La Stampa 27 marzo 2008, Daniela Daniele, 27 marzo 2008
Nel mirino Sotto esame 130 caseifici. La Stampa 27 marzo 2008. «Ci preoccupiamo della mozzarella di bufala, mentre dovremmo moltiplicare gli studi sul latte materno nelle zone a maggiore concentrazione di diossina»
Nel mirino Sotto esame 130 caseifici. La Stampa 27 marzo 2008. «Ci preoccupiamo della mozzarella di bufala, mentre dovremmo moltiplicare gli studi sul latte materno nelle zone a maggiore concentrazione di diossina». Leopoldo Iannuzzi, dirigente di ricerca e direttore del Cnr-Ispaam di Napoli, rivela che a rischiare di più sono i neonati. Perché? «La dose giornaliera di diossina e policlorobifenili (Pcb) consentita, secondo l’Oms, è di 2 picogrammi per chilogrammo di peso. Se un individuo, per esempio, pesa 70 chili, può ingerire fino a 140 picogrammi tra diossina e Pcb al giorno. Consideriamo il lattante. La quantità di diossina che assume con il latte materno, in rapporto al proprio peso, è decisamente molto più elevata: dalle 10 alle 100 volte la dose consentita. Dipende da quanta diossina ha in corpo la madre». Prendiamo un bimbo di 4 o 5 mesi che vive in una zona a rischio. «Un lattante che pesi 5 chilogrammi, con una mamma che ha nel suo organismo 10 picogrammi per grammo di grasso di diossina (valore di fondo che troviamo in una popolazione in area industriale), mangia, in media, 700 millilitri di latte al giorno dal seno materno. Latte che ha un contenuto medio di grasso del 4 per cento. Il risultato finale è che il bimbo assumerà 280 picogrammi di diossina al giorno che, diviso per i suoi 5 chilogrammi, dà un valore di 56 picogrammi per chilo di peso. Se si pensa che il valore consentito è di 2 picogrammi, stiamo parlando di una dose che supera di 28 volte quella tollerata». Lei ha citato una quantità di fondo, ovvero normale, di diossina e Pcb in una donna che vive in zona industriale. Restringendo il campo alle aree con maggiore concentrazione di questi inquinanti, che succede? «Se andiamo a 15 picogrammi, a 20, fino a 40 e oltre, allora il lattante assumerà diossina fino a cento volte la dose consentita. Allora, ditemelo voi: il problema è la mozzarella?». Si sta indagando sulla misura di inquinanti nel latte materno, considerando i danni che le diossine possono causare, soprattutto al sistema immunitario e a quello endocrino? «Il Cnr ha avviato una ricerca a campione, sia sul sangue, con il coinvolgimento di 750 persone, sia sul latte materno, con una cinquantina di puerpere. Ma non si faranno 50 analisi, bensì si studierà un campione rappresentativo di 10-12 donne. I risultati tra alcuni mesi. Mentre all’ospedale di Caserta si stanno facendo esami sul latte materno delle singole puerpere». Qualche risultato? «Da quanto so, ma non si tratta di dati ufficiali, le analisi mostrerebbero che la soglia consentita è stata superata». Che cosa stabilisce la normativa europea per gli alimenti? «Per latte e derivati, per esempio, si ammettevano 3 picogrammi per grammo di diossina. Ma questo fino al 2006. Da quell’anno, per legge è necessario indagare anche sui policlorobifenili: bisogna aggiungere altre molecole. Per il latte, il limite è stato spostato da 3 a 6. E quello che sta venendo fuori nella mozzarella di bufala è di poco superiore». Daniela Daniele