Avvenire 13 aprile 2008, SALVATORE MAZZA, 13 aprile 2008
Le sfide del viaggio americano. Avvenire 13 aprile 2008 Nessuno, è chiaro, sa che cosa dirà. Ma «certamente» sarà qualcosa «che ci farà pensare e discutere» negli anni a venire, com’è successo con le visite all’Onu dei suoi predecessori
Le sfide del viaggio americano. Avvenire 13 aprile 2008 Nessuno, è chiaro, sa che cosa dirà. Ma «certamente» sarà qualcosa «che ci farà pensare e discutere» negli anni a venire, com’è successo con le visite all’Onu dei suoi predecessori. E tanto più ora, «che tutto il mon do è cambiato». così che Mary Ann Glendon aspetta il discorso che Bene detto XVI, venerdì prossimo, terrà alle Nazioni Unite du rante la sua visita negli Stati Uniti, che avrà inizio dopo domani. Visita «pastorale», sottolinea la nuova amba sciatrice degli Stati Uniti presso la Santa Sede, in carica dal lo scorso febbraio, che in que sta intervista ad Avvenire, pur riconoscendo le «difficoltà» del passato anche recente, sottolinea: «Forse mai come oggi Santa Sede e Stati Uniti sono state vicine». Nata a Dal ton, in Massachusetts, tre figlie, già professore ordinario di Diritto comparato alla facoltà di Legge di Harvard, presidente della Pontificia Acca demia delle Scienze Sociali e capo della delegazione vati cana alla conferenza di Pe-chino sulla donna nel ”95, nel suo nuovo ruolo la Glendon non si sente oggi ’dall’altra parte’: «Non devo costruire relazioni – dice – ma esten derle ». Nove anni dopo l’ultima vi sita di Giovanni Paolo II, Be nedetto XVI arriva negli Sta ti Uniti. Un Paese, dopo l’11 settembre, molto diverso ri spetto al ”99. Ma quanto di verso, e come? Io credo che la prima cosa da osservare al riguardo è che tutto il mondo è cambiato, non solo gli Stati Uniti. Così come credo che solo tra cin-quant’anni gli storici potran no realmente comprendere ’quanto’ sia cambiato. Quel che ora posso dire è che gli Stati Uniti hanno sperimentato un senso di vul nerabilità prima sconosciuto; ma questo tutta via non è stata una cosa completamente nega tiva. Senza dubbio siamo diventati più consa pevoli dell’importanza di comprendere culture e religioni diverse, consapevolezza tanto più ne cessaria in un mondo sempre più interdipen-dente. L’11 settembre ha determinato anche un cambio nelle relazioni con la Santa Sede, con una divaricazione piuttosto chiara sul tema della guerra, specie dopo l’inizio della campagna in Iraq. Distanza analoga sembra essersi puoi de terminata sui temi economici, in particolare ri-guardo alla globalizzazio ne. Cosa può dirci al ri guardo? Quanto alla prima parte della sua domanda, mi sembra che le differenze tra la Santa Sede e gli Stati Uniti siano state talvolta e sagerate. vero che ci so no state opinioni diverse sia circa l’azione diploma tica, sia riguardo l’azione militare degli Stati Uniti, prima che questa iniziasse. Ora, tuttavia mi sembra che la Santa Sede stia ap poggiando con convinzio ne gli sforzi degli Stati Uniti in Iraq per stabilire la pace, la sicurezza e la possibilità di auto-governo del Paese, così come ha certamente lo stesso atteggiamento verso gli sforzi degli Stati Uniti per dare sicurezza contro il terrorismo e spe cialmente contro l’uso del la religione come pretesto per la violenza. Anche ri guardo alla globalizzazio ne, credo che la posizione del presidente Bush ri guardo in generale ai temi dello sviluppo sia molto vi-cina, in diversi punti, al l’insegnamento della Cen tesimus annus. In che termini? La globalizzazione ha il potenziale di portare grandi benefici a tutti nel mondo, incluse le a ree più povere e marginali, ma allo stesso tem po non ci si può nascondere che esistano molti rischi. La domanda allora è: come far sì che tutti possano godere dei benefici della globalizza zione? Il presidente Bush ha detto recentemen te che non ci può essere una globalizzazione del mercato senza una globalizzazione della solidarietà, e alle mie o recchie in queste parole è ri suonata l’eco di quanto Gio vanni Paolo II disse alle Nazioni Unite nel 1995: ’Ci siamo assunti il rischio della li bertà, ora dobbiamo assumerci il rischio della solida rietà’ Adesso sarà Papa Ratzinger ad andare all’Onu. E c’è mol ta attesa per il discorso che rivolgerà all’As semblea. Perché tanta attenzione? In parte perché il Papa è un leader per così dire ’globale’, e viene sul più impor tante pulpito globale nel mondo, le Nazioni unite. E allo stesso tem-po penso che un’attesa così gran de sia dovuta anche al ricordo de gli importanti discorsi tenuti al l’Onu da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. Certo, noi non sappiamo, nessuno sa che cosa dirà Bene detto XVI: ma sarà sicuramente qualcosa di cui tutti quanti dovre mo discutere, su cui dovremo pensare per molti anni, così come ancora stiamo facendo oggi su quanto disse nel ”95 Papa Wojtyla. Parlando più in generale, perché l’attività diplomatica della Santa Sede è tanto con siderata? Credo che la ragione di questo stia nel ri spetto con cui la diplomazia della Santa Se de è considerata praticamente da ogni na zione nel mondo. La domanda a questo punto potrebbe essere: ma perché è così ri spettata? E la risposta, secondo me, sta nel fatto che, giorno dopo giorno, in tutte le se di diplomatiche la voce della Santa Sede tenta di mantenere la persona umana al centro di ogni preoccupazione. In termini concreti, ciò significa che quando un di battito, alle Nazioni Unite o in altre sedi, fi nisce con lo scivolare su terreni meramente economici, o di potere, o di altri interessi, la diplomazia della Santa Sede riporta sempre l’at tenzione sulla dimensione umana dei problemi. La definirebbe anche lei ’la migliore diplomazia del mondo’? Beh, penso che ci sia una buona ragione perché tante persone lo pensano. un gruppo veramente piccolo, di persone molto motivate, con intelligenza, esperienza, rispetto per ogni cultura Lei è stata la prima donna capo di una delegazione ufficiale del Vaticano, a Pechino, e a presiedere un organismo della Santa Sede. Oggi si trova ’dall’altra parte’, come rappresentante del suo Paese, che in passato – per esempio le conferenze del Cairo e di Pechino – s’è trovato su sponde antagoniste rispetto al Vaticano. Come si sente in questa sua nuova posi-zione? vero che in quelle occasioni ci furono nume rose differenze d’opinione tra Santa Sede e Stati Uniti. Oggi tuttavia su quelle stesse questioni di cui si dibatteva al Cairo e a Pechino, popolazione, sviluppo e condizione della donna, le posizioni tra la Santa Sede e il governo degli Stati Uniti sono molto simili. Quanto alla mia posizione, non mi sento ’dall’altra parte’, il mio ruolo qui non è di costruire relazioni, che sono già molto forti, ma cercare di rafforzarle e di estenderle in un sempre maggior numero di aree. Mary Ann Glendon SALVATORE MAZZA