Corriere della Sera 7 aprile 2008, Fiorenza Sarzanini, 7 aprile 2008
Mistero sull’ora della morte. Corriere della Sera 7 aprile 2008 Meredith Kercher ha avuto una lunga agonia, ma l’esame dei reperti non consente di stabilire l’ora della sua morte
Mistero sull’ora della morte. Corriere della Sera 7 aprile 2008 Meredith Kercher ha avuto una lunga agonia, ma l’esame dei reperti non consente di stabilire l’ora della sua morte. Dalle 21, quando la giovane tornò a casa, potrebbe essere accaduto anche dopo dieci ore. La conclusione dei periti nominati dal giudice di Perugia rischia di rimettere in discussione le indagini svolte sinora sull’omicidio della studentessa inglese. Anche perché ci sono altri elementi, ritenuti determinanti dall’accusa, che non trovano conferma nei nuovi accertamenti. Arma, ferite, dinamica del delitto: il collegio dei consulenti non avvalora, anzi in alcuni casi smentisce, i risultati raggiunti dal professor Luca Lalli, il medico legale che per primo esaminò il cadavere e poi svolse l’autopsia. E soprattutto lascia aperti numerosi interrogativi su quanto accadde la notte tra il primo e il 2 novembre nella villetta di via della Pergola 7. La relazione sarà consegnata e discussa durante l’udienza fissata per il 19 aprile. Le analisi sono però terminate e la maggior parte dei quesiti posti dal giudice ha già una risposta. Secondo gli specialisti, Meredith è stata colpita con cinque/sei coltellate; due sono quelle definite «importanti». La più piccola è quella che avrebbe provocato una forte emorragia, ma non la morte della giovane. E questo avrebbe spinto il suo assassino a stringerle il collo fino all’asfissia. Nuovi esami potranno forse accertare quanto tempo sia passato tra una coltellata e l’altra, si ritiene comunque che dal primo colpo al decesso possa essere trascorsa almeno mezz’ora. Dubbi forti riguardano l’arma del delitto. Il coltello trovato a casa di Sollecito con il Dna misto di Meredith e Amanda sulla punta, viene ritenuto soltanto «compatibile», mentre non si può escludere che le lame utilizzate fossero più di una. Le accuse contro Rudy Hermann Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono l’omicidio volontario e la violenza sessuale. Come già dichiarato dal dottor Lalli, i nuovi periti non confermano che Meredith sia stata stuprata. Parlano di un rapporto non completo – del resto ammesso dallo stesso Rudy – ma non sono in grado di dire se sia stata costretta a subirlo. Anche perché – a differenza di quanto era stato stabilito in sede di autopsia – sono convinti che la giovane fosse completamente ubriaca. La discrepanza tra i risultati dei test è altissima: 0,4 grammi di alcol per litro secondo la prima analisi, 2,4 per la seconda. Il collegio peritale ha analizzato i reperti prelevati durante l’esame del cadavere che erano stati congelati e poi scongelati. Nella relazione non si esclude la contaminazione, sia pure con una probabilità bassissima. Le amiche che trascorsero il pomeriggio con Meredith negano che avesse bevuto. «Abbiamo cenato verso le 18.30 – raccontano – e poco prima delle 21 siamo andate a casa. Eravamo stanche perché la sera prima avevamo festeggiato Halloween ». Possibile che la giovane si sia ubriacata con il suo assassino o con i suoi assassini? O forse è stata obbligata a bere? Esaminando le ferite inferte e tenendo conto del tempo trascorso fino al decesso, i periti hanno avuto la sensazione che la ragazza abbia dovuto subire altre imposizioni, un vero e proprio accanimento. Ma perché? Rudy ha ammesso di essere stato con Meredith mentre veniva uccisa, ma ha negato di essere l’assassino. Due settimane fa ha dichiarato che quella sera c’era anche Amanda «insieme al giovane con il coltello». La stessa Amanda aveva inizialmente raccontato di essere stata nella villetta al momento del delitto, accusando Patrick Lumumba di averla accoltellata. Le analisi compiute dalla Scientifica confermano che entrambi erano lì. Ma che cosa sia davvero accaduto in quella villetta cinque mesi fa, rimane ancora un mistero. Fiorenza Sarzanini