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 2008  aprile 12 Sabato calendario

AMELINO-CAMELIA

AMELINO-CAMELIA Giovanni Napoli 14 dicembre 1965. Fisico. «’Il prossimo Einstein potrebbe essere un italiano”. Parola di Discover Magazine. Nell’Italia della crisi permanente, il Bel Paese riesce ancora a partorire geni. Come Giovanni Amelino-Camelia [...] ricercatore del Dipartimento di Fisica dell’Università romana ”La Sapienza”, designato dalla prestigiosa rivista scientifica Usa – insieme ad altri 5 fisici internazionali – come il ”futuro Einstein” per i suoi studi sulla gravità quantum. ”Se nel 1904 un giornale avesse provato ad individuare il prossimo Newton, Einstein non sarebbe stato neppure incluso”, minimizza il fisico napoletano, secondo cui l’articolo di Discover, ”va preso con le pinze”. «Il suo merito è però quello di aver spiegato al grande pubblico che la fisica non è morta con Einstein. Che guarda in avanti con idee dal potere altrettanto rivoluzionario, sebbene in attesa di verifica sperimentale”. Padre dirigente del sistema sanitario nazionale e madre insegnante, Amelino-Camelia ha scoperto la passione per le scienze da piccolo, grazie ad una famiglia ”dove circolavano le idee”. ”Sono andato bene a scuola fino ai 15 anni – racconta ”. Poi la politica, di sinistra, cominciò a interessarmi più dei numeri. Volevo cambiare il mondo”. Nel suo curriculum, oltre alla laurea a Napoli e il PHD alla Boston University, vanta post-dottorati di ricerca in istituzioni prestigiose come Mit, Oxford e Neuchatel. ”Devo moltissimo all’ottima formazione ricevuta all’università di Napoli, che in Usa mi consentì di essere avvantaggiato rispetto a tanti compagni di corso”. La scelta di studiare all’estero? ”Avevo una forte attrazione per il modus operandi anglosassone – spiega il fisico ”. Detesto il sistema basato sulle raccomandazioni che vige in Italia nella sfera professionale e nella vita di tutti i giorni”. Alla fine però è tornato in Italia, dove vive con la moglie, fisico sperimentale all’INFN e i figli [...] Rimpatriò dopo aver vinto una sfida con se stesso: vincere un concorso senza scendere a compromessi con l’etica anglosassone del lavoro. ”Riuscii miracolosamente a diventare ricercatore alla Sapienza, nonostante la mia assenza di connessioni col mondo accademico, solo grazie al curriculum”. Un segnale che anche in Italia qualcosa sta cambiando che lo ha convinto a non diventare l’ennesimo cervello in fuga. ”Dall’America ci sono state tentazioni cui però ho resistito perché mi sembra vicina una fase di transizione del mondo accademico italiano e voglio contribuirvi. L’età dei docenti è molto avanzata. Ed intravvedo un cambio generazionale”. Progredire nella carriera per lui vorrebbe dire soprattutto più opportunità per la ricerca [...] Il futuro della ricerca in Italia? ”Sono ottimista. Studenti straordinari come quelli che ho alla Sapienza non li ho mai visti neppure al MIT. Chissà cosa sarebbero in grado di dare se avessero la convinzione di poter determinare individualmente il loro futuro”. ”Se l’Italia riesce a fare così tanto con così pochi mezzi – conclude – si immagini cosa riuscirebbe a fare se puntasse di più su educazione e ricerca”» (Alessandra Farkas, ”Corriere della Sera” 12/4/2008).