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 2008  marzo 23 Domenica calendario

La studentessa è alla seconda gravidanza. La Stampa 23 marzo 2008. Un altro figlio a tutti i costi

La studentessa è alla seconda gravidanza. La Stampa 23 marzo 2008. Un altro figlio a tutti i costi. E per averlo prima ha sfidato poi ha vinto la battaglia con i genitori, che le hanno chiesto di abortire. Lei ha quindici anni ed è già madre di un bimbo, avuto con un ragazzo di 21. Allora si era rifiutata di interrompere la gravidanza e il bimbo era stato dato in adozione subito dopo la nascita. Oggi è in attesa del secondo, e per contrastare i genitori - che questa volta intendono convincerla a un’interruzione di gravidanza, anche se sono moralmente contrari all’intervento - si è rivolta a un avvocato. Il legale ha sottoposto il caso al giudice tutelare: l’obiettivo è togliere la ragazzina ai genitori, affidarla a una struttura protetta, far nascere il bimbo. E in serata la svolta. Annuncia l’avvocato: «I genitori si sono detti disponibili a tenere il bambino e ad accogliere sia il neonato sia la figlia». Un passo indietro. La ragazzina è figlia di genitori benestanti della provincia di Pordenone. Studia alle medie, che poi diventeranno un liceo; mamma e papà coltivano molti sogni sul suo futuro. Non ha ancora 14 anni quando conosce un ragazzo di diciannove. Operaio, albanese di origine. I contrasti in famiglia sono immediati: lei è troppo giovane, lui non è quello giusto, il classico «meriti qualcosa di più». I due ragazzi, però, sono inseparabili: non c’è divieto e non c’è castigo che riesca a staccare la ragazzina dal suo amore. Tra un litigio e una scenata, annuncia ai genitori di essere incinta. A quell’età, un momento difficile in ogni caso, in ogni famiglia e in ogni possibile situazione: per i genitori della ragazza, di principi cattolici, l’aborto non è una possibilità e lei si oppone comunque con tutte le forze. Non ammette nemmeno che il padre sia il giovane albanese: per l’età di lei, i genitori potrebbero denunciarlo. Si arriva a un compromesso, reso possibile dalla legge. Il bambino nascerà. Ma avrà un’altra madre e un altro padre, sarà dato in adozione subito. Così avviene. E per la quattordicenne, dice chi oggi la tutela sotto il profilo legale, è un trauma mai superato: «Lei era, dentro si sé, una madre. Non poter tenere il bambino è stata una lacerazione irrecuperabile». Dopo il parto, avvenuto all’inizio dell’estate scorsa, non comincia una nuova vita. Nonostante il passaggio al liceo, altre amicizie, progetti diversi, resta legata al suo ragazzo, passa con lui ogni momento, non teme di sfidare la famiglia. E cerca, per sua stessa ammissione, un secondo figlio che la ripaghi della perdita del primo. Resta incinta. Cerca di predisporre un futuro, scappa di casa e va ad abitare a casa del giovane operaio, assieme alla mamma di lui. I genitori vanno a riprenderla. Il ragazzo, che nel frattempo ha compiuto 21 anni e si è fatto uomo perché quel bambino nato e mai avuto ha spezzato qualcosa anche dentro di lui, dice che è pronto a sposarla. Le darà tutto quello che può: un posto di lavoro lo ha, è uno stipendio di operaio ma possono stare in casa con la madre, lei potrà anche continuare a studiare. Non c’è margine: i genitori vogliono che la figlia abortisca. Ed è questo punto che lei si presenta nello studio dell’avvocato Laura Ferretti, a Pordenone. Chiede se e quali tutele siano possibili. Il legale prospetto il ricorso al giudice tutelare: quale sarà la decisione del magistrato, se accogliere o meno la richiesta del legale, ancora non si sa. Il tempo stringe, perché la ragazzina è al terzo mese di gravidanza: il legale non nasconde di puntare anche a questo, allo scadere dei termini di legge per l’intervento. Dice che la ragazzina, per i suoi fermissimi principi, non vuole assolutamente abortire e che non può essere forzata. Se l’avvocato riuscirà nel suo intento, passato il tempo utile, bisognerà trovare una struttura che possa accoglierla: almeno fino alla nascita di questo suo secondo figlio. In serata la svolta, i genitori si arrendono. Spiega l’avvocato Ferretti: «I genitori si sono resi conto dell’eccessiva severità del trattamento che hanno riservato alla figlia. Dopo due anni di silenzio, le due parti si sono scontrate aspramente. Alla fine di questa discussione, i genitori si sono detti disponibili a tenere il bambino e ad accogliere sia il bambino sia la figlia nella loro abitazione. La prossima settimana ci incontreremo». ANNA SANDRI