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 2008  aprile 01 Martedì calendario

Shalit Gilad

• Mitzpe Hila (Israele) 28 agosto 1986. Nell’esercito israeliano con il grado di caporale, all’alba del 25 giugno 2006 fu catturato da miliziani di Hamas che avevano attraversato il confine meridionale della Striscia di Gaza passando per un tunnel sotterraneo. Fu liberato il 18 ottobre 2011, dopo quasi 2000 giorni di prigionia (in cambio del rilascio di 1.027 palestinesi) • «Il caporale Gilad Shalit ci vede poco. La divisa militare sembra della taglia sbagliata, si appoggia piena di vuoti sul corpo da ragazzino, un giocatore di basket che si è allungato troppo in fretta. Gli occhiali no, sono suoi, fanno parte del viso. Lenti squadrate e spesse, da piccolo inventore, a scuola è sempre stato bravo in matematica. Sono gli occhiali e lo sguardo pensoso da miope che gli israeliani non dimenticano, da quando la sua foto è finita in prima pagina [...] Attorno a quegli occhiali si è svolto un negoziato di mesi, tra la famiglia e i rapitori. È stata la prima preoccupazione del padre Noam. Sulla sabbia attorno al carrarmato di Gilad, hanno trovato il suo sangue e la montatura che portava, quando il commando venuto dalla Striscia di Gaza ha assaltato l’unità israeliana dall’altra parte del confine, vicino al kibbutz Kerem Shalom, la Vigna della Pace finita in prima linea. Noam ci ha provato e riprovato, perché sa che suo figlio è ancora più debole, indifeso, senza quelle lenti. I sequestratori erano sospettosi, temevano che i servizi segreti potessero nascondere una microspia. [...] La Croce Rossa internazionale non ha mai potuto visitare il soldato. [...] Quando Gilad ha deciso di entrare in un’unità combattente, ha scelto il corpo dello zio: carristi. Il fratello gemello del padre venne rapito e ucciso nelle prime ore della guerra del Kippur. Il sequestro del figlio ha trasformato Noam Shalit da ingegnere del colosso locale Iscar a stratega delle pubbliche relazioni. Il quartier generale è la villetta di Hila, tra le montagne della Galilea. L’obiettivo: nessuno dimentichi. [...]» (“Corriere della Sera” 1/4/2008).