varie, 2 aprile 2008
GRILLO Manlio
GRILLO Manlio 1941. Ex di Potere Operaio. Condannato insieme a d Achille Lollo e Marino Clavo a 18 anni (incendio doloso e omicidio colposo) per il rogo di Primavalle, il tragico attentato del 16 aprile 1973 nel quartiere romano in cui morirono i due fratelli Mattei, Virginio (20 anni) e Stefano (8), figli del segretario locale del Msi. Dal 1986 vive in Nicaragua. «[...] Arrivammo in tre su una Fiat 500. Ci fermammo a un chilometro e mezzo di distanza, sulla strada principale. E io restai lí, di vedetta, mentre Achille e Marino si dirigevano verso la casa dei Mattei. Ma io, sia ben chiaro, quella casa non l’ho mai vista. Sapevo solo che nessuno andava lì per compiere un mostruoso delitto, non era questa l’intenzione. Tutte le azioni contro i fascisti in quell’epoca erano solo intimidatorie, questo è provato e dimostrato. Per questo io mi sono sempre sentito a posto con la coscienza, so di non essere il mostro che hanno dipinto. Perché mi dovrei sentire in colpa per qualcosa che non ho fatto e che non ho voluto? [...] evidente che c’è stato un incidente, che fu una disgrazia. Come sia andata in realtà, non è mai stato chiaro. Non sappiamo se quello che è accaduto si deve solo agli errori di Lollo o anche a quelli dei Mattei. Perché la tanica di benzina, era all’interno dell’appartamento? Hanno sentito Achille davanti alla porta, hanno aperto e tirato dentro la tanica, e mentre tutti i familiari uscivano lui, Stefano Mattei, restava dentro. Che cosa voleva, fare l’eroe? Perché non si è messo subito in salvo, insieme al fratellino, anziché cominciare a fare telefonate, alla polizia e alla sezione missina? [...] Io, che ero rimasto laggiù ad aspettare, vedo Lollo e Clavo che arrivano di corsa. Non fanno nessun commento. Dicono solo: ”Andiamocene”. Era già quasi l’alba, e ognuno se ne torna a casa sua. Io con la mia 500, Achille se ne va a piedi - abitava lì vicino - e Marino prende l’autobus. Ci separammo così, e lì terminò per sempre la nostra avventura comune [...] La mattina dopo, vedendo sulla prima pagina del Messaggero quel titolo atroce: ”Arsi vivi”. Ero ancora stravolto dalla stanchezza e dovetti rileggerlo un paio di volte per capire che quella storia aveva a che fare con la nostra azione della sera prima [...] Scalzone mi dette il nome e l’indirizzo di una sua amica svedese: ”Fatti aiutare da lei”. Presi un aereo e andai a Stoccolma, e mi aiutò tanto che dopo poco tempo ci sposammo. Cinque anni, fino al ”78. In seguito tornai in Italia e continuai ad andarmene ogni volta che si avvicinava un processo: soggiorni anche lunghi, in quattro paesi. Ma senza misteriose coperture dei servizi segreti dell’est. A volte, ad aiutarti era semplicemente la tua famiglia, o qualche amico. Poi, nell’86, la fuga definitiva, in Nicaragua, dove ho conosciuto la mia compagna Ignacia, militante sandinista della prima ora [...] Posso dire che mi dispiace che un’azione dimostrativa sia finita in quel modo. chiaro che mi dispiace, ci mancherebbe: sono morti due ragazzi. Ma proprio non posso sentire un senso di colpa per qualcosa che non ho mai pianificato né realizzato» (Alessandro Oppes, ”la Repubblica” 17/2/2005) • Nel 2006 fornì una diversa versione dei fatti: «[...] ”Il capo era uno delle Br [...] Se lui sapeva di Primavalle? E come non lo sapeva? Lì veramente c’è il progetto. Noi avevamo fatto 8 attentati. Ci siamo messi d’accordo con lui: faremo questo, questo, questo. Lui controllava, ci dava i soldi”. La vicenda però ha un giallo nel giallo. Grillo, infatti, ha fissato il memoriale sul registratore con l’intenzione di farne un libro. Ad aiutarlo è stata una donna, un’italiana che per due anni ha vissuto in Nicaragua. Ma nei quindici giorni di lavoro svolto assieme, il registratore è rimasto acceso all’insaputa dell’ex br anche su avvenimenti, persone e argomenti che Grillo non voleva mettere per iscritto, svelando così inconfessabili segreti. Tutto, inesorabilmente, è confluito in nastri integri e, quindi, in trascrizioni complete, di centinaia di pagine che costituiscono [...] Il libro non è mai stato scritto, e si è trasformato [...] in un fascicolo giudiziario. La donna infatti, una volta resasi conto della gravità delle affermazioni raccolte, al ritorno in Italia ha consegnato la sua testimonianza all’avvocato Palermo, il quale, su incarico della famiglia Mattei, ha avviato un’iniziativa civile non solo contro Lollo, Clavo e Grillo ma anche contro Valerio Morucci, Francesco Piperno, Oreste Scalzone, Lanfranco Pace, Jaroslav Novak e altri. Per alcuni di loro è individuata la partecipazione alla banda armata e il favoreggiamento permanente; in particolare il fatto di aver procurato ”armi, esplosivi e documenti falsi”. [...]» (Marco Ansaldo, ”la Repubblica 19/10/2006). Sua replica: « una povera pazza. Quella str...» (Marco Ansaldo, ”la Repubblica” 20/10/2006). La donna, Solange Manfredi, originaria di una famiglia della Torino bene, assistente legale presso uno studio di Viterbo: «[...] le cose emerse nei nastri non potevano finire solo in un libro. Si trattava di questioni troppo gravi [...] Fin dalla prima ora di registrazione mi sono accorta che le affermazioni fatte avevano una tale rilevanza da non poter essere sottaciute, e che non potevo farmi co-autrice di un’operazione che non condividevo [...] non volevo essere complice di una persona che ancora una volta, tacendo la verità, traeva profitto da una tragedia come quella della famiglia Mattei [...] Ho lasciato il registratore sempre acceso, anche quando Manlio mi chiedeva di spegnerlo [...] La trappola c’è stata nel senso che fu Grillo a chiedermi di aiutarlo a stendere il testo [...] Ha avuto fiducia in me, dopo avermi conosciuto per due anni. Io non ho mai avuto niente a che fare con l’ambiente degli anni di piombo, né ne ho saputo mai molto. La mia indifferenza di fronte al fatto di trovarmi davanti a un ex terrorista deve averlo colpito [...] Contattai l’avvocato Carlo Palermo, ex giudice, che conoscevo. E insieme arrivammo alla famiglia Mattei. Spiegai tutto, e l’avvocato stese l´iniziativa civile da presentare in tribunale. [...]» (Marco Ansaldo, ”la Repubblica” 21/10/2006).