La Stampa 2 aprile 2008, ALESSANDRO BARBERA, 2 aprile 2008
”Salviamo Az Servizi e Fintecna nel capitale”. La Stampa 2 aprile 2008. Prima un vertice all’Hotel Minerva con i manager di Air France-Klm
”Salviamo Az Servizi e Fintecna nel capitale”. La Stampa 2 aprile 2008. Prima un vertice all’Hotel Minerva con i manager di Air France-Klm. Poi Maurizio Prato, un contatto con Palazzo Chigi e Gianni Letta attraverso il suo advisor ed ex ad di Alitalia Francesco Mengozzi, un incontro a quattr’occhi nel pomeriggio con Tommaso Padoa-Schioppa. Per Jean-Cyril Spinetta la terza missione romana del «Progetto Azzurro» si sta rivelando più faticosa del previsto. Credeva di poter piegare il fronte sindacale con l’ultimo pacchetto di proposte; credeva che questo avrebbe calmato le esternazioni elettorali permettendogli di mettere un piede dentro Alitalia prima di affrontare il nodo Malpensa e l’eventuale governo Berlusconi. Invece le sigle gli stanno dando filo da torcere. I problemi più grossi sembravano arrivare dai piloti dell’Anpac, irritatissimi per l’accresciuto numero di piloti in esubero e ora addolciti dalle concessioni sulla diminuzione del numero di aerei a terra. Invece la partita si è complicata con i sindacati confederali, determinati a salvare quanto più possibile dell’attuale Alitalia. Spinetta è stretto fra due fuochi: da un lato i vincoli imposti dai soci olandesi, ancora memori della fallita fusione del 1998 con Alitalia, dall’altra una compagine sindacale che il manager sa essere favorevole a un accordo che toglierebbe argomenti al centro-destra e farebbe svanire lo spettro del commissariamento. Sarà per questo che ieri, convinti di avere ancora un margine di manovra, Cgil, Cisl e Sdl (le sigle più forti tra i dipendenti di terra) hanno fatto pervenire al manager francese una proposta che - garantiscono - chiuderebbe la partita: l’ingresso di Fintecna nel capitale della nuova Alitalia. L’idea, nata in casa Cgil, permetterebbe di mantenere tutta Alitalia Servizi, la società che raccoglie le attività a terra, nella nuova compagnia e, in futuro, una presenza più forte della componente italiana nella holding Air France-Klm: non più uno scarso 2%, ma fino al 4%. Prato non è contrario, né ci sono state obiezioni esplicite di Palazzo Chigi e del Tesoro. Secondo i confederali la proposta non dispiacerebbe al centro-destra, che lamenta lo scarso potere dell’Italia dentro al nuovo cda. Negli ambienti berlusconiani meno ostili alla fusione con Parigi (vedi Gianni Letta e Giulio Tremonti) da qualche giorno circola l’idea dell’eventuale ingresso nel capitale della nuova Alitalia di un socio privato: da qui l’atteggiamento più morbido mostrato ieri da Berlusconi. Spinetta non vuole mollare la presa, ma ha fatto sapere di non poter accettare qualunque richiesta. Una questione di questo tipo, che modificherebbe la governance della compagnia, fra l’altro dovrebbe passare almeno dal giudizio di un cda di Air France-Klm. C’è ancora da risolvere la grana della causa di Sea contro Alitalia per Malpensa e da costruire con il governo la gestione degli ammortizzatori sociali per i più di duemila esuberi: di questo ieri Mengozzi avrebbe parlato a Palazzo Chigi con il braccio destro di Prodi, Daniele De Giovanni. Fino a tarda notte fra i sindacati, i vertici di Alitalia e Air France-Klm sono proseguiti i contatti per tentare una mediazione. Per il momento le parti restano sulle proprie posizioni. «O la va o la spacca», confida una fonte sindacale. «O la va o la spacca» conferma una fonte vicina al manager transalpino. Alessandro Barbera