Panorama 20 marzo 2008, Angelo Pergolini, 20 marzo 2008
Confindustria: tutti gli uomini della presidente Emma. Panorama 20 marzo 2008 Incassata la scontata nomination alla guida della Confindustria (il 95 per cento di consensi sul suo nome), Emma Marcegaglia si sta già preparando all’ultimo appuntamento che la separa dall’elezione del 21 maggio: è la riunione dei 167 membri della giunta che giovedì 24 aprile voteranno (in modo segreto) il programma e la squadra del presidente designato
Confindustria: tutti gli uomini della presidente Emma. Panorama 20 marzo 2008 Incassata la scontata nomination alla guida della Confindustria (il 95 per cento di consensi sul suo nome), Emma Marcegaglia si sta già preparando all’ultimo appuntamento che la separa dall’elezione del 21 maggio: è la riunione dei 167 membri della giunta che giovedì 24 aprile voteranno (in modo segreto) il programma e la squadra del presidente designato. Le sorprese, secondo quanto risulta a Panorama, non mancheranno. E con ogni probabilità faranno discutere parecchio. Perché la Confindustria di Emma nasce, sì, sotto il segno della continuità rispetto al quadriennio di Luca Cordero di Montezemolo (che Marcegaglia ha affiancato come vicepresidente). Ma l’imprenditrice di Gazoldo degli Ippoliti (Mantova) ha in mente un netto riposizionamento dell’organizzazione. E punta a costruire intorno a sé una squadra di vertice molto rinnovata. Dalla consultazione dei cosiddetti saggi, incaricati di sondare scelte e umori della base confindustriale, è emersa l’indicazione plebiscitaria del nome di Marcegaglia. Ma anche altro. Molti lamentano una gestione troppo personalizzata da parte di Montezemolo (il cui operato è comunque stato promosso a pieni voti). Pensano cioè che l’organizzazione nell’arco di questi quattro anni si sia come appiattita sulla figura del leader. La Confindustria, sostengono i più, deve tornare a essere un’istituzione, non solo un presidente. Insomma, quello che la base confindustriale si aspetta dalla nuova presidenza è un netto cambio di passo. Ed Emma sta già lavorando a un programma che raccolga queste aspettative. Il suo manifesto sarà incardinato su pochi ma nettissimi punti. Prima di tutto, nell’associazione di viale dell’Astronomia deve ritrovare centralità il settore manifatturiero: insomma le aziende fatte di fabbriche e capannoni. Secondo: la Confindustria deve marcare sempre di più il suo ruolo di parte sociale, di rappresentante degli interessi delle imprese. E allo stesso tempo una netta separatezza non dalla politica, ma dagli schieramenti e dai partiti, perché il presidente in pectore degli industriali è convinto che l’autorevolezza dell’organizzazione sia direttamente proporzionale al suo carattere apartitico. Perciò nel programma della Marcegaglia le tre parole che ricorreranno con più frequenza per descrivere la Confindustria che ha in mente saranno: forte, autonoma ed equidistante. Quanto alla squadra dei vicepresidenti che l’affiancheranno, si tratta di un puzzle complicato. Ma rispetto ai suoi predecessori Marcegaglia gode di un indiscutibile vantaggio: nella corsa al vertice non ha avuto di fatto rivali forti. E quindi per vincerla non ha nemmeno avuto bisogno di fare troppe promesse a questo o a quello. Di impegni da onorare in realtà ne ha uno solo: quello con gli imprenditori del Nord-Est che erano la roccaforte (insieme all’Assolombarda guidata da Diana Bracco) dell’opposizione a Montezemolo. E che fin dall’inizio della corsa si sono schierati con lei. In cambio del loro appoggio Emma aveva promesso una vicepresidenza pesante, cioè con importanti deleghe. Il vicentino Massimo Calearo, leader della Federmeccanica, ambiva a questa poltrona. Ma poi ha optato per un’altra gara, quella delle elezioni politiche, candidandosi nelle liste del Pd. I giochi così si sono riaperti. E mettere d’accordo i litigiosi vertici della Confindustria veneta non è stato per nulla facile. Alla fine è stata presa una decisione che sembra accontentare tutti: alla vicepresidenza andrà Antonio Costato, un quarantenne che oggi è il numero uno degli imprenditori di Rovigo. Andrea Riello, a cui Silvio Berlusconi aveva offerto una candidatura nel Pdl, terminerà il suo mandato di presidente della Confindustria veneta, per poi scendere in politica correndo per la carica di governatore nelle file del centrodestra. Mentre Andrea Tomat (Lotto e Stonefly) gli succederà alla guida degli industriali. Nord-Est a parte, il vertice della Confindustria targato Emma sarà decisamente nordista, perché ricalcherà il peso delle associazioni territoriali. E per capire quanto conti il Nord basta pensare che quattro regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) rappresentano quasi metà dei voti dell’assemblea della Confindustria che eleggerà il presidente. Mentre le due regioni del Sud con maggiori voti assembleari sono la Campania con il 2,7 per cento e la Puglia con l’1,4: messe insieme pesano meno dell’associazione degli industriali di Brescia. Nella nuova squadra conterà invece, e tanto, la Lombardia, che nell’assemblea della Confindustria dispone di 305 delegati pari al 20,4 per cento dei voti assembleari. In primo luogo sarà confermato (anche nella delega per le relazioni industriali) Alberto Bombassei (titolare della Brembo). Meno certa la presenza nella squadra di Emma del bergamasco Andrea Moltrasio, che negli ultimi due anni si è occupato delle relazioni con l’Europa. Certamente non sarà presente Bracco, che non ambisce all’incarico e non ha alcuna intenzione di lasciare il vertice dell’Assolombarda. E lo stesso vale per Fedele Confalonieri (che pure quando ha incontrato i saggi ha perorato la scelta di Marcegaglia tessendone un elogio talmente sperticato, dice a Panorama un imprenditore milanese, che ”sembrava stesse parlando di sua figlia”). Marcegaglia conta invece di convincere Giorgio Squinzi, fondatore della Mapei e leader della Federchimica, suo grande elettore e amico di lunga data. Se il corteggiamento dovesse fallire (c’è da convincere anche la signora Adriana, che di Squinzi è la moglie e non vede di buon occhio un ingombrante impegno extraziendale del consorte), Emma cercherebbe di lusingare il petroliere Gianmarco Moratti. Altra impresa complicata, perché Moratti due anni fa lasciò le deleghe (a causa dei troppi impegni) mantenendo la carica di vicepresidente solo per l’insistenza di Montezemolo. Ottenere un suo sì a un ritorno in viale dell’Astronomia non sarà dunque facile. Ma per quanto Montezemolo abbia fascino, Emma ne ha di più. Infine potrebbe spuntare anche il nome di Gianfelice Rocca (Techint), che in Assolombarda è considerato un «cane sciolto». Molto più aperta e incerta è invece la scelta di chi rappresenterà il Piemonte al vertice dell’associazione degli industriali. Il candidato naturale sarebbe stato Andrea Pininfarina, però l’azienda di famiglia non attraversa un buon momento e dunque l’imprenditore non ha né tempo né energie da dedicare alla Confindustria. E non ci sono nemmeno autocandidature da vagliare, né una rosa di nomi ben definita da sfogliare. Netto però è l’identikit che Marcegaglia ha in mente: un imprenditore manifatturiero; meglio se si tratterà di un nome noto del made in Italy; infine non dovrà avere legami con l’universo Fiat (che del resto ha avuto per quattro anni la presidenza). Ancora incerta, ma con alcuni punti fermi, anche la situazione in Emilia-Romagna. A scalpitare per una vicepresidenza è Annamaria Artoni, numero uno regionale dell’associazione e in precedenza leader dei Giovani imprenditori. Ma sarebbe troppo marcata politicamente (area Pd) e perciò la sua eventuale nomina andrebbe a cozzare contro uno dei cardini del programma di Emma: l’equidistanza dalle parti politiche. Come possibili candidati alternativi ad Artoni in Emilia circolano con insistenza i nomi di Gaetano Maccaferri (presidente degli industriali bolognesi) e del modenese Vittorio Fini. Ma a Panorama risulta che nessuno dei due convinca fino in fondo Marcegaglia. A sud della Linea gotica Emma pescherà un solo vicepresidente, in sostituzione del siciliano Ettore Artioli, che durante la presidenza Montezemolo ha avuto la delega ai problemi del Mezzogiorno. Il candidato più forte sarebbe Ivan Lo Bello, leader degli imprenditori palermitani. Ma ci sono due ostacoli. Il primo è che è siciliano come Artioli, e le altre regioni del Sud, a cominciare da Puglia e Campania, rivendicano una rotazione. Il secondo e ben più pesante motivo che rende la scelta di Lo Bello, tanto suggestiva quanto difficilmente praticabile, è che se accettasse l’incarico dovrebbe abbandonare la coraggiosa campagna degli imprenditori siciliani contro la mafia e il pizzo che lo vede schierato in prima fila. Per questo Marcegaglia pensa a due possibili alternative: il pugliese Nicola De Bartolomeo oppure un imprenditore campano (ma in questo caso la scelta non cadrebbe su Gianni Lettieri, presidente degli industriali napoletani che a un posto di rilievo in viale dell’Astronomia terrebbe eccome). L’ultima new entry nella squadra, infine, non dipenderà da Emma ma dalle scelte che faranno i giovani industriali chiamati a eleggere il successore di Matteo Colaninno, anche lui candidato con il Pd. A spuntarla dovrebbe essere la bolognese Federica Guidi. Che si ritroverebbe automaticamente (lo prevede lo statuto) anche nella squadra dei vicepresidenti. Esattamente quello che capitò a Marcegaglia nella primavera di 12 anni fa. Angelo Pergolini