Il Messaggero 7 aprile 2008, MARIO AJELLO, 7 aprile 2008
Controlli la tv? Perdi le elezioni. Il Messaggero 7 aprile 2008 UNA tesi quasi choc: chi governa la televisione, e la controlla in campagna elettorale, perde le elezioni
Controlli la tv? Perdi le elezioni. Il Messaggero 7 aprile 2008 UNA tesi quasi choc: chi governa la televisione, e la controlla in campagna elettorale, perde le elezioni. così da quindici anni. Cioè per l’intero periodo della Seconda Repubblica, che Giuseppe Gnagnarella dirigente della Rai e per tanto tempo ai vertici di Tg3, Gr2 e Gr unificato percorre centimetro per centimetro e in lungo e in largo, sotto l’angolo visuale del rapporto fra schermo e partiti, e ne racconta le vicende e i retroscena in un libro assai gustoso per lo stile e per la ricca documentazione ma non pesante: La bella preda. Rai tra politica e audience (Carabba editore, 167 pagine, 15,50 euro). La tesi del volume è quella che dicevamo all’inizio. Troppo brutale? «Dal ”94 a oggi, l’assalto alla Rai non premia e non ha premiato nessuno», spiega Gnagnarella. E conduce un’analisi sul potere che non ha bisogno di passerelle e di esibizioni è stato il caso di Enrico Cuccia o di Carlo Azeglio Ciampi, per esempio e sulla capacità di produrre leadership, e di vedersela riconosciuta, che prescinde dalle comparsate nei tiggì e negli show in cui il capo partito balla, canta, cucina, si pavoneggia. Come si affermò la Lega nel ”92, mentre l’arco costituzionale che teneva in pugno la Rai crollò alle elezioni? Si affermò, ricorda l’autore della Bella preda, senza tutto questo. Anzi a dispetto dell’uso propagandistico delle antenne. Controllare politicamente il mezzo non serve. Plasmare una società attraverso quel mezzo, cioè la tivvù, invece è un lavoro di lungo periodo che finisce per giovare a chi ha la lucidità di perseguirlo. Dunque, Gnagnarella parla anche di Berlusconi. Ma lo fa al netto dei luoghi comuni ”demonizzanti”. «Norberto Bobbio per primo ha sostenuto che nel risultato elettorale del ”94 la televisione è stata sì determinante, ma ”non nel senso che Berlusconi sia apparso in video più degli altri. Bensì perché la società italiana creata dalla televisione è una società naturaliter di destra”». Ma soprattutto, Gnagnarella parla di ”noi”. E non bene, come è giusto che sia. Spiega quanto l’autoreferenzialità del giornalismo politico e il «pactum sceleris» che i cronisti intrattengono con gli esponenti dei partiti contribuiscono alla poca rilevanza dello schermo in campagna elettorale e alla bassa credibilità che questo circuito mediatico-politico riscuote presso i cittadini. Arrendersi a questa deriva che ha rovinato la tivvù e ha rovinato la politica? Una luce di speranza, nella Bella preda, la accende Internet, che sta per sorpassare la tivvù. «Solo il 46 per cento degli italiani si legge alla fine della Bella preda, sulla base di dati forniti da una ricerca del Politecnico di Milano continua a fruire della televisione come faceva in passato. Mentre la Rete sta seducendo il 54 per cento degli italiani, cioè sempre più persone, anche anziane e non solo nelle grandi città». Più web e meno passerelle: così ci salveremo? MARIO AJELLO