Avvenire 13 aprile 2008, ELENA MOLINARI, 13 aprile 2008
La stampa Usa tra stereotipi e aperture di credito. Avvenire 13 aprile 2008 La copertina di Time, un inserto speciale del New York Times, un documentario della Cbs
La stampa Usa tra stereotipi e aperture di credito. Avvenire 13 aprile 2008 La copertina di Time, un inserto speciale del New York Times, un documentario della Cbs. I media Usa aspettano la visita di Benedetto XVI con un misto di curiosità e di benigna impazienza. Dalla mole di articoli che hanno già pubblicato è chiaro che prevedono che le tappe del tour americano del Papa attireranno lettori e pubblico, e che non possono per-mettersi di perderne un istante. Lo conferma anche la Conferenza epi-scopale statunitense, sommersa da quasi seimila domande di accredito da parte di cronisti, redattori, edito rialisti ed analisti pronti a registrare ed interpretare ogni parola del Santo Padre. Il taglio degli approfondimenti finora dedicati alla visita papale è positivo. Nel presentare la figura di Joseph Ratzinger a un pubblico che lo conosce ancora poco, quotidiani, settimanali e televisioni hanno teso a metterne in evidenza il rigore intellettuale e la rara preparazione. «Ratzinger ha affinato le sue idee sulla fede e sulla ragione durante de cenni di insegnamento e ricerca universitaria – ha scritto Time – nel corso di studi e scritti sulla dottrina cattolica e di scambi di vista rispettosi con luminari laici come Jurgen Habermas ». Si nota anche uno sforzo di evitare gli stereotipi e le facili caratterizzazioni, come quella che vorrebbe come principale scopo della visita del Papa un «richiamo all’ordine» di una Chiesa troppo indipendente o, addirittura, un desiderio di influenzare le elezioni presidenziali. «Benedetto XVI ha di mostrato di non partire mai da un ne-gativo o da censure, ma dal sostenere l’insegnamento della Chiesa, da ciò per cui la Chiesa è a favore, non contro – sottolinea il vaticanista John Allen ”. Basta pensare ai temi delle sue encicliche: amore e speranza». E anche se alcuni responsabili di istituti cattolici hanno fatto trapelare al Wa-shington Post una certa apprensione per quello che il Papa dirà loro il 17 a prile, quando incontrerà alla Catholic University alcune centinaia di leader del mondo dell’educazione cattolica, lo stesso giornale faceva notare che il viaggio del Papa sarà più che altro un appuntamento per rinnovare il ruolo educativo della Chiesa. «La verità – commenta Carl Anderson, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo – è che nonostante anni di storie molto negative sugli scandali che riguardavano la Chiesa cattolica e la vi sione del Papa come una sorta di custode severo della dottrina della fede, gli americani hanno una visione molto sensata e bilanciata di Benedetto XVI e della Chiesa». E soprattutto, aggiunge Anderson, «sono molto aperti ad ascoltare i suoi richiami su come potrebbero vivere la loro fede e praticarla nella vita quotidiana». Secondo un sondaggio, infatti, il 70 per cento degli americani vuole sentire il Papa parlare di Dio durante la sua visita negli Stati Uniti. E la maggior parte, anche non cattolici, afferma di avere una visione positiva o molto positiva di Benedetto XVI. Ma non bisogna stupirsi se Papa Ratzinger avrà comunque difficoltà a sganciarsi dai luoghi comuni e da una lettura politicizzata delle sue parole, visto che già su qualche giornale e sito internet impazza il gioco «a chi giova di più» la visita del Papa fra Barack Obama, Hillary Clinton e John McCain. però più significativo notare che un settimanale di ampia diffusione come Time ha preferito mettere in evidenza l’interesse del Papa non per la politica elettorale, ma per una «società ottimista e diversificata, ed essenzialmente devota, nella quale la fede e il dialogo su temi sociali basato sulla fede sono mantenuti vitali proprio dalla decisione dei padri fondatori di separare Chiesa e stato’. Un’immagine «filoamericana» del Papa, dunque, quella presentata dal settimanale dietro una copertina con il volto di Benedetto XVI accompagnato dalla bandiera a stelle e strisce, di un Pontefice dal quale bisogna soprattutto aspettarsi lodi e desiderio di dialogo con la «sua Chiesa in America». ELENA MOLINARI