L’Unità 3 aprile 2008, Ferdinando Camon, 3 aprile 2008
L’ultimo oltraggio. L’Unità 3 aprile 2008 Sull’omicidio di Meredith la polizia ha girato un filmato, nella stanza del ritrovamento, sul corpo martoriato, sugli indumenti utili all’indagine, il reggiseno strappato, eccetera; si vede anche la gola tagliata, il corpo nudo, tutto quello che di solito si vede dove uno è stato ucciso brutalmente ed esibendo i segni delle violenze subite pare che invochi: «Guardate cosa mi han fatto, rendetemi giustizia!»
L’ultimo oltraggio. L’Unità 3 aprile 2008 Sull’omicidio di Meredith la polizia ha girato un filmato, nella stanza del ritrovamento, sul corpo martoriato, sugli indumenti utili all’indagine, il reggiseno strappato, eccetera; si vede anche la gola tagliata, il corpo nudo, tutto quello che di solito si vede dove uno è stato ucciso brutalmente ed esibendo i segni delle violenze subite pare che invochi: «Guardate cosa mi han fatto, rendetemi giustizia!». Sentire quel grido fa bene alla polizia. La smuove, la mette al lavoro, la incalza senza posa. La polizia, e anche chi deve giudicare: perché deve calibrare la pena sul male inflitto, perciò deve conoscere il male nei dettagli. Dunque, a qualcuno serve vedere la scena del delitto, la ricostruzione del delitto, la vittima scomposta, che aspetta un risarcimento dalla legge. L’oltraggio che ha subito è immenso: le è stata tolta la vita, a quell’età, in quel modo. Vedere il modo dell’uccisione serve anche all’assassino: l’assassino non è mai un solo uomo, l’assassino è quel che è più tanti altri che lui non sa, in lui c’è l’uomo che ha ucciso, l’uomo che è scappato, l’uomo che riprende a vivere come se il delitto non fosse mai avvenuto (a volte, come nel mostro di Foligno, collabora alle indagini), l’uomo che riportato sul luogo del misfatto non vede e non sente, il delitto lo ha fatto schizzare su un altro mondo e non torna più sul nostro. Può farcelo tornare un indizio, un particolare che qualche foto gli mostra, brutale, osceno, un particolare che fora la corazza della sua insensibilità e lo costringe a rivedere quel che non ricordava di aver già visto. Se si scuote, o, come dice la polizia, se «crolla», vuol dire che non è completamente perduto. Oserei dire che se crolla merita qualche attenuante. Dunque, costruire il filmato di un delitto serve a capire il delitto, quindi a rendergli giustizia. Il padre di Amleto non ha pietà nello svelare al figlio come è stato ucciso, il tradimento, la consanguineità dell’assassino, la spietatezza, i motivi abietti. E Amleto avrà bisogno di ripensare a tutti quei dettagli per non fermarsi nella vendetta-giustizia. Ma basta, il filmato dell’omicidio deve circolare solo nella cerchia di coloro che giudicano e indagano. Non deve diventare spettacolo. Finire in rete o in un tg. Diventare merce di un mercato. Diventare oggetto di barzelletta, battuta o commento degli spettatori. Se questo avviene, allora vuol dire che la povera vittima, che ha patito l’oltraggio di essere aggredita e spogliata e accoltellata e abbandonata da chi voleva fare di lei un oggetto sessuale, patisce adesso lo stesso oltraggio moltiplicato per mille, perché viene esibita in faccia al mondo. E il nuovo oltraggio non comincia quando il filmato va in onda: comincia quando il filmato esce dagli armadi della polizia o della magistratura ed entra nella disponibilità di qualche televisione. Chi realizza questo passaggio? Chi ci guadagna sopra? Può guadagnarci in euro, ma anche in soddisfazione del suo esibizionismo. Cominciato da lì, l’oltraggio non si ferma più. Chi consegna al mercato un materiale così sensibile lo fa pensando che si tratta di un morto, e il morto non ha diritti perché se li aveva son cessati. Errore. Chiunque sia, che appartenga a qualche anello della polizia o della magistratura, chi ragiona così non ha capito il fondamento della nostra civiltà. Ognuno di noi ha dei diritti, e tutti gli altri son tenuti a garantirglieli. Anche se muore, non è mai solo. Nel caso di Meredith, restano i genitori e i familiari, ma resta anche l’opinione pubblica di tutto il mondo, e noi in primo luogo, che la ospitavamo, studentessa straniera in una nostra università per stranieri. Abbiamo con Meredith - che in quell’ambiente comunque torbido, dove pare corresse tanta droga, vien definita dalle indagini come «irreprensibile» - un debito enorme. Non potremo mai colmarlo. Purtroppo, da oggi anzi aumenta. Ferdinando Camon