La Stampa 27 marzo 2008, Alberto Mattioli, 27 marzo 2008
”Il mondo mi ama l’Italia mi ignora”. La Stampa 27 marzo 2008. Il viandante che si trovi a passare a Milano per piazza Scala avrà fatto caso a Tir nero di minacciosa lunghezza parcheggiato accanto al glorioso teatrone
”Il mondo mi ama l’Italia mi ignora”. La Stampa 27 marzo 2008. Il viandante che si trovi a passare a Milano per piazza Scala avrà fatto caso a Tir nero di minacciosa lunghezza parcheggiato accanto al glorioso teatrone. Non è il solito carico-scarico di scene ma un museo mobile: quello che una grande primadonna di oggi, Cecilia Bartoli, ha allestito con i cimeli di una grandissima primadonna di ieri, Maria Malibran, icona bella e sventurata del canto e del romanticismo, nata giusto due secoli fa, nel 1808, e scomparsa 28 anni dopo, perché era ancora l’epoca in chi era caro agli dei moriva giovane. La collezione su ruote serve anche, ovviamente, a pubblicizzare l’ultimo album della Bartoli, dedicato appunto a Maria (solo così: basta una parola). Santa Cecilia nostra lo accompagna cantando nelle varie «piazze». Ma, è qui il caso o meglio lo scandalo, la più acclamata cantante lirica di oggi è italiana, canta il repertorio italiano ma non lo fa in Italia. Mai. Dalla sua casa di Zurigo (il compagno baritono, Oliver Widmer, è svizzero), l’unica a non stupirsene pare proprio lei. I teatri italiani si svegliano troppo tardi. la solita spiegazione. Ma non spiega niente. «Però è vera. Mi invitano sempre quando non posso mai». Il soprintendente della Scala, Stéphane Lissner, ha detto che lei costa tropppo. «E allora canto altrove! Negli Stati Uniti, a Parigi, a Londra, in Spagna, perfino in Turchia. Guardi che il ”Nemo propheta in patria” non è stato inventato per me». Però le si attaglia benissimo. «Ma anche a tanti altri. Pensi a Caruso, pensi allo stesso Pavarotti, che è diventato Pavarotti in America. Ciò detto, scriva!» Scrivo. «Trovo l’Italia meravigliosa, ci torno volentieri e ancor più volentieri tornerei a cantarci. triste: amo il mio Paese ma non posso dirgli grazie». Genova, Napoli, l’Arena: i teatri sono allo sfascio. Cresce il partito di chi vorrebbe chiuderli e ripartire da zero. d’accordo? «Lo sarei se ci fosse la certezza che poi riaprirebbero. Visto che non c’è, meglio non rischiare. Del resto, è difficile l’intera situazione italiana. Tutto è fermo aspettando le elezioni. Ma dopo, per favore, fate qualcosa». Lunedì, alla Salle Pleyel di Parigi, ha fatto tre concerti in un giorno solo. Le Monde ha titolato come Beaumarchais: «La folle journée de la Bartoli». stato un trionfo, ma in effetti il B-day era piuttosto denso. «Io mi sono divertita. Lunedì, la Malibran compiva 200 anni. L’ho festeggiata così. Del resto, lei era una donna spiritosa e amava le sfide. Al mattino ho fatto un concerto con Lang Lang e Vadim Repin, nei panni rispettivamente di Liszt e di Charles de Bériot, violinista e grande amore di Maria. Al pomeriggio, ho cantato La Cenerentola. Alla sera, un recital con orchestra». E negli intervalli? «Pasti leggeri, pisolini, silenzio e molte docce». E per la voce? Mele, acciughe o caramelle? «Solo molta adrenalina». Il tour Malibran com’è andato? «Benissimo sia i concerti che il Tir. Pensi che l’hanno visto 50 mila persone. E l’ingresso è limitato a venti visitatori per volta». Una sua illustre collega non più in carriera sosteneva di essere in comunicazione spirituale con la Malibran e con la Pasta, che le davano consigli... «L’ha anche scritto in libro, riproducendo una lettera che la Malibran le ha spedito dall’aldilà. Ma io ho delle lettere scritte della Malibran nell’aldiqua. La grafia è diversissima». Prossimo disco? «Il mio primo Bellini: La sonnambula». Un’opera che vorrebbe cantare? «L’Otello di Rossini. Ma Desdemona, non il Moro come faceva la Malibran». Un collega con cui vorrebbe cantare? «Il tenore Jonas Kaufmann». Perché è bello! «No, perché è bravissimo. Poi è anche carino, il che non guasta». Domingo, che dichiara 67 anni... «Nelle interviste!» ...è a Madrid a provare l’opera numero 125 della carriera. A 67 anni, più o meno (più più che meno), lei si vede ancora in palcoscenico? «Io mi vedo con i nipotini». Alberto Mattioli