varie, 27 marzo 2008
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Simonetto Giampietro
• Cittadella (Padova) 25 marzo 1988 • «[...] è accusato di aver contribuito, seppure con un ruolo marginale, all’attività di una nuova formazione combattente, impropriamente ribattezzata “nuove Br” per via di idee e propositi che si rifanno alla “seconda posizione” emersa da una scissione brigatista a metà anni Ottanta. Il gruppo si chiama “Partito comunista politico-militare” (Pcp-m) e secondo il giudice che ha ordinato il processo [...] alla corte d’assise di Milano “si propone il compimento, anche con l’uso delle armi, di atti di violenza (contro l’ordine pubblico, la vita e l’incolumità delle persone, e altri obiettivi “politici”) con finalità terroristiche e di eversione dell’ordine democratico”. Al di là delle singole responsabilità dei sedici alla sbarra che dovranno accertare i giudici togati e popolari, l’aspetto più significativo dell’inchiesta condotta fino al dibattimento ad appena un anno dagli arresti dal pubblico ministero Ilda Boccassini (insieme alla polizia di prevenzione, cioè l’antiterrorismo nazionale, e alle Digos di Milano e Padova) è forse proprio la presenza del baby-imputato: il fascino che un’associazione sovversiva — che non disdegna affatto l’uso della violenza, ma anzi assume le sembianze di una nuova banda armata — può esercitare su un ragazzo di vent’anni. [...] Gli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi, nel 1999 e nel 2002, hanno dimostrato che sotto la cenere c’era ancora un po’ di fuoco brigatista, e l’indagine sul Pcp-m ha suscitato nuovi allarmi. Anche per il reclutamento di giovani e giovanissimi. A fianco di qualche cinquantenne o più che ha fatto in tempo a respirare il clima “di piombo” degli anni Settanta, tra i presunti neo-terroristi ci sono ragazzi nati nel 1980, nell’82, nell’84, fino al Simonetto classe 1988. Secondo l’accusa acquistò delle cartucce calibro 9 “per conto del sodalizio criminoso” sul finire del 2006, e “si rese disponibile ad eseguire, sempre nell’interesse del sodalizio, la ricarica di ulteriori munizioni “. Di lui Claudio Latino, ritenuto uno dei capi del gruppo armato, diceva in un discorso intercettato nell’ottobre 2006: “È uno che va a caccia, conosciuto da altri che conosciamo... Era di Rifo... ed è uscito col giro dei ferrandiani, quelli che sono usciti adesso da Rifondazione...”. All’interlocutore perplesso per la giovane età del compagno garantiva: “Facciamo un’inchiesta anche su di lui”, e poi spiegava che era capace (e disponibile) a ricaricare le cartucce. Interrogato dal giudice all’indomani dell’arresto, Simonetto ha raccontato di essersi avvicinato alla politica estrema dopo aver assistito agli scontri di piazza durante il G8 di Genova del 2001, fino a intrecciare contatti con alcuni degli accusati di oggi. [...]» (Giovanni Bianconi, “Corriere della Sera” 27/3/2008).