La Stampa 25 marzo 2008, Lucia Annunziata, 25 marzo 2008
Magdi Allam. La Stampa 25 marzo 2008. la conversione coerente Sono un cattolico, e sono offeso dalla notizia che ho appena appreso: nella notte di Pasqua il giornalista Magdi Allam, arabo, si è fatto battezzare
Magdi Allam. La Stampa 25 marzo 2008. la conversione coerente Sono un cattolico, e sono offeso dalla notizia che ho appena appreso: nella notte di Pasqua il giornalista Magdi Allam, arabo, si è fatto battezzare. Se proprio voleva fare una scelta del genere non avrebbe potuto farlo con umiltà e silenzio nella parrocchia più vicino casa? Naturalmente in quel caso non avrebbe avuto pubblicità. Non mi sento per nulla consolato, come cristiano e fedele, da questa conversione. Mi sento, anzi, piuttosto usato. Magdi Allam ha fatto una bandiera del suo essere arabo, ha avuto molto coraggio a scrivere contro i musulmani radicali, ma convertirsi è altro, è un atto di rinascita che non può essere misurato con i tempi della battaglia politica. GIAN MARCO FELICI Sono certa che molti condividano i suoi dubbi. Magdi Allam provoca sempre grandi divisioni fra chi ne vede i pregi e chi i difetti. Vorrei comunque ricordare che Allam non è esattamente un «musulmano che si converte»: viene infatti da una esperienza religiosa molto mista e frammentata. Nato (il 22 aprile 1952) al Cairo, da una famiglia di religione cristiano-copta, suo padre si convertì alla religione musulmana, mentre Magdi, per volontà della madre, ha studiato in un collegio cattolico italiano della sua città dove ha conseguito la licenza liceale in una scuola salesiana. E’ lì che Allam diventa di fatto un «occidentale». A vent’anni arriva a studiare nel nostro Paese, e si laurea in Sociologia all’Università «La Sapienza» di Roma. Nel 1987 diventa anche ufficialmente cittadino italiano. Si è sempre definito un arabo «secolare». Non abbiamo dunque qui un musulmano praticante che diventa cattolico: il passaggio che Allam fa è per certi versi in continuità con la sua storia. Avrebbe potuto battezzarsi senza pubblicità, senza andare a S. Pietro, lei dice. Ma perché è criticabile questa scelta? Il giornalista ha sempre usato la sua origine e vita pubblica come parte del suo lavoro, è minacciato di morte, vive con la scorta, si è schierato a favore di Israele in un libro dal chiaro titolo Viva Israele. Per tutto questo viene amato da tanti e odiato da altrettanti. Il suo abbracciare la Chiesa cattolica è un altro passo pubblico nella sua battaglia contro l’Islam. Se l’avesse fatto privatamente forse non si sarebbe saputo comunque? Inoltre, credo che questa scelta sia stata fatta in piena intesa con lo stesso Vaticano che nella notte di Pasqua ha battezzato sette persone, di cui cinque donne e due uomini provenienti da diversi Paesi. Uno di questi Paesi è la Cina. Più simbolico di così! Fra i casi di cui Allam ha sempre parlato c’è quello di Mohammed Ahmed Hegazy, un egiziano convertito alla religione cristiana che si è dovuto nascondere per sfuggire alle minacce di morte. Il mondo da cui Allam viene è duro e difficile, la conversione è una scelta profondamente intima, come lei stesso, caro lettore, sostiene. E io non mi sento di giudicare tutto questo in poche righe. Lucia Annunziata