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 2008  marzo 28 Venerdì calendario

L´uomo che per primo misurò l´effetto serra. La Repubblica 28 marzo 2008. A 50 anni di distanza dall´inizio delle misure della concentrazione atmosferica di biossido di carbonio sul Monte Mauna Loa, nell´arcipelago pacifico delle Hawaii, Ralph Keeling, figlio dello scienziato che diede avvio alla ricerca, rievoca sulle pagine di Science le tappe di un´appassionante e tormentata epopea che rappresenta una delle maggiori acquisizioni scientifiche dei tempi recenti

L´uomo che per primo misurò l´effetto serra. La Repubblica 28 marzo 2008. A 50 anni di distanza dall´inizio delle misure della concentrazione atmosferica di biossido di carbonio sul Monte Mauna Loa, nell´arcipelago pacifico delle Hawaii, Ralph Keeling, figlio dello scienziato che diede avvio alla ricerca, rievoca sulle pagine di Science le tappe di un´appassionante e tormentata epopea che rappresenta una delle maggiori acquisizioni scientifiche dei tempi recenti. L´importanza di misurare globalmente il livello atmosferico di questo gas, maggiore responsabile dell´effetto serra di origine umana, venne già sottolineata nel corso di una conferenza tenutasi a Stoccolma nel 1954. Alcune organizzazioni colsero l´appello erogando moderati finanziamenti, che permisero misure irregolari dai risultati insoddisfacenti. Charles David Keeling, studente di dottorato al California Institute of Technology, appassionato di geochimica, volle andare oltre, iniziando una battaglia per installare una stabile base di osservazione che garantisse misure continuative. Ma, come spesso accade per le ricerche scientifiche, i denari mancavano… Nel frattempo, l´interesse per la misura dei gas serra e i loro scambi tra atmosfera e oceani coinvolse anche Roger Revelle, oceanografo e direttore della Scripps Institution of Oceanography a San Diego, che riuscì a ottenere fondi per la ricerca dal comitato dell´Anno Geofisico Internazionale 1957-58. Revelle era interessato a misure periodiche del CO2, che avessero consentito in futuro un confronto delle situazioni ogni 10 o 20 anni. Per questo tipo di lavoro Revelle pensò subito al giovane Keeling, il quale ebbe così modo di iniziare i campionamenti in svariate località. Ma, a differenza del suo mecenate, il suo pensiero era sempre rivolto ad avviare una più significativa serie di misure continue, e non soltanto rilievi saltuari. Recuperati ulteriori finanziamenti, riuscì ad acquistare uno spettrofotometro e a installarlo nel 1957 in cima al Mauna Loa, affinando via via le misure con grandissimi sforzi. A 3400 metri di quota e isolato nel cuore del più vasto oceano del pianeta, il sito si mostrava particolarmente adatto a queste indagini. L´Anno Geofisico Internazionale stava per finire, e con esso i relativi contributi economici. Ma con l´aiuto del chimico Hans Suess, che - avendo compreso l´importanza di questi studi - fece dirottare a Keeling circa diecimila dollari destinati alla sua ricerca, e con ulteriori fondi della National Science Foundation, il sogno poté proseguire, tuttavia non senza ulteriori preoccupazioni per le disponibilità economiche e la complessa logistica. A un paio d´anni dall´inizio dei rilievi, i primi risultati - provenienti anche da un´altra stazione di misura in Antartide - furono sorprendenti, e per la prima volta permisero di registrare strumentalmente l´aumento di biossido di carbonio imputabile all´attività umana. Non solo. Emerse anche una curiosa fluttuazione stagionale, una sorta di "respiro della Terra", dovuta alla temporanea cattura di CO2 da parte della fotosintesi delle piante durante l´estate nell´emisfero boreale, un´immagine resa famosa anche dal film di Al Gore "Una scomoda verità". Si coronava così il sogno del chimico svedese e premio Nobel Svante Arrhenius, che già nel 1896 aveva teorizzato l´influenza di un incremento del biossido di carbonio sul riscaldamento dell´atmosfera. Ma gli strumenti disponibili all´epoca non consentivano ancora di confermare la sua intuizione, che perciò rimase a lungo trascurata fino alle nuove attenzioni che giunsero negli Anni 1930 con gli studi di Guy Steward Callendar. All´inizio dell´avventura di Keeling, la concentrazione di biossido di carbonio era di circa 315 parti per milione; nel 2007 - dopo altri 50 anni di crescente combustione di fonti fossili - era giunta a 385 parti per milione, un valore che, dai risultati emersi dalle analisi delle carote di ghiaccio antartico, non ha precedenti almeno negli ultimi 650.000 anni. Una schiacciante prova della forte responsabilità dell´uomo nell´alterazione dell´equilibrio chimico dell´atmosfera e del clima. Oggi la «curva di Keeling» rappresenta la più lunga serie strumentale al mondo di misura di un gas serra, e nel tempo è stata affiancata da altre esperienze analoghe: in Italia, la misura continuativa del CO2 atmosferico è affidata alle stazioni di ricerca del Monte Cimone sull´Appennino Tosco-Emiliano (ISAC-CNR di Bologna), del Plateau Rosa, ai piedi del Cervino (CESI), e di Lampedusa (ENEA). Il tributo italiano alla memoria di Keeling. Ma c´è anche un contributo meno lodevole, rappresentato dalle 10 tonnellate di CO2 che ogni italiano aggiunge annualmente alla curva di Keeling. C´è da sperare che in futuro opportune misure di riduzione delle emissioni consentano di stabilizzare le concentrazioni di gas serra, come richiede il Protocollo di Kyoto, per evitare un ulteriore incremento delle alterazioni già in atto negli ecosistemi, elencate proprio ieri in un nuovo comunicato del Wwf. Luca mercalli