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 2008  aprile 05 Sabato calendario

«Talvolta le sue dichiarazioni su situazioni delicate come i mutui non sono sempre supportate da dati confrontabili» ROMA – Corrado Faissola, sceglie le parole con cura

«Talvolta le sue dichiarazioni su situazioni delicate come i mutui non sono sempre supportate da dati confrontabili» ROMA – Corrado Faissola, sceglie le parole con cura. Non vuole polemizzare col presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà. Soprattutto ora che è impegnato a ottenere la riconferma al vertice dell’Abi ed è alla vigilia di assumere la carica di presidente del Consiglio di sorveglianza di Ubi banca. «Abbiamo il massimo rispetto dell’Autorità per la tutela della concorrenza », dice. Ma, aggiunge, «non possiamo accettare di essere accusati di comportamenti dolosi ». Allora Catricalà sbaglia nell’attaccarvi sui mutui? «Non posso nascondere che talvolta le sue dichiarazioni in pubblico su situazioni delicate come i mutui ci lascino perplessi anche perché non sono sempre supportate da dati confrontabili. Io mi rendo conto che l’Autorità e in particolare il suo presidente sono oggetto di pressioni da parte dell’opinione pubblica e delle associazione dei consumatori per un problema di grande rilevanza sociale come il momento di difficoltà delle famiglie». Ma? «Questo non giustifica la prassi di colpevolizzare sistematicamente le banche per demeriti che non hanno». Le famiglie però sono in difficoltà... Di chi è la colpa? «Non certo delle banche. Le difficoltà sono reali ma i dati dicono che hanno origini più lontane dei mutui conclusi negli ultimi due anni. Il decadimento finanziario delle famiglie, chiamiamolo così, è iniziato ben prima: dieci anni fa il risparmio familiare era pari ad oltre il 16% del reddito disponibile; oggi ne rappresenta il 6%. Dal primo posto che l’Italia vantava in questo campo rispetto ai suoi principali partner europei oggi è passato all’ultimo. Le famiglie utilizzano il reddito disponibile per i bisogni più immediati. Attribuire la colpa di tutto ciò ai mutui è privo di fondamento». Le banche avrebbero potuto spiegare che il mutuo variabile era soggetto a crescere con l’aumento dei tassi. «Cominciamo col dire che grazie a questi mutui in Italia l’80% delle famiglie possiede una casa di proprietà. la percentuale più alta d’Europa. E mette al riparo dal problema degli affitti che negli ultimi quattro anni sono aumentati di più del doppio delle rate dei mutui. Ma non basta...». Che c’è ancora? «Rivendico a nome di tutte le banche il merito di avere rispettato la media del 50% del valore dell’immobile nella concessione del mutuo. un comportamento responsabile. Ma tornando allo sportello che avrebbe dovuto fare l’impiegato? Consigliare di non indebitarsi e di non comprare l’alloggio facendo perdere al cliente l’opportunità di usufruire dei vantaggi dell’incremento di valore dell’immobile? Costringerlo ai costi dell’affitto? Oppure imporre al cliente il tasso fisso facendogli sborsare di più, considerato che solo ora pagherebbe la stessa cifra del variabile? No, le banche non hanno colpe neanche piccole». Ma sui ritardi nell’applicazione della legge Bersani, non pensa che Catricalà abbia ragione a puntare il dito contro gli istituti di credito? «Molte leggi hanno avuto una gestazione complicata e lunga: per quel che attiene le norme che ci riguardano posso dire che non siamo stati consultati, neanche per quei profili che avremmo contribuito a chiarire evitando inutili intoppi nell’attuazione. Detto questo le banche hanno definito un meccanismo semplice per la portabilità dei mutui. Molte sono già pronte ma posso assicurare che tutte rispetteranno il termine del 31 maggio fissato al momento dell’accordo sulle procedure da seguire, in febbraio». Stefania Tamburello