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 2008  aprile 01 Martedì calendario

Filippo Mecca, 26 anni. Torinese, pochi amici, carattere fragile, quasi cieco, costretto a girare col cane Willy e col bastone bianco, ciononostante quattro anni fa aveva trovato un posto da centralinista all’Italgas

Filippo Mecca, 26 anni. Torinese, pochi amici, carattere fragile, quasi cieco, costretto a girare col cane Willy e col bastone bianco, ciononostante quattro anni fa aveva trovato un posto da centralinista all’Italgas. All’epoca per quel lavoro in famiglia gli avevano fatto le feste, lui però ben presto aveva preso a sperperare i 950 euro di stipendio mensile nei videopoker, poi per vincere il vizio s’era affidato a una psicologa e agli psicofarmaci, s’era messo nel marsupio un biglietto con su scritto "non giocherò più", ma le macchinette proprio lo incantavano rendendolo ogni giorno più indebitato e più infelice. Domenica pomeriggio litigò con uno dei sei fratelli che non voleva prestargli dieci euro per una giocata, poi cenò all’apparenza «sereno» con la madre Giuseppina di 60 anni, finito di mangiare lei gli porse le pasticche per la depressione, lui disse «le prendo dopo, vado di là a fumarmi una sigaretta», invece entrò in una stanzetta usata come ripostiglio, salì su uno scatolone pieno di vecchie coperte, scavalcò la finestra e si lasciò cadere nel vuoto. Volo di quattro piani. La mamma, sentendo un gran vociare in cortile, pensò a un incidente stradale finché qualcuno non prese a urlare il suo nome: «Giuseppina, scendi, che Filippo s’è buttato dalla finestra». Poco dopo le 20 di domenica 30 marzo in una casa popolare alla Falchera, quartiere di Torino.