Marco Belpoliti, La Stampa 31/3/2008, 31 marzo 2008
Anche questa settimana quando sono arrivato al supermarket, vicino alla fila dei carrelli, mi sono reso conto che non avevo con me la moneta adatta da infilare nel meccanismo di sblocco
Anche questa settimana quando sono arrivato al supermarket, vicino alla fila dei carrelli, mi sono reso conto che non avevo con me la moneta adatta da infilare nel meccanismo di sblocco. In questo caso ho solo un’alternativa: entrare e mettermi in fila per ottenere la moneta da 2 euro, oppure tornare indietro sino all’automobile, nel parcheggio, per cercare nel vassoio la moneta da 500 lire che conservo per questo. E poiché più spesso sono a piedi, entro e faccio la rituale fila. Tempo fa ho scoperto su Internet che in Svezia esiste un pezzo di plastica dalla forma di fungo che si può infilare nella feritoia dei soldi. Forse serve anche in Italia, e sto seriamente pensando di farmela spedire per tenerla nell’anello del portachiavi. Ogni volta che mi capita questo piccolo contrattempo rifletto sul fatto che uno degli «oggetti invisibili» della nostra vita quotidiana è proprio il carrello del supermercato. L’ha inventato un americano, Sylvan Nathan Goldman, negli Anni Trenta. Goldman si stava spaccando la testa su come fare per espandere i consumi degli americani nei negozi al dettaglio. La sua idea era quella di cambiare il cestello della spesa tradizionale, a forma di paniere, faticoso da portare e soprattutto piccolo. Una sera del 1936, guardando due sedie pieghevoli, ha avuto un colpo di genio: applicare il cestello alla seduta, le ruote ai quattro piedi e usare la spalliera come manico per spingere. Il progetto non è stato immediato, ma grazie all’aiuto di Fred Young, uomo tuttofare, che lavorava nel negozio Humpty-Dumpty a Oklahoma City, Goldman è riuscito ad ottenere un buon prototipo. Tuttavia il vero ostacolo era rappresentato dai clienti del supermercato cui l’aveva offerto in vendita: gli uomini non lo volevano, sostenendo che erano abbastanza robusti per portare il cestello tradizionale; le donne avevano reagito in modo drastico: basta spingere carrozzine! Solo gli anziani si dimostrarono entusiasti. Il primo modello era pieghevole, come le sedie, e strettamente personale. Per convincere i suoi clienti Goldman aveva assunto uomini e donne che si aggiravano nei negozi con il carrello. Un successo in ritardo, ma assolutamente inarrestabile. Oggi non è possibile pensare di farne a meno per la spesa. Tuttavia la seconda, e ancora più invisibile innovazione, quella che ogni settimana mi dà filo da torcere, è lo sblocco dei carrelli mediante moneta. La dobbiamo a un altro inventore, David J. Schonberg, che ne detiene il brevetto dal dicembre del 1991. Da un certo punto in poi il carrello è stato messo a disposizione dai supermercati, ma la loro continua scomparsa (furto, distrazione oppure menefreghismo: carrelli abbandonati a chilometri di distanza dal supermercato) li ha indotti a provvedere. Schonberg ha risolto il problema con un «sistema di affitto per la spesa». Anche se non ce ne rendiamo conto, quando infiliamo la moneta da 2 euro nel meccanismo di chiusura, noi prendiamo in affitto temporaneo il mezzo per fare la spesa. E alla fine ci preoccupiamo di inserire la catenella nel lucchetto e riavere indietro la nostra moneta. Dal «rent car» al «rent shopping cart», ovvero una vita da consumatori in affitto. Stampa Articolo