Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  aprile 03 Giovedì calendario

L’iceberg gigante è un cubetto di ghiaccio. Libero, mercoledì 2 aprile Dove è finito l’iceberg che giovedì 27 marzo ha gettato il mondo nel panico? Il giorno prima le agenzie di stampa di tutto il pianeta avevano battuto una notizia drammatica ripresa dai giornali, nessuno escluso

L’iceberg gigante è un cubetto di ghiaccio. Libero, mercoledì 2 aprile Dove è finito l’iceberg che giovedì 27 marzo ha gettato il mondo nel panico? Il giorno prima le agenzie di stampa di tutto il pianeta avevano battuto una notizia drammatica ripresa dai giornali, nessuno escluso. L’Antartide si sbriciola a causa dell’aumento della temperatura. Una montagna di ghiaccio grossa «sette volte Manhattan» fluttua nell’oceano. Qualcuno dice abbia un’area di 570 chilometri quadrati. Altri scendono fino a 405. Ma c’è anche chi scrive 450. Che confusione. Comunque sia è una bella bestia. E una bestia «alla deriva», in balìa delle correnti. Potrebbe far rotta verso il Sudamerica. (...) segue a pagina 27 La navigazione nell’inte ra zona sarebbe in pericolo. Gli esperti di clima lanciano l’allarme e commentano il fatto con toni apocalittici: è un fenomeno «vasto» e «terribile» dovuto al «riscaldamento globale»; se andiamo avanti così l’effetto serra ridurrà il Polo Sud alle dimensioni di un cubetto col quale raffreddare il gin tonic. L’umanità per un giorno pare sull’orlo del baratro. La frantumazione della banchina polare sta accelerando, i ghiacciai presto franeranno in mare, il livello delle acque si innalzerà, tutto accade con una rapidità imprevedibile, è l’inizio della fine, siamo rovinati, la reazione a catena si è ormai innescata. Porca miseria, vuoi vedere che ha ragione Al Gore? Forse ha ragione Al Gore Il 28 marzo corro subito a cercare gli aggiornamenti. Niente. Il 29 marzo ci riprovo pieno di speranza: forse l’iceberg si è sciolto o spaccato, forse la Patagonia non è in pericolo, forse non si rischia un nuovo Titanic. Invece non c’è niente. Neanche una riga. Il 30 silenzio totale. Il 31 tutto tace. Il mistero si infittisce: che sia un pesce d’aprile in anticipo di una settimana? Possibile si siano perdute le tracce dell’iceberg «sette volte più grande di Manhattan»? Allora faccio quello che fanno i cittadini sinceramente in ansia per le condizioni del pianeta: contatto il National Snow and Ice Data Center, cioè l’ente della Nasa che sorveglia e studia la criosfera. La prima segnalazione dell’iceberg fantasma è venuta da loro. Tanto vale chiedere lumi a chi ha seguito il crollo in diretta. Risponde subito via mail Stephanie Renfrow, università del Colorado. Tocca a lei elaborare e divulgare i dati raccolti dai satelliti Nasa. Per fortuna mi tranquillizza subito: «L’iceberg misura 41 per 2.5 chilometri». Fanno 102.5 chilometri di area e non 570. C’è una bella differenza, tanto più se si tiene conto che in passato si sono staccate montagne di ghiaccio molto più grandi di quella attuale. Ad esempio, nel 2002 si separò la piattaforma Larsen B di 3250 chilometri quadrati; nel 2000 fu la volta del B-15 pari a 11 mila chilometri quadrati. Quindi tutto sommato l’iceberg fantasma non è il primo della classe. Beh, però rimane un oggetto ingombrante: dove è finito l’iceberg? Ho letto che sta vagando qua e là, sono preoccupato... Risposta: «Che io sappia non si è mosso dal Polo Sud. Lo teniamo sotto controllo». E il Sudamerica, la Patagonia, le rotte delle navi? «Qui nessuno ha mai parlato di Sudamerica». La verità? Fra qualche secolo Ma allora da dove saltano fuori le cifre diffuse sui giornali? «Non ne ho idea. Nel nostro comunicato era citata l’area in cui il ghiaccio si è frantumato a causa della separazione dell’iceberg. In effetti è pari a 405 chilometri quadrati circa». L’equivoco probabilmente nasce da qui. Però forse c’è ancora la possibilità che prima o poi frani l’intero ghiacciaio Wilkins... Nello studio che mi viene indicato (facilmente rintracciabile sul sito nsidc.org) lo scienziato Ted Scambos afferma che «lo spettacolo è finito». E aggiunge che «crediamo che il ghiacciaio Wilkins dovrebbe rimanere lì ancora per qualche centinaio di anni ma temperatura e azione delle onde potrebbero accelerare la cosa». Potrebbero. Ma chi lo può sapere con certezza? Sai dov’è l’Isola di Man La leggenda dei 570 chilometri quadrati nasce da una dichiarazione dello stesso Scambos che si può leggere sul web (www.antarctica.ac.uk). Qui il ricercatore ha paragonato (esagerando ma senza fornire numeri precisi) la regione interessata all’Isola di Man. Che non è negli Stati Uniti ma al largo della Gran Bretagna ed ha un’area di 572 chilometri quadrati. Del resto con Manhattan i conti non tornano proprio in alcun modo: il centro di New York ha una estensione di circa 60 chilometri quadrati... Per ora quindi possiamo tirare il fiato: quella del megaiceberg in giro per l’Ocea no pare essere soltanto una agghiacciante ecoballa. Grossa almeno sette volte Manhattan. Alessandro Gnocchi