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 2008  marzo 19 Mercoledì calendario

Il futuro dell’uomo. Tuttoscienze 19 marzo 2008. C’e’ un effetto imprevisto: mentre l’umanita’ cresce, l’evoluzione della nostra specie, che fino a qualche tempo fa si dava per bloccata, non solo continua, ma accelera

Il futuro dell’uomo. Tuttoscienze 19 marzo 2008. C’e’ un effetto imprevisto: mentre l’umanita’ cresce, l’evoluzione della nostra specie, che fino a qualche tempo fa si dava per bloccata, non solo continua, ma accelera. In piu’, le influenze ambientali e culturali impongono percorsi divergenti a questo sviluppo, come sostiene Henry Harpending, antropologo alla University of Utah, al punto che molti super-sapiens del futuro - prevede il direttore dell’Istituto di paleontologia di Parigi, Henry de Lumley - potrebbero incrinare pericolosamente gli attuali canoni estetici, esibendo testa ingrandita e braccia accorciate. Professor Luigi Luca Cavalli Sforza, lei e’ uno dei maggiori genetisti del mondo e ha appena pubblicato «L’evoluzione della cultura», un saggio in cui enfatizza i rapporti tra geni e idee: le seconde stanno davvero trasformando i primi? «E’ difficile dare una misura esatta, ma la cultura ha certamente avuto un effetto enorme, se la intendiamo come l’accumulo delle conoscenze attraverso le invenzioni e le scoperte e anche come l’insieme di regole su cui si basa la vita sociale ed economica». Puo’ fare qualche esempio? «La scoperta del fuoco ha reso superfluo, anzi rischioso, il pelo, mentre l’agricoltura e l’allevamento hanno introdotto la tolleranza al latte anche dopo lo svezzamento e indotto la pelle bianca (nel grano non c’e’ vitamina D). E’ probabile che anche la menopausa femminile sia un effetto e non c’e’ dubbio che il linguaggio sia stato il fattore piu’ importante nella grande espansione dell’uomo moderno, cominciata 60 mila anni fa». Qual e’ il legame linguaggio-cultura? «La cultura, intesa come capacita’ di scoperte e invenzioni, e’ presente anche in molti animali, che non hanno nessun linguaggio paragonabile a quello umano. Il linguaggio, pero’, e’ utilissimo nel diffondere la cultura e aumenta enormemente la velocita’ di diffusione delle novita’». Se c’e’ un’origine genetica del linguaggio - e lo proverebbe l’individuazione del gene FOXP2 - com’e’ possibile descrivere un sistema tanto complesso come quello delle lingue in termini puramente evoluzionistici? «Per parlare all’uomo sono occorsi organi e funzioni nuove, che hanno una base biologica e hanno impiegato molto tempo a svilupparsi. FOXP2 e’ un indizio che potrebbero esserci stati sviluppi recenti nella capacita’ di complicare certi aspetti strutturali del linguaggio. Ma lo studio dell’evoluzione delle lingue e’ ancora troppo recente per dare risposte certe». Lei crede sia possibile elaborare un modello evoluzionista per capire come le idee nascono, si diffondono e muoiono? «Il modo in cui nascono le idee nel nostro cervello e’ uno dei maggiori problemi di neurofisiologia. Quanto al come si diffondono e muoiono le idee, cominciamo a capire che procedono per sbalzi e questo vale, forse in modo in meno drammatico, anche per l’evoluzione biologica». Lei teorizza che l’evoluzione culturale e’ determinata dalla somma delle innovazioni e dalla loro accettazione sociale, misurabile con cambiamenti statistici. Ma come si trasmettono i saperi? «I geni si trasmettono dai genitori ai figli attraverso i gameti (gli spermatozoi e le cellule ovo), con leggi scoperte da Mendel. Le idee si trasmettono per via culturale, cioe’ attraverso l’imitazione o per comunicazione e insegnamento, attraverso alcune regole». Puo’ riassumerle? «Si deve distinguere chi trasmette e chi riceve l’informazione culturale. Semplificando, l’atto elementare di trasmissione puo’ avvenire in tre modi. Primo: da pochi a pochi individui, come nelle malattie contagiose o nella diffusione delle barzellette. Secondo: da uno solo, o pochissimi, a molti, come nell’insegnamento, con i giornali, la radio e la tv. I protagonisti sono persone di prestigio o autorita’ che devono essere obbedite. Terzo: da molti a pochi. Avviene con le influenze di tipo conformistico dell’ambiente sociale: tendono a sopprimere le novita’ e mantengono le tradizioni. La velocita’ di diffusione di una nuova idea e’ media nel primo caso, alta nel secondo e scarsa nel terzo. Ma da quando c’e’ Internet si deve aggiungere un quarto modo: da molti a molti. Qui la velocita’ e’ quasi istantanea». Alla fine chi prevale tra i geni e le idee? «A livello biologico decide la selezione naturale, che automaticamente sceglie chi si riproduce, in media, di piu’. Ma e’ importante sottolineare che la selezione non agisce direttamente sui geni. Agisce sul loro prodotto durante lo sviluppo e oltre, cioe’ su cio’ che i genetisti chiamano fenotipo, e quindi sull’individuo in carne e ossa, con il bagaglio di cognizioni, convinzioni e pregiudizi che possiede e ha sviluppato. E’ chiaro, percio’, che contano sia i geni sia le idee, anche se e’ difficile fare un conto su chi prevalga. Consideriamo, per esempio, la durata della vita». Spieghi. «Alla fine dell’impero romano, e fino a 200 anni fa in Europa, era in media di 20-30 anni. Oggi in Europa, America del Nord e Giappone e’ 75-80 anni. La differenza e’ dovuta principalmente a idee che si chiamano medicina, chirurgia e migliore alimentazione». Gabriele Beccaria