Libero Mercato 8 aprile 2008, Francesco De Dominicis, 8 aprile 2008
Un altro anno d’oro. Libero Mercato 8 aprile 2008 Un altro anno d’oro. L’ennesimo. Per le banche italiane pure il 2008 si chiuderà con un ottimo bilancio per quanto riguarda il rapporto con l’amministrazione finanziaria
Un altro anno d’oro. Libero Mercato 8 aprile 2008 Un altro anno d’oro. L’ennesimo. Per le banche italiane pure il 2008 si chiuderà con un ottimo bilancio per quanto riguarda il rapporto con l’amministrazione finanziaria. Di tasse, infatti, gli istituti di credito, ne verseranno poche nelle casse dello Stato. Di tutti i soldi che il sistema bancario del nostro Paese riuscirà a portare a casa durante questi dodici mesi, infatti, il 68,6% sarà di utili. Le tasse supereranno di poco quota 30%. Le previsioni sui risultati 2008 dell’industria bancaria italiana sono riportate in uno studio riservato che circola da alcuni giorni in ambienti finanziari. Studio nel quale, gli economisti degli istituti - grazie anche alla collaborazione di esperti fiscali - hanno realizzato una stima circa l’impatto della Finanziaria approvata a dicembre scorso dal Parlamento sui conti del settore. Ne emerge una fotografia assai positiva per i bilanci delle banche. Le manovra sui conti pubblici per il 2008, dunque, si conferma come il contenitore di una serie di norme cucite su misura per le banche. Senza dimenticare che proprio in queste settimane, i principali istituti di credito italiani (su LiberoMercato del 25 marzo) stanno presentando, e approvando, i risultati del sul 2007 dai quali emerge che la pressione fiscale non è mai arrivata ai livelli sopportati dalle altre imprese (si veda l’altro articolo in pagina): la percentuale di prelievo tributario, per gli istituti bancari, è sempre abbondantemente inferiore al 40%. In un Paese normale, un dato come questo dovrebbe essere accolto positivamente. Ma l’evidente disparità di trattamento tra i cari comparti del panorama economico del nostro Paese finisce col far girare le scatole a molti. Ma nonostante il fisco soft, gli istituti si ricordano che ”l’erba del vicino è sempre più verde”. E in questo caso il giardino è quello tedesco. La recente riforma fiscale approvata in Germania, infatti, secondo i banchieri italiani, è il modello da seguire. Nessuna indicazione esplicita, ma è chiaro che nel menù per la prossima legislatura suggerito dal gotha della finanza, c’è pure un riassetto delle norme tributarie sulla falsa riga di quello varato dai nostri vicini di casa. Del resto, con le nuove regole, le banche tedesche hanno ottenuto importanti benefici. E lo stesso dossier degli istituti italiani stima - per il sistema bancario della Germania - brillanti risultati per il 2008 e pure per il 2009: gli utili dopo le imposte degli istituti tedeschi toccheranno quota 70,17% per il biennio. Quasi due punti percentuali in più rispetto agli utili after tax delle banche italiane. Un gap che ai banchieri del nostro Paese proprio non va giù , da colmare rapidamente. In Germania l’aliquota dell’imposizione societaria è stata portata dal 25% al 15%, in un colpo solo. E, a differenza degli interventi varati dal governo di Romano Prodi, l’allargamento della base imponibile che ha accompagnato il taglio delle aliquote è stato appoggiato da uno sgravio netto di circa 5 miliardi di euro. Mentre in Italia, la riduzione del cuneo fiscale con gli sconti Irap sono stati "a saldo zero": lo Stato, cioè, ha abbassato da una parte e ha aumentato dall’altra. Ciò nonostante le banche stanno inanellando una sequenza di bilanci 2007 superpositivi. Ed è assai probabile che la crisi dei mutui subprime Usa non avrà effetti sui conti dell’industria bancaria. In un Paese ”normale” nessuno si dovrebbe lamentare per le ottime performance delle banche locali. Salvo scoprire, però, che certi risultati sono sistematicamente raggiunti grazie a costi super praticati allo sportello a danno dei clienti Francesco De Dominicis