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 2008  aprile 09 Mercoledì calendario

MILANO

Un pool di advisor finanziari e legali, nella city e non solo, è stato allertato fin dalla mattina di ieri. Dal punto di vista di Alitalia, però, non si tratta della ricerca di possibili imprenditori o finanzieri interessati a una possibile e ancora poco delineata cordata. Ricerca che pure, altrove, continua per quanto con lo sguardo ormai rivolto al post elezioni. A muovere la ricerca di pareri e consigli sulla vicenda Alitalia ai maggiori esperti di diritto societario italiani è stato il tentativo di evitare che un domani si potessero impugnare scelte e decisioni dei vertici. I legali interpellati, fin dalla serata di lunedì, hanno ritenuto non decaduto il contratto di trattativa, e non vincolante il termine del 2 aprile fissato dall’ex presidente Maurizio Prato. Per la precisione, il comunicato di Air France ha spinto a pensare che Parigi lo considerasse irrilevante e che, quindi, il contesto «politico» complessivo spingesse verso una decisione interlocutoria, che mantenesse aperta la porta e lasciasse in carica l’attuale consiglio di amministrazione scongiurando la prospettiva del commissariamento o quella, più drastica, del fallimento. Per questo, Aristide Police e il suo board, ha voluto anzitutto «blindare» la posizione sua e dei suoi colleghi di consiglio. Ha voluto essere certo, insomma, che chi arriverà dopo di lui, un futuro consiglio di amministrazione o tanto più un commissario, non potessero trovare eccepibile, dal punto di vista economico-finanziario, e quindi giuridico, l’operato di chi si è trovato catapultato ai vertici in un momento delicatissimo. E deve contemperare i principi contabili e le decisioni politiche, gli umori sindacali e gli accenti parigini, senza mai perdere di vista il profilo e la diligenza che il codice civile chiede agli amministratori. Tanto più nella prospettiva, per ora rinviata ma certo non escludibile in eterno, di un commissariamento seguendo la via della Legge Marzano. Nel caso di amministrazione straordinaria è prassi spesso praticata quella di un’ azione di responsabilità da parte del commissario nei confronti di chi è venuto prima. E se il caso Alitalia non è certo in alcun modo comparabile al crac di Parmalat, è chiaro che gli attuali vertici hanno voluto cautelarsi per il futuro. Assecondando, come naturale, il riaprirsi di un’opportunità coi francesi, ma non volendo rischiare di essere chiamati in causa domani.
Per questo, il team di consulenti ha immediatamente fornito dati «confortanti» su una sostenibilità finanziaria per i prossimi mesi, mentre un parere legale ha confortato la decisione uscita ieri dal board della Magliana. In sostanza, proprio perché la situazione finanziaria, per quanto grave, non è d’insolvenza, la diligenza dell’amministratore non solo avrebbe consentito, ma in qualche misura consigliato di procedere ad un voto attendista capace di recepire gli spiragli lasciati aperti a Parigi. Numeri e parole di advisor terzi, insomma, che l’Alitalia «transitoria » di Aristide Police ha voluto che restassero agli atti. In attesa che lo scenario si chiarisca e il timido ottimismo di ieri si confronti con l’incontro tra i sindacati e il governo, azionista di riferimento della società amministrata da Police.
Jacopo Tondelli