varie, 27 marzo 2008
GIUNTI Sergio
GIUNTI Sergio Firenze 1937. Editore. Figlio di Renato (1905-1983), che fondò il «[...] gruppo da settecento dipendenti, ottantacinque librerie, ricavi in vorticosa crescita, il primo posto in Italia nel settore delle scuole elementari, della manualistica e dell’arte, il secondo nell’editoria per bambini, il terzo per i libri in generale, dopo Mondadori e a un0incollatura da Rizzoli. Un catalogo che comprende Artusi (tre milioni e mezzo di copie vendute, quarantamila ogni anno) e Collodi (Pinocchio è il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia), Rigoberta Menchù e Fatima Mernissi. Un occhio ai progetti educativi di piccoli comuni toscani e un altro all’e-learning (Giunti fornisce sistemi di formazione on line a banche, aziende, università e ministeri) o ai test psicologici per le assunzioni nelle aziende. Un piede nei musei (la gestione dei book-shop di Uffizi e Palazzo Pitti), l’altro nelle produzioni a tiratura limitata. [...] è un fiorentino un po’ ruvido [...] ”[...] A metà anni Ottanta varammo alcune riviste, Musica e Dossier, Storia e Dossier, Scienze e Dossier e altre ancora. Ma la gran parte le dovemmo chiudere. [...] Perché erano illeggibili. Diedi in visione a ogni direttore i testi che sarebbero usciti sulle altre riviste. E chiesi loro un parere. Erano tutte persone di ottima cultura, ma mi risposero che quegli articoli non si capivano. Ci ho rimesso due palazzi. Da allora non sopporto chi guarda con disprezzo un libro che in modo chiaro insegni a coltivare un orto o che istruisca sull’ omeopatia [...] le mie preferenze non devono influenzare il lavoro. Quando mi sono lasciato coinvolgere, mi sono pentito [...] è accaduto con Pirandello. Pirandello era un pilastro della Bemporad, la casa editrice fondata alla fine dell’Ottocento, la più importante che ci fosse in Italia e di cui la Giunti è una filiazione. Negli anni Venti Arnoldo Mondadori portò via lo scrittore siciliano. Io non ero nato. Ma, sa come succede nelle aziende? Queste ferite si tramandano, prescindono dalle persone. E così, quando a metà degli anni Novanta, i diritti di Pirandello rimasero liberi per alcuni mesi, mi fiondai. Allestimmo una collana di classici diretta da Lucio Felici. Per me era un risarcimento. Ma ho rovinato tutto. Pubblicare integralmente Pirandello travisò l’immagine della collana. Non contento, volli stampare i greci, che amavo molto, Sofocle, Saffo, con nuove traduzioni. Fu un fallimento [...] Mio padre era laureato in economia. Aveva cominciato come amministratore della famiglia Orzalesi, che negli anni Venti era fra i proprietari della Bemporad. Entrò nell’azienda nel ”35 e l’acquistò nel ”56”. Quindi non aveva nessuna cultura umanistica? ”E perché ce l’avevano Angelo Rizzoli e Arnoldo Mondadori? Guardi io nutro rispetto profondo per l’editoria di cultura. Sono convinto che Giulio Einaudi abbia fatto crescere di un metro il sapere di centinaia di migliaia di italiani. Ma anche che la Bur abbia aumentato di quaranta centimetri le conoscenze di milioni di italiani. Mio padre è stato per sette anni presidente dell’azienda municipalizzata dei trasporti di Firenze. E l’ha conservata in attivo. Ma fu l’editore che introdusse in Italia la psicologia, nel ”47, sfidando tutti, compreso il suo partito [...] Il Pci. Era iscritto dalla fondazione e lo è stato fino alla sua morte, nel 1983. è stato capo partigiano ed è rimasto fedele, nonostante il dispetto che gli fecero quando chiusero il Nuovo Corriere, il giornale diretto da Romano Bilenchi e di cui era amministratore [...] La Bemporad dovette chiamarsi Marzocco nel ”38, per le leggi razziali. Negli anni Sessanta e Settanta acquisimmo la Barbera e la Martello. Più recentemente Dami e Demetra. Non dimentichi che da Bemporad ha lavorato Eugenio Montale, prima di trasferirsi al Vieusseux. Fu lui che scelse di pubblicare Gli uomini preferiscono le bionde”. Enrico Bemporad era un’ eccellente figura di editore. ”Fu geniale e innovatore, anche se commise molti sbagli. Fu rovinato dalla riforma Gentile che introdusse il libro di Stato per le elementari. L’azienda venne prima finanziata dalla Banca commerciale, poi vendette azioni all’Iri e fra i soci entrò lo stesso Gentile. Bemporad uscì dall’azienda, finì a correggere bozze e con i tedeschi a Firenze, rimase clandestino. Quando morì venne seppellito sotto falso nome” [...] quando ha cominciato a lavorare? ”A diciassette anni, nel 1954. In realtà mi sarebbe piaciuto diventare bookmaker. I primi tempi non capivo nulla di editoria” Neanche lei ha compiuto studi umanistici? ”Scienze politiche. Mio padre insistette e mi avviò al settore commerciale. Ma il battesimo lo ebbi nel ”66, durante l’alluvione [...] Successe che in poche ore perdemmo quattro milioni e mezzo di libri e gran parte degli impianti. L’alluvione fu il 4 novembre, rimanemmo senza un centimetro di carta, ma il primo dicembre avevamo già pronti un milione di volumi”. A dispetto della sua ritrosia, si parlò di lei come presidente della Rai. Era il 1994. Primo governo Berlusconi ”è vero. Ma quella storia non aveva senso. E rimase solo un’ipotesi. Però il mio nome venne fatto anche un’ altra volta per una carica politica”. Ah sì, e quando? ”Nei primi anni Novanta, come candidato sindaco di Firenze per il centrosinistra”. E lei? ”Be’ un po’ ci pensai”» (Francesco Erbani, ”la Repubblica” 7/7/2004).