore della sovranità cinese in Tibet. Anche se, assieme a altre dichiarazione di "ras sicurazione" rispetto al buon vicinato col governo indiano, potrebbero forse essere lette come un tentativo di rassicurare la comunità internazionale sulla sua nuova affidabilità di statista. MAURIZIO STEFANINI