varie, 10 aprile 2008
LA PIETRA Ugo
LA PIETRA Ugo Bussi sul Tirino (Pescara) 16 novembre 1938. Artista. «[…] architetto-artista legato all’idea del ”genius loci”, come del recupero e reinvenzione dello spazio urbano, così come dello scambio fra interno ed esterno, contrario a ogni monumentalismo, esibisce la propria attività nelle più diverse discipline, usando pittura, cinema, performance, oggetti, installazioni. [...] Da montagne di spazzatura, presso Milano nel ”69, degne di rammentare le attuali a Napoli, ecco un’auto creata con il riuso di materiali gettati, seguono poi minuscole casette, verso il ”78, progetti veri e propri con facciate ricoperte di mattoni che compongono ora un vaso di fiori, ora una lampada, poi un’installazione fra dentro e fuori: una macchina fotografica con cavalletto, disposta all’interno che scatta foto di eventi nella strada. Recupero e reinvenzione si succedono anno dopo anno tanto che La Pietra, costruttore di una sola casa aperta a Bologna nell’82, in mattoni e ceramica, poi distrutta, ha realizzato personali al Moma di New York, alla Fortezza da Basso a Firenze, al parigino Beaubourg. Ha pure vinto concorsi come quello dell’Orto Botanico a Milano nelgi Anni 80, ma non gli è mai stato offerto o consentito di costruire nulla. La sua spiega, è sempre stata una partecipazione critica. Di recente ha recuperato l’attenzione alle tracce dell’ambiente in quadri, un pittura segnica con acrilici che lascia affiorare forme o segni architettonici. [...]» (Fiorella Minervino, ”La Stampa” 14/1/2008). «[...] folletto eclettico, curioso, operoso, felicemente stralunato [...] Si comincia dal 1962, quando La Pietra segue la vocazione di pittore che lo vede fondare con Verga, Vermi, Sordini e Ferrari il gruppo raccolto intorno alla galleria milanese Il Cenobio. I suoi dipinti appartengono al clima della pittura di segni del tempo, parenti stretti dell’arte monocroma che contraddistingue Azimuth e la cerchia romana di Twombly e Novelli. Si passa di lì a poco alla stagione dell’architettura radicale, dell’impegno ideologico e sociale attorno alla città e all’idea dell’abitare, del luogo, delle forme che lo contraddistinguono, fra critica dell’esistente e tensione utopica. La Pietra si dedica ai fotomontaggi, ai collages, alle installazioni, e poi ancora ai film e ai video, costeggiando il concettualismo, aperto ai nuovi media e alle loro possibilità comunicative ed espressive. Altri, a questo punto, avrebbero placato i propri ”astratti furori” e si sarebbero goduti la pensione da reduce che il mondo dell’arte non nega ad alcuno. La Pietra no. Eccolo cercare l’estrema salvezza possibile del design identificandola nel recupero della tradizione altoartigianale italiana, quella che gli storici chiamano il ”lungo Rinascimento”. Mentre tutti predicano globalizzazioni e standardizzazioni produttive forsennate, La Pietra si mette all’opera negli amati laboratori artigianali, coniugando design contemporaneo, invenzione leggera e felice, e sofisticatezze tecniche che in qualsiasi Paese diverso dal nostro sarebbero tutelate come bene prezioso. Anche in questo caso La Pietra svolge un’opera lucida di analisi intellettuale intorno ai temi che affronta ma, come voleva il vecchio Annibale Carracci, ”parlando con le mani” in luogo di blaterare teorie. I suoi ragionamenti sono opere in legno, in pietra, ma soprattutto in ceramica, in cui coniuga la vecchia tradizione ornamentale con la propria nitida invenzione formale. Le ceramiche sono le opere che chiudono questo percorso, perché rappresentano la vita attuale di La Pietra. Possiamo stare tranquilli: non sarà certo l’ultima» (Flaminio Gualdoni, ”Corriere della Sera” 13/1/2008).