varie, 27 marzo 2008
DI
DI ROBILANT Francesca Milano 16 maggio 1981. Pittrice. Figlia del conte e brand designer Maurizio (Roma 2 aprile 1951, suo il design di alcune marche, tra cui Fiat, Martini, Illy ed Enel) e di Emanuela Greppi (Milano 17 aprile 1954). «Il cognome, dice, non l’ha aiutata. Perché chiamarsi di Robilant ed essere annoverata tra i discendenti dei re di Francia (’mia nonna paterna Malì, donna stupenda, discende da Luigi Filippo”) non serve poi a granché, quando bisogna dimostrare di essere bravi con sanguigna e pennelli. [...] Contessina senza la ”erre” moscia, nipote di ingegneri (il nonno materno Pierluigi) e banchieri (quello materno, Carlo, era un ”buon amico dell’avvocato Agnelli”), un cugino scrittore e uno zio regista, il curriculum di Francesca imprime una sterzata alle tradizioni di famiglia: liceo artistico dalle Orsoline, poi a Londra per il college e l’università d’arte, l’esperienza alla bottega fiorentina rinascimentale di Charles Cecil e quelle, centrate sulla scultura, a Carrara e Pietrasanta. Perché artisti non si nasce, ma si diventa. [...] studio in affitto negli spazi della vecchia Fornace Cutri, fabbrica milanese di vasi nella zona dei Navigli, ai muri i ritratti in stile classico di familiari, amici, committenti. Vivere di marmo e colori ad olio si può? ”Lo ammetto, i miei mi danno un aiutino. Però sento che ce la sto facendo”. Nel mondo di Francesca la sicurezza è arrivata con la pittura. Non prima, però, di aver vissuto la fase inquieta tipica dell’adolescenza, descritta anche dalla sua parente Olghina di Robilant nel suo Sangue blu. ”Non sono scappata di casa, ma a dun certo punto sono diventata ribelle, contro tutto e tutti. Ho fatto un po’ di guai...”. stato il richiamo dell’arte, dice, ad aiutarla a chiudere la ribellione nel cassetto. Ma un guizzo della ”vecchia” Francesca, una zampata di lapidaria insofferenza, riemerge quando le chiedi di elencare i ”tre nomi popolari che le fanno venire un leggero prurito”: e lei non esita, ”Roberto Calderoli, Flavio Briatore, Giampiero Mughini”. Canzone preferita? Hurricane, di Bob Dylan; un pugile che lotta contro l’ingiustizia. [...]» (’Corriere della Sera” 27/3/2008).