Bjørn Lomborg, L’ambientalista scettico, Mondadori 2001., 3 aprile 2008
L’ambientalista scettico Capitolo XI: "Energia" Il nostro corpo fornisce l’energia equivalente a una lampadina da 100 watt
L’ambientalista scettico Capitolo XI: "Energia" Il nostro corpo fornisce l’energia equivalente a una lampadina da 100 watt. Oggi la civiltà dipende dalla disponibilità di energia: mentre alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti la forza lavoro umana costituiva fino al 94% di tutte le risorse industriali, oggi rappresenta solo l’8%. La domanda dunque che più dovrebbe preoccuparci è se questa dipendenza dall’energia sia sostenibile. Cosa succederà a lungo termine alle risorse energetiche? Le risorse attuali si sono formate durante milioni di anni e saranno consumate in pochi secoli. Alcuni osservatori dicono che si dovrebbe farne un uso sostenibile, in modo che anche le generazioni future possano usufruirne. In realtà questa non è una risposta sensata: è ovvio che le fonti di energia non rinnovabile prima o poi finiscano. In futuro l’uso del petrolio come combustibile principale per tutte le attività umane non sarà più conveniente perché il suo prezzo aumenterà e/o perché quello di altre fonti diminuirà. Chiedersi se a lungo termine il petrolio si esaurirà è una domanda bizzarra: è ovvio che alla lunga sarà necessario affidarsi ad altre fonti di energia. «L’età della pietra non è finita per mancanza di pietre; anche l’età del petrolio giungerà al termine, ma non sarà per mancanza di petrolio»(Zaki Yamani, ex ministro dell’Arabia Saudita e tra i fondatori dell’Opec). Per molti la prima crisi petrolifera del 1973 ha rappresentato la conferma della scarsità delle risorse. Ma le crisi petrolifere si sono verificate perché i paesi Opec sono riusciti a limitare la produzione e spingere i prezzi al rialzo. Nel 1914 il Bureau of Mines, l’ente americano per il controllo e la regolamentazione dell’attività mineraria, stimava che il petrolio rimanente sarebbe durato appena dieci anni. Nel 1939 sempre negli Stati Uniti, le proiezioni del dipartimento degli Interni valutavano che il petrolio sarebbe durato ancora per 13 anni. Di nuovo nel 1951 si prevedeva che si sarebbe esaurito 13 anni più tardi. Nel 1972 il libro I limiti dello sviluppo dimostrava che il petrolio, alla pari con numerose altre risorse, si sarebbe esaurito prima del 1992. Nel 1987 Paul Ehrlich annunciò che la crisi petrolifera si sarebbe ripresentata negli anni Novanta. Già avanti con l’età il professor Frank Notestein dell’università di Princeton disse una volta: « da quando sono ragazzo io che il petrolio si sta esaurendo». Il petrolio è presente in tutto il mondo ma i giacimenti più rilevanti si trovano in Medio Oriente: si stima che rappresentino tra il 50 e il 65% delle riserve mondiali. Le risorse conosciute di petrolio non sono tutte le risorse esistenti. Non tutti i giacimenti di petrolio sono noti e che ormai l’unico problema sia solo quello di pompare il minerale in superficie: sempre nuove zone vengono esplorate e altro petrolio viene scoperto. Ma poiché la ricerca costa denaro le nuove ricerche vengono avviate e nuovi campi petroliferi vengono aperti solo quando la domanda aumenta. Pensare che le risorse conosciute costituiscano tutto ciò che ci rimane e di conseguenza prevedere catastrofi al loro esaurimento è fuori luogo. Sarebbe come guardare nel frigorifero ed esclamare: «Questo cibo basta solo per i prossimi tre giorni: fra quattro moriremo di fame». Fra due giorni andremo al supermercato e compreremo altro cibo. Così pure per il petrolio. Non sarà estratto solo dalle fonti già conosciute, ma anche da molte altre oggi non ancora scoperte. Lo sfruttamento delle risorse diventa sempre più efficiente. Sono state introdotte nuove tecnologie che consentono di estrarre una maggiore quantità di minerale dai campi già in attività. Sono migliorati i metodi d’indagine ed è diventato possibile sfruttare giacimenti che prima risultavano troppo costosi o difficili da utilizzare. Di solito con la trivellazione attuale si porta in superficie solo il 20% del petrolio raccolto nel giacimento. Perfino con le avanzate tecniche attuali oltre la metà del petrolio rimane nel terreno. Secondo i calcoli, i dieci più estesi giacimenti degli Stati Uniti conterranno ancora il 63% del petrolio originario quando cesserà il loro sfruttamento. Rimane perciò un ampio margine di miglioramento. Secondo il Geological Surveys un avanzamento tecnologico in questo senso potrebbe portare a un aumento del 50% delle riserve identificate. Allo stesso tempo ogni litro di petrolio viene sfruttato in modo più efficiente. Dal 1973 a oggi il numero di chilometri che un’automobile americana percorre con un litro di carburante è aumentato del 60% e l’efficienza degli impianti di riscaldamento domestico è migliorata del 24-43%. Anche molti elettrodomestici sono diventati più efficienti e l’uso di energia per lavastoviglie e lavatrici si è ridotto di quasi il 50%. Il petrolio può essere sostituito. Si potrebbe passare a sorgenti energetiche diverse se si dimostrassero più efficienti o più economiche. Fra tutti i combustibili fossili, dalla Seconda guerra mondiale in poi il gas ha registrato la crescita di consumi più rilevante. Dal 1950 la produzione è aumentata di oltre 12 volte. A quell’epoca il gas forniva circa il 10% dell’energia globale, oggi la percentuale supera il 23%. Il gas inoltre rilascia una quantità di anidride carbonica per unità di energia molto inferiore a quella degli altri combustibili fossili. Anche per il gas è aumentata la produzione nel corso degli anni: le riserve sono più che raddoppiate dal 1973 (in quell’anno, dati i consumi dell’epoca, il gas era sufficiente per i successivi 47 anni; nel 1999, nonostante la crescita dei consumi, le riserve erano sufficienti per altri 60 anni). Il carbone è molto inquinante ed è stato calcolato che ogni anno provoca più di 10.000 morti. Nonostante tutto potrà fornire energia ancora a lungo: dal 1975 l’incremento delle riserve totali è stato del 38%. Nel 1999 le riserve erano sufficienti per altri 230 anni, a dispetto di un aumento dei consumi. Recente è lo sfruttamento del gas metano, presente nei giacimenti di carbone. Le quantità precise recuperabili dai giacimenti non sono note, ma dovrebbero essere addirittura doppie rispetto alle attuali riserve di gas naturale. Crescente attenzione è stata dedicata alle sabbie bituminose e all’olio di scisto. L’Energy Information Agency ritiene che dalle sabbie bituminose si possano estrarre circa 550 miliardi di barili di petrolio. Per non dire delle quantità di olio di scisto: è stato stimato che su scala globale è circa 242 volte più abbondante del petrolio tradizionale. L’olio di scisto costituisce una riserva di energia otto volte superiore a tutte le altre risorse messe insieme: petrolio, gas, carbone, torba e sabbie bituminose. Questa quantità di energia corrisponde a oltre 5000 anni di consumo energetico totale ai livelli attuali. L’energia nucleare fornisce il 6% della produzione energetica globale e il 20% dell’energia elettrica nei paesi che dispongono di centrali nucleari. L’energia nucleare tradizionale è basata sulla fissione delle molecole di uranio 235: al momento della scissione esse sprigionano energia termica. L’energia prodotta da un grammo di uranio 235 equivale a quella fornita da quasi tre tonnellate di carbone. Durante la normale attività non genera inquinamento: non emette anidride carbonica e le emissioni radioattive sono in realtà inferiori alla radioattività prodotta dalle centrali elettriche a carbone. Però i materiai di scarto prodotti rimangono radioattivi per 100 mila anni. Finora comunque il nucleare non ha dato prova di grande efficienza nella produzione di energia ed è probabile che ciò rappresenti il principale motivo per cui non è stato impiegato su scala più ampia. Infine ci sono le fonti di energia rinnovabili, che non si esauriscono: sole, vento, acqua e calore interno della Terra. L’energia idroelettrica in 63 paesi rappresenta più del 50% della produzione e almeno il 90% in 23 di essi. La quantità di energia irraggiata dal Sole è equivalente a quella necessaria per tenere sempre accesa una lampadina da 180 watt per ogni metro quadrato della superficie terrestre. Perfino utilizzando poco efficienti celle solari, un quadrato di 469 chilometri di lato 8cioè lo 0,15% della terraferma9 situato nella fascia tropicale sarebbe sufficiente per soddisfare l’intera domanda energetica attuale.