Nova 3/4/2008, pagina 13, 3 aprile 2008
Per ora teniamoci stretto il caro doppino di rame. Nòva del Sole-24 Ore, giovedì 3 aprile «Noi in Giappone siamo molto avanti con il cablaggio della fibra: raggiunge il 50 per cento delle case, ha 12 milioni di utenti
Per ora teniamoci stretto il caro doppino di rame. Nòva del Sole-24 Ore, giovedì 3 aprile «Noi in Giappone siamo molto avanti con il cablaggio della fibra: raggiunge il 50 per cento delle case, ha 12 milioni di utenti. Eppure, proprio la situazione in Giappone mi fa credere che la fibra sarà sì il futuro, ma non quello prossimo. Ci vorranno anni e anni, e migliaia di miliardi di investimenti, nel mondo, perché il passaggio al regno della fibra ovunque si compia. Nel frattempo, teniamoci stretti il rame». Takayoshi Oshima, fondatore, chairman e ceo di Allied Telesis, affronta così il nodo spinoso delle promesse della fibra ottica. E cioè: tutti sono d’accordo che la fibra nelle case (e negli uffici) sia il futuro. Ma sui tempi e sui modi c’è aperto dibattito e fondate paure. Allied Telesis ha un punto di vista privilegiato sulla questione. E non solo perché è stata fondata da un giapponese. Nata nel 1987, Allied Telesis è cresciuta fino a 600 milioni di dollari di fatturato e 3mila dipendenti, in 30 Paesi, passando in 20 anni per varie ere dell’Information technology. Si occupa inoltre di banda larga a 360 gradi: è una delle poche aziende ad avere in listino ogni tipo di apparato di rete (per utenti e operatori); lavora sia su fiber to the home (Ftth) sia su rame. «Una cosa a cui non si pensa spesso, quando si parla di fibra ottica ovunque, è che non basta metterla nelle case per avere la nuova generazione di reti», dice Oshima. «Serve a poco se il motore di tutta la rete – il core network – è vecchio, cioè se utilizza tecnologie arretrate. Così succede persino in Giappone. Abbiamo tanta fibra nelle case, ma un core che non può reggere i volumi di traffico promessi dal next generation network». I protocolli Ethernet e Mpls si stanno imponendo, ma ancora nelle reti degli operatori mondiali tardano a morire tecnologie già da tempo considerate obsolescenti, come il frame relay e l’Atm. Non solo: c’è fibra e fibra. Come spiega un rapporto Heavy Reading uscito a febbraio, adesso negli Usa dominano le Ftth in Gpon (Gigabit passive optical network), mentre in Europa è più usato Active ethernet. Nel prossimo decennio si dovrebbe però passare a una nuova generazione di reti Pon, 10 Gbit Ethernet o Wdm (Wavelength division multiplexing). Insomma, gli investimenti continueranno nel lungo periodo, per supportare la crescita delle esigenze del l’utenza. Del resto, pare che le nuove reti Ftth non neghino la legge di Nielsen, secondo cui ogni anno la banda consumata da un tipico utente di livello top aumenta del 50 per cento. L’ha rilevato un altro studio recente, di Ventura (commissionato da Ftth Council Europe): ha analizzato gli utenti svedesi, dove le Ftth a 100 Mbps sono già presenti dal 2004. Ventura ha visto che il consumo di banda è cresciuto rispettando Nielsen. La scoperta trova così una risposta positiva al l’annosa domanda che accompagna le nuove reti: gli utenti hanno davvero bisogno di così tanta banda? Il punto però è quale utilizzo ne facciano. Ventura ha scoperto anche questo: tanto peer to peer e servizi video web 2.0. «Accade lo stesso in Giappone, anche se lì hanno cominciato a cablare fibra nelle case 15 anni fa. Ed è un problema di fondo. Significa che non c’è ancora una killer application interessante proprio per coloro che devono investire e decidere la nascita delle nuove reti: gli operatori», dice Oshima. Certo, le idee di applicazioni next generation network ci sono già (dal cinema high definition, alla domotica, al telelavoro e alle videoconferenze), ma nulla di assodato. «Per questo motivo, continueranno nel breve periodo gli investimenti sul rame. Negli Usa e in Norvegia, su tipici doppini da 1,5 chilometri, le nostre tecnologie di bilanciamento del rame riescono a portarlo fino a 27 Mbps. Oltre, su queste distanze, nessuno è ancora arrivato». ovvio che nel tempo gli investimenti in fibra si faranno sentire, anche se saranno soprattutto in Asia, dove ci saranno 54 milioni di case connesse in Ftth, nel 2012 (secondo Heavy Reading): oltre la metà del totale mondiale. Il Giappone conta di arrivare al 95 per cento delle case coperte nel 2010, ma ci riuscirà anche grazie all’aiuto statale. Negli Usa (17 milioni di case nel 2012), la crescita invece è possibile soprattutto «perché il mercato è molto concentrato in un duopolio, che si è creato perché le autorità hanno deregolamentato le nuove reti in fibra. Laddove invece la Commissione Europea vorrebbe obbligare gli incumbent a condividerle con gli alternativi – dice Maurizio Dècina, presidente della Fondazione Ugo Bordoni ”. Per questo motivo, da noi le nuove reti hanno il futuro assicurato solo nei piccoli Paesi, per ora». Nei grandi, i piani tentennano perché i ritorni sull’investimento sono incerti. Francia e Italia avranno i 100 Mbps nel 2009-2010 ma su solo circa il 5 per cento delle case. Il Regno Unito – prevede Ventura – solo nel 2015 e la Spagna nel 2016. La Germania ha preferito puntare invece sulla Vdsl (Fiber to the cabinet). Previsione confermata da uno studio Ofcom della scorsa estate. Heavy Reading conferma: i 18 milioni di utenti europei Ftth previsti nel 2012 saranno concentrati nel Nord Europa. Il totale mondiale passerà così a 89,6 milioni, dagli attuali 20,6. Ma rischia di essere una crescita molto sbilanciata, dal punto di vista geografico. (al.lo.)