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 2008  aprile 13 Domenica calendario

Bostridge Ian

• Londra (Gran Bretagna) 25 dicembre 1964. Tenore. «[…] in realtà è l’antitenore. Per carità: Bostridge tenore lo è davvero. Però è l’esatto contrario di tutto quello che il luogo comune attribuisce alla categoria. E i luoghi comuni, si sa, saranno anche banali, ma per questo non smettono di essere veri [...] secondo una consolidata antropologia, il tenore è poco intelligente (“Testa di tenore!” è un modo di dire ricorrente nei teatri e per i modi di dire vale la stessa regola dei luoghi comuni), ancor meno colto, spesso rozzo, sempre interessato soltanto alla voce, e solo alla sua, perennemente impegnato a intonare le romanze più nazionalpopolari o, in alternativa, canzoni napoletane e, negli intervalli, a mangiare spaghetti, assitere a partite di calcio e/o a sedurre ragazze. Bene. Bostridge, londinese [...] che bisogna chiamare sir Ian perché CBE (Commander of the British Empire), ha una laurea in Storia e Filosofia, seguita da un dottorato ottenuta a Oxford con una tesi sulla stregoneria nella vita pubblica inglese dal 1650 al 1750, poi naturalmente diventata anche un libro. Scrive per il prestigiosissimo Times Literary Supplement, è editorialista dell’Independent e ha realizzato per Channel 4 un raffinato documentario sulla Winterreise. Insomma, è un intellettuale, come del resto tutta la famiglia: il fratello è il critico Mark Bostridge, la moglie la scrittrice Lucasta Miller.Naturalmente, se la personalità è questa, anche il repertorio è alquanto distante da quello dei tenori italiani standard. Ma qui forse la scelta è obbligata perché, secondo i maligni, Bostridge è la dimostrazione che si può fare un’illustre carriera come cantante anche senza avere una voce. In effetti, la sua è piccolina e ha un timbro adenoideo vagamente anglicano: ricorda Oreste Lionello che doppia il reverendo Samuel Runt nel Barry Lyndon di Kubrick. Sta di fatto che Bostridge ha raggiunto la sua meritata celebrità soprattutto per Britten (con un’opera di Britten ha debuttato sulle scene nel ’94, Lysander nel Midsummer Night’s Dream e davvero indimenticabile è stato il suo Quint nel Turn of the Screw), Bach, Mozart, Händel (più discutibile [...]), l’oratorio e soprattutto i Lieder, tanto che Hans Werner Henze gliene ha dedicato un ciclo. [...]» (Alberto Mattioli, “La Stampa” 13/4/2008).