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 2008  aprile 01 Martedì calendario

Disabile e malato di videopoker Suicida per i debiti. La Stampa 1 aprile 2008. Ucciso dal videopoker

Disabile e malato di videopoker Suicida per i debiti. La Stampa 1 aprile 2008. Ucciso dal videopoker. Filippo Mecca aveva 26 anni, due occhi spenti (era ipovedente all’80%), pochi amici e una passione malata. Il videopoker. Pressato dai debiti e depresso per l’incapacità di liberarsi dalla schiavitù del gioco, ha chiuso la sua vita con un volo dal quarto piano. S’è buttato giù domenica sera. salito su uno scatolone pieno di vecchie coperte in una stanza usata come ripostiglio, ha scavalcato la finestra e s’è lanciato nel vuoto. «Vado di là a fumarmi una sigaretta» aveva detto alla mamma Giuseppina, poco dopo le 20 di domenica. Ma non c’è stata nessuna sigaretta. Soltanto quel volo tremendo per cancellare in un colpo solo quattro anni di dipendenza dal videopoker. Le aveva provate tutte per disintossicarsi da quella schiavitù, pure la psicoterapia. «Non giocherò più alle macchinette» con la sua firma in calce è la lettera che portava sempre nel marsupio. Come per darsi coraggio, per mantenere la promessa fatta alla psicologa che lo aveva seguito fino a tre mesi fa alle Molinette. Purtroppo non è bastato. Domenica sera la mamma - 60 anni e 7 figli - non s’è accorta di nulla. «Ho sentito delle grida giù dal cortile, ma ho pensato a un incidente stradale, a un bambino investito. Poi però qualcuno si è messo a urlare il mio nome ”Giuseppina, scendi che Filippo s’è buttato dalla finestra”». Sul posto sono subito intervenuti i carabinieri della compagnia Oltredora. Piange Giuseppina. Piange e si dispera seduta sul sofà in questa casa popolare alla Falchera dove tutti conoscevano Filippo, costretto a girare con il bastone bianco dei ciechi e, a volte, accompagnato dal cane Willy. «Lo hanno rovinato quelle maledette macchinette che trovava dentro ai bar - racconta -. Ha sempre avuto un carattere fragile, anche a causa del suo handicap, ma quattro anni fa era riuscito a trovare un posto da centralinista all’Italgas. Pensavo avesse toccato il cielo con un dito, invece è iniziato l’inferno». Filippo ha incominciato a sperperare con il videopoker buona parte dei 950 euro guadagnati ogni mese. «Si era pure fatto prestare dei soldi. Un anno fa ha iniziato una psicoterapia alle Molinette, era in cura nel reparto del professor Bogetto. Sembrava stesse meglio, prendeva pure gli antidepressivi e a volte riusciva a trattenersi dal giocare. Tre mesi fa però, gli hanno detto che doveva essere seguito dai servizi territoriali. E qui alla Falchera, sinceramente, non ci siamo trovati tanto bene...». Per controllare meglio Filippo, era intervenuto anche un tutore. «Io ero contenta, perché non sempre sapevo gestire la situazione. Domenica pomeriggio, ad esempio mi ha chiesto 10 euro e io non glieli ho dati. Ha avuto anche una discussione con un fratello maggiore per la storia dei soldi, ma era sereno. Aveva cenato regolarmente. Io gli avevo già preparato le pastiglie per la depressione». Le aveva in mano, ma non ha avuto il tempo di dargliele. GRAZIA LONGO