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 2008  aprile 07 Lunedì calendario

ERONICO

ERONICO Egidio Roma 20 dicembre 1954. Regista. Diresse Charlton Heston (morto il 6 aprile 2008) nell’ultimo film della sua carriera: My father – rua Alguem 5555 (2003). «’Il ”Monumento’ Charlton Heston, con me, è stato un uomo molto disponibile e disciplinato”. [...] Nel film, tratto dal libro dello scrittore tedesco Peter Schneider, Heston aveva accettato di essere Josef Mengele, il colonnello medico delle SS, responsabile dei più atroci esperimenti sui bambini nel campo di Auschwitz. ”Un ruolo - racconta Eronico - che in Europa non voleva nessuno: lo trovavano troppo negativo. Ne avevano paura. Bruno Ganz si spaventò moltissimo, salvo poi interpretare Hitler. Ma lo capisco: il Führer è diverso perché si tratta comunque di una maschera, anche se negativa, quindi è più approcciabile. Mengele, invece, è proprio il nostro vicino di casa, quello che vedi giocare con i cani.... Così mi sono deciso a portare il copione negli Usa, dove, fra gli interessati, c’era anche Anthony Hopkins. Ma mi arrivò la telefonata di Charlton Heston: ”Sarei onorato di concludere la mia carriera con un ruolo così’, mi disse. Parlammo a lungo, anche se capimmo immediatamente che il ruolo sarebbe stato senz’altro suo. Mi viene ora in mente una sua frase: ”L’infernale Quinlan di Orson Welles è il più grande B-movie della storia del cinema’”. Heston, come riferisce il regista, sul set è stato un attore modello: ”Puntuale e pignolo come tutti quelli della ”Old Hollywood’. Eppure io l’ho maltrattato, costringendolo a girare a Manhaus, in una favela dove faceva un caldo atroce, con il 93 per cento di umidità e dove non avevamo luce né acqua corrente. Purtroppo, si notavano le prime avvisaglie della malattia che l’aveva colpito. Capitava che avesse tremendi vuoti di memoria: in quel caso ci fermavano, a volte adattavamo il testo e, nei momenti peggiori, utilizzavamo il gobbo. Eppure, quando ero preoccupato, era sempre lui a consolarmi: ”Tranquillo’, mi diceva, ”non è il primo cattivo della mia carriera’. Di lui mi sono rimaste molte cose, ma ci tengo a ricordare un suo insegnamento: si può affrontare qualunque problema, basta dividerlo in più parti e affrontarne una alla volta”» (Roberta Bottari, ”Il Messaggero” 7/4/2008).