Federico Rampini, la Repubblica 12/4/2008, 12 aprile 2008
dal nostro corrispondente PECHINO - Un boicottaggio olimpico forse ci sarà davvero. Ma spiazzando tutti, è la Cina a lanciarlo
dal nostro corrispondente PECHINO - Un boicottaggio olimpico forse ci sarà davvero. Ma spiazzando tutti, è la Cina a lanciarlo. Il bersaglio sono i prodotti "made in France". Dopo che i mass media di Stato hanno mostrato da Parigi alcune immagini delle proteste contro la fiaccola olimpica, qui l´ondata dello sdegno nazionalista non cessa di crescere. Su diversi siti Internet è apparso un appello che invita i consumatori cinesi a non comprare più prodotti francesi. Tra i marchi presi di mira da questa campagna ci sono L´Oréal, Louis Vuitton e Givenchy. Se il boicottaggio sarà seguito, l´industria francese rischia di pagare un prezzo salato. Il 30 novembre 2007 al centro della visita di Nicolas Sarkozy a Pechino ci furono contratti per 20 miliardi di euro, dalla fornitura di 160 Airbus alla tecnologia Alstom per i treni ad alta velocità. Carrefour, Danone, Lvmh hanno una presenza massiccia e ben visibile in tutta la Repubblica Popolare. I reparti di cosmetici L´Oréal accolgono le consumatrici in ogni shopping mall di Pechino e Shanghai. Ma sono bastate poche riprese trasmesse dai tg cinesi delle manifestazioni contro la fiaccola davanti al Trocadéro, sotto la torre Eiffel e lungo la Senna, per macchiare l´immagine della Francia e scatenare la voglia di rappresaglie. Al risentimento anti-francese si accompagna il culto di una nuova eroina nazionale. Si chiama Jin Jing, è una 27enne di Shanghai che da bambina ha subito l´amputazione della gamba destra per un tumore. un´atleta paralimpica e faceva parte della staffetta a Parigi. L´agenzia stampa Nuova Cina l´ha battezzata «l´Angelo Sorridente della Torcia». Il quotidiano governativo China Daily le ha dedicato la prima pagina con il titolo «Eroismo in sedia a rotelle». Le cronache ufficiali dicono che mentre Jin Jing impugnava la fiaccola è stata aggredita da un gruppo di separatisti tibetani. I manifestanti si sarebbero avventati addosso a lei per impadronirsi del simbolo dei Giochi. «La mia prima reazione istintiva - ha dichiarato Jin Jing ai giornalisti cinesi - è stata di proteggere la torcia. Mi hanno spinto, mi hanno graffiato, mi hanno colpito al mento e alle spalle ma non sentivo il dolore. Volevo solo impedire che mi portassero via la fiaccola». Nella foto dell´incidente pubblicata in prima pagina dallo stesso China Daily, in realtà si vede un solo manifestante a qualche metro da Jin Jing, steso a terra e afferrato per i piedi da un robusto Crs della polizia parigina. Ma secondo le dichiarazioni dell´atleta paralimpica riportate dai mass media di Pechino, i suoi soccorritori erano altri. «Gli studenti cinesi di Parigi sono stati i più coraggiosi. Ero commossa alle lacrime vedendo così tanti giovani cinesi attorno a me per le strade di Parigi, che agitavano la nostra bandiera nazionale e cantavano l´inno della Cina». Quando Jin Jing è rientrata in patria, secondo l´agenzia Nuova Cina «all´aeroporto di Pechino la nostra atleta ha ricevuto un´accoglienza trionfale, tutti i passeggeri l´hanno riconosciuta e applaudita per il suo incredibile coraggio». Dopo le polemiche contro la polizia francese accusata di scarsa professionalità, ora sono nel mirino i giornali francesi. L´agenzia Nuova Cina cita due titoli apparsi su Le Figaro («Il fiasco della torcia a Parigi») e su Libération («Uno schiaffo alla Cina») e li accusa di «eccitazione isterica». «Noi cinesi vogliamo chiedere - è il commento apparso su Nuova Cina - se questi sono i giornali francesi un tempo stimati per la loro serietà e obiettività. ancora questa la Francia che proclama i valori della civiltà e il rispetto dei popoli? In mandarino Francia si dice Fa-guo, che letteralmente significa un paese che onora le leggi. Ma i suoi giornalisti e i suoi deputati hanno preferito schierarsi dalla parte dei criminali. Pierre de Coubertin, fondatore delle Olimpiadi moderne, sarebbe furioso se sapesse come si comportano i suoi compatrioti. Se i giornalisti francesi credono di avere dei privilegi e il diritto di puntare il loro sporco dito contro la Cina, fanno un grosso errore. L´orgoglio e il pregiudizio li hanno accecati, e gettano un´ombra su questa antica civiltà». In questo clima di esasperazione nazionalista ieri si è chiuso alla chetichella a Pechino il vertice dei comitati olimpici. Il presidente del Cio Jacques Rogge ha incassato l´ultima beffa. Alla vigilia aveva chiesto al governo cinese di rispettare «l´impegno morale» sul miglioramento dei diritti umani e la libertà di informazione. Dopo poche ore le autorità hanno fatto un ulteriore passo indietro: è stata revocata la decisione di riaprire Lhasa agli stranieri il primo maggio. Giornalisti o semplici turisti, per tutti gli stranieri il Tibet resta vietato a tempo indeterminato. La motivazione ufficiale del ripensamento è la «sicurezza della fiaccola olimpica» che deve passare sull´Everest all´inizio di maggio. In realtà il percorso da Lhasa all´Everest è un viaggio lunghissimo. come se il governo italiano chiudesse Milano ai turisti per problemi di sicurezza sul Monte Bianco.