varie, 27 marzo 2008
GIOVINCO Sebastian
GIOVINCO Sebastian Torino 26 gennaio 1987. Calciatore. Dal 2010/2011 al Parma, ha giocato anche con Empoli e Juventus • «La più affascinante scommessa del calcio prossimo venturo [...] altezza ufficiale 1,64, con sospetto di misericordiosa bugia, peso 59 chili. Un terribile, incantevole fuscello. [...] Il piccolo uomo porta nel calcio gonfio e muscolare del nostro tempo, valori antichi e luminosi: il talento allo stato puro, la fantasia, un dinamismo ragionato e inesauribile, il lancio a occhi chiusi sui piedi di chi va a segnare un gol. [...] Storia come tante. Famiglia del Sud, con valigia. Padre palermitano, mamma di Catanzaro, lavoro nell’hinterland torinese. Il paese si chiama Beinasco, la frazione Borgo Melano. [...] Pulcino della Juve, poi passa alla Primavera, dove entra anche il fratello. E lui con quella squadra bianconera di ragazzi ha già vinto scudetto, coppa e supercoppa. Si porta dietro un’aria da bambino, ma vanta un record: ha giocato in tutte le nazionali azzurre, dalla Under 16 alle Under 21. Il 12 maggio 2007 s’affaccia nella Juve vera, con un assist per Trezeguet. [...] Ogni volta che [...] segna un gol [...] compie un esercizio di autoironia: allunga la sua altezza portandosi la mano aperta sul capo: “Ecco, ora mi sento più grande”. In realtà, di tipi di così c’è poco da fidarsi. Il suo dinamismo è tale che truci gigantoni del calcio lo inseguono sfiatati, senza riuscire a prenderlo. Andrea Elefante lo ha battezzato Duracell. Altri lo chiamano formica atomica. Sebastian sa stare a tutti i giochi che fioriscono dalla sua mini statura. E ha obiettivi precisi: il primo è quello di giocare sempre. Tornerà alla Juve, ma non per fare salotto. Ecco la grande scommessa. Se la classe di Giovinco è proprio quella che s’annuncia, il suo status di “piccolo Mozart” diventerà un’attrazione:in fatto di piccolezza, lui batte tutti i bassotti della storia, da Maradona a Zola, sino a Benny Carbone. Ma gli artisti veri in palcoscenico diventano giganti. E la magia del teatro. E anche del calcio» (Candido Cannavò, “La Gazzetta dello Sport” 27/3/2008).