Sergio Romano, Corriere della Sera 7 aprile 2008, 7 aprile 2008
Lettere. INTESA FRA NATO E RUSSIA. Corriere della Sera 7 aprile 2008 Lei crede che l’eventuale ingresso nella Nato di Ucraina e Georgia sia un rischio per la sicurezza europea
Lettere. INTESA FRA NATO E RUSSIA. Corriere della Sera 7 aprile 2008 Lei crede che l’eventuale ingresso nella Nato di Ucraina e Georgia sia un rischio per la sicurezza europea. E soprattutto crede che la Nato abbia ancora senso per noi europei dopo la fine della guerra fredda? Valerio Larcher valelarch@hotmail.it Caro Larcher, Credo che convenga partire dalla sua seconda domanda. Per qualche tempo, dopo la fine della guerra fredda, la Nato rimase in una specie di limbo. Il crollo dell’impero sovietico e la morte dell’Urss avevano privato l’organizzazione delle sue funzioni originarie, ma gli europei temevano che il suo scioglimento avrebbe avuto per effetto l’allentamento dei legami politici e militari stabiliti con gli Stati Uniti alla fine della Seconda guerra mondiale. A Washington, d’altro canto, la questione non era stata ancora dibattuta e risolta. La situazione accennò a cambiare verso la metà degli anni Novanta quando sembrò che la Nato potesse dare una risposta alla crisi jugoslava. L’intervento militare in Kosovo, alla fine del decennio, parve a molti la pratica dimostrazione che la nuova Nato avrebbe potuto svolgere funzioni di polizia umanitaria nell’interesse della sicurezza collettiva del continente europeo. L’alleanza politico-militare creata dall’Occidente contro la minaccia sovietica avrebbe cambiato cappello e sarebbe diventata il maggior garante della convivenza fra tutti gli Stati europei durante quello che fu allora definito il «terzo dopoguerra ». Ma le divergenze con Mosca sulla guerra del Kosovo dimostrarono che la Nato avrebbe potuto assumere un nuovo ruolo soltanto il giorno in cui anche la Russia sarebbe stata ammessa a farne parte. La soluzione sembrò arrivare durante la presidenza Bush. Nell’ottobre del 2001, dopo gli attentati terroristici del settembre, il Consiglio Atlantico assicurò agli Stati Uniti il proprio sostegno e si spinse sino a invocare l’articolo 5 del Patto Atlantico, una clausola che ricorda il giuramento dei moschettieri: tutti per uno, uno per tutti. Ma gli americani, dopo avere incassato l’appoggio dell’Alleanza, preferirono fare la guerra in Afghanistan da soli, con un piccolo gruppo di alleati fedeli e consanguinei (britannici e canadesi). Sembrò allora che alla nuova amministrazione americana la vecchia Nato, concepita come alleanza militare contro un nemico comune, non interessasse. Credemmo di averne la prova nel luglio del 2002 quando al vertice atlantico di Pratica di Mare nacque, accanto alla vecchia Nato, una nuova «Nato-Russia». Fu previsto un Consiglio, composto da venti membri che avrebbe trattato questioni di interesse comune: lotta al terrorismo, gestione delle crisi, proliferazione delle armi di distruzione di massa, controllo degli armamenti, misure per la reciproca fiducia, difesa contro i missili di teatro, operazioni di salvataggio in mare, cooperazione militare e riforma dei sistemi di difesa. Nacque così una organizzazione per la sicurezza collettiva del continente europeo che avrebbe potuto accogliere un giorno tutti i Paesi della vecchia Unione Sovietica (fra cui Ucraina e Georgia) e dare una risposta al loro bisogno di sicurezza. Se «Nato-Russia» avesse risposto alle aspettative di Pratica di Mare non vi sarebbero stati i malumori e le divergenze che hanno incrinato in questi ultimi tempi i rapporti russo-americani. Ma la presidenza Bush, negli anni seguenti, preferì puntare sulla vecchia Nato e ne fece uno strumento per l’allargamento dell’influenza americana all’Europa centro-orientale. Il primo errore, a mio avviso, fu l’allargamento del 2004, quando l’organizzazione accolse, insieme a quattro Paesi dell’Europa danubiano-balcanica, le tre repubbliche del Baltico. E portò i suoi confini, in tal modo, all’interno di un territorio che era stato prima russo, poi sovietico. Alla sua prima domanda, caro Larcher, rispondo quindi che la Nato com’è oggi (e a maggior ragione se includerà altri Paesi dell’Europa orientale) nuoce ai rapporti dell’Unione Europea con la Russia ed è un inutile fattore d’instabilità per gli equilibri del Continente. Sergio Romano