varie, 13 aprile 2008
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Ganz Bruno
• Zurigo (Svizzera) 22 marzo 1941. Attore. Ha vinto il David di Donatello per Pane e tulipani (Soldini 2000) • «È stato angelo e diavolo, creatura d’aria e mostro terrestre: Damiel in Il cielo sopra Berlino e Hitler in La caduta. È stato anche l’uomo tra gli estremi dell’alba e delle tenebre - Faust - nel Goethe integrale del 2000, messinscena monumentale di tredici ore, suddivisa in sette serate, di Peter Stein, l’amico con cui aveva fondato nel 1970 a Berlino la già mitica Schaubühne. Ogni volta, una scommessa con sé stesso, una sfida d’attore: “Come diavolo fai a interpretare un angelo?”. [...] “Quando il personaggio è reale, tutto è piuttosto semplice: ti basta entrare nella sua psicologia e sai subito che cosa pensa, come si muove, che gusti ha. Ma con un angelo, come fai? Cammini come se fino a un momento prima avessi volato? In Il cielo sopra Berlino ho preso una decisione: alleggerire il personaggio, liberarlo da qualsiasi interpretazione. Wim Wenders è stato d’accordo: ‘L’angelo sei tu: sii te stesso’”. Con Hitler, nel film di Oliver Hirschbiegel [...] è stato ancor più difficile: “Sono stato il primo attore di lingua tedesca a interpretarlo, nel primo film tedesco su questo soggetto, a quasi sessant’anni dalla fine della guerra, e mi son dovuto confrontare con una tradizione consolidata di ritratti caricaturali o surriscaldati, da Alec Guinness a Anthony Hopkins. Come restituirlo alla realtà, come riportarlo sulla terra dopo la demonizzazione che l’ha reso un’icona del male? Occorreva scavare dietro la maschera del mostro - comodo cliché di nessuna utilità per comprendere la storia - e recuperare l’uomo. Dovevo andare più lontano, cercare di capire e far capire perché, nella sua efferatezza, quell’individuo è stato sostenuto dall’intero popolo tedesco: dovevo mettermi dalla parte non delle vittime ma del carnefice”. Il film gli ha rovesciato addosso premi prestigiosi e critiche umorali: troppo umano, troppo simile al resto del mondo. Proprio quanto Ganz si era proposto: il mostro non è fuori ma dentro di noi. Ancor più inatteso il responso popolare al suo angelo in Il cielo sopra Berlino: “Per strada, le mamme mi indicavano al loro bambino: è il tuo angelo custode. In aereo, i passeggeri, vedendomi, si tranquillizzavano: oggi si vola sicuri. Ero diventato un miracolo ambulante”. Il film dell’87 di Wenders - centrale, con L’amico americano di dieci anni prima, nel percorso cinematografico di Ganz - [...] “Negli anni Settanta, abbiamo avuto la meravigliosa impressione che quattro registi, Fassbinder, Schlöndorff, Wenders e Herzog, avrebbero rovesciato l’immagine del nostro cinema. [...]”. [...] Sempre più richiesto dal cinema, Ganz è da un paio d’anni pendolare dei set: Usa, Europa, Giappone. [...]. Il pubblico italiano ne aveva potuto centellinare nel 1991 il perfetto Hölderlin letto sulla scena spoglia del Franco Parenti a Milano: una sedia, un tavolo e una lampada, e davanti all’attore una platea di star devote, tra cui Mariangela Melato, come tornate di colpo a scuola. L’Italia? “Grazie alla bella avventura di Pane e tulipani, è diventata una mia seconda o terza patria. Vivo adesso tra Zurigo, mia città natale, Berlino e Venezia, dove ho preso casa [...] appena finito il film di Silvio Soldini. Durante le riprese condividevamo la stessa abitazione: non dovendo lavorare ogni giorno, mi occupavo della cucina per l’intera troupe e andavo a far provviste nel mercato vicino, dalle parti di Rialto, in calli salve dagli assalti dei turisti [...] mia madre era originaria del Nord Italia [...]”» (Mario Serenellini, “la Repubblica” 13/4/2008).