Tgcom 2/4/2008, 2 aprile 2008
Le mogli degli ebrei ultraortodossi israeliani hanno proclamato lo sciopero del sesso. Motivo: vogliono denunciare il ritardo dei salari delle inservienti dei "mikve", luoghi dove secondo il rito ebraico tutte le religiose dovrebbero compiere abluzioni almeno una volta al mese con lo scopo di purificarsi e poter poi avere rapporti con il partner (persino le laiche sono obbligate e recarvisi almeno una volta nella vita, per ottenere uno specifico certificato indispensabile a contrarre matrimonio)
Le mogli degli ebrei ultraortodossi israeliani hanno proclamato lo sciopero del sesso. Motivo: vogliono denunciare il ritardo dei salari delle inservienti dei "mikve", luoghi dove secondo il rito ebraico tutte le religiose dovrebbero compiere abluzioni almeno una volta al mese con lo scopo di purificarsi e poter poi avere rapporti con il partner (persino le laiche sono obbligate e recarvisi almeno una volta nella vita, per ottenere uno specifico certificato indispensabile a contrarre matrimonio). Le donne che lavorano in questa sorta di vasche pubbliche ricevono di norma un misero stipendio pagato dai consigli religiosi, che dipendono a loro volta dal ministero degli affari religiosi e quindi, in definitiva, dal governo. Ma negli ultimi cinque mesi, per ragioni burocratiche, i pagamenti si sono interrotti del tutto. Le inservienti sono impotenti perché, essendo anch’esse ebree ortodosse, non se la sentono di chiudere i "mikve" privando migliaia di donne del diritto di purificarsi mensilmente. Così l’avvocatessa Batia Kahane-Dror ha lanciato la proposta dello sciopero nel letto coniugale: «Diciamocelo francamente, noi non moriremo di certo».